martedì 20 marzo 2012

Il PD dopo Monti












Questa profonda e lucida riflessione,supportata dal qualificatissimo studio sottocitato,contempla in maniera straordinariamente precisa,per quanto mi riguarda,le ragioni politiche(dal punto di vista di militante-dirigente del PD) per le quali,a suo tempo e oggi ancor di più, non mi risulta possibile apprezzare,al di là degli indiscutiili meriti legati al risanamento economico del Paese a loro ascrivibili per il solo fatto di essere dei tecnici e non politici impresentabili(quale era l'ultima compagine berlusconiana) "politicamente" questo governo.
Esso rappresenta la negazione della politica,la sospensione(termine per l'occasione tanto usato e abusato ma assolutamente pertinente e appropriato a descrivere efficacemente la situazione che è venuta a configurarsi in Italia)della democrazia.
Da sottolineare,e questo è l'aspetto che più mi addolora da democratico, sino all'insediamento del governo-Monti, estremamente convinto e orgoglioso delle potenzialità programmatiche-ideali che il mio partito sarebbe stato in grado di mettere subito in campo, il giorno dopo l'uscita di scena ingloriosa di Berlusconi,lo stato dell'arte e le prospettive future che ci riguardano come PD,decisamente mutate,ma in peggio!.
E allora è proprio il caso di usare un'altra espressione molto inflazionata di questi tempi:"Dopo Monti nulla sarà più come prima!"
Anche e soprattutto per il PD,e forse anche per me!



MAPPE

Un presidente senza partiti


Secondo l'Atlante Politico realizzato da Demos per Repubblica ha fiducia nel governo il 62 per cento, il dato più alto dopo la fase di avvio di novembre. Una eventuale lista Monti sarebbe il primo partito e otterrebbe il 24 per cento dei voti

di ILVO DIAMANTI



SULLA scena politica italiana del nostro tempo si confrontano partiti senza leader (autorevoli) e un leader senza partiti. Quest'immagine è emersa nei primi quattro mesi del governo guidato da Mario Monti. e appare largamente confermata - e precisata - dal sondaggio dell'Atlante Politico di Demos 1, realizzato nei giorni scorsi.

1. La fiducia nel governo Monti, anzitutto. Espressa (con un voto pari o superiore al 6) da quasi il 62% del campione della popolazione. Il dato più alto dopo la fase di avvio, in novembre. Insieme all'auspicio, condiviso da circa 7 italiani su 10, che la sua attenzione non si limiti ai temi strettamente economici ma si allarghi a tutte le questioni importanti del Paese. Riforma elettorale, giustizia e sistema radiotelevisivo compresi. Il 27% degli intervistati, inoltre, vorrebbe che Monti, dopo le prossime elezioni, succedesse a se stesso. Indipendentemente dal risultato.

2. Ancora più elevato è il grado di considerazione "personale" verso il Premier e i suoi ministri più conosciuti. Nella classifica dei leader, Monti è saldamente in testa, con il 67% di giudizi positivi (espressi con un voto pari o superiore a 6). Lo seguono (a debita distanza) i ministri Elsa Fornero (51%) e Corrado Passera (49%). Gli altri leader - istituzionali e di partito - sono dietro. Sensibilmente lontani. Bersani, Alfano, Di Pietro, Vendola, Casini e Fini. Tutti in calo, soprattutto gli ultimi due. (Un segno che il governo e Monti stanno occupando lo spazio del Terzo Polo.) In fondo alla classifica: Berlusconi e Bossi, i leader del precedente governo. Bossi, in particolare, è largamente sopravanzato da Maroni (40%). Nella popolazione. Ma anche nell'elettorato leghista. Tra gli elettori della Lega, infatti, il 50% valuta positivamente Bossi, il 73% Maroni. Segno che il peso di Maroni nella "Lega di opposizione" si è rafforzato ulteriormente.

3. Di certo, oggi è in crisi la legittimità del "politico di professione" mentre si rafforza la credibilità dei "tecnici". Come Monti, appunto. Insieme ai suoi ministri. Oltre il 60% degli italiani, infatti, ritiene i tecnici più adatti a governare rispetto a "politici esperti".

4. È interessante osservare come questi atteggiamenti risentano in misura - ancora - limitata delle valutazioni di merito, nei confronti di specifici provvedimenti. Che sollevano, in alcuni casi, grande insoddisfazione. In particolare, una larga maggioranza di persone si dice contraria a modifiche sostanziali dell'articolo 18. Ma ciò non è sufficiente a modificare in modo sostanziale il giudizio sul governo dei tecnici, sui tecnici e sul Tecnico per eccellenza. Monti. Almeno per ora.

5. L'impopolarità dei leader di partito riflette la - e si riflette nella - sfiducia nei partiti (solo il 4% del campione esprime "molta fiducia" nei loro confronti). Dal punto di vista elettorale, tuttavia, non si rilevano grandi variazioni negli ultimi mesi. Il PD si attesta circa al 27% e il PdL al 24%. Insieme arrivano al 50%. Venti punti meno che alle elezioni del 2008. La Lega si conferma al 10%, come l'UdC. L'IdV all'8%. Mentre SEL è più indietro, intorno al 6%. Avvicinata dal Movimento 5 Stelle di Grillo. L'unica opposizione davvero extra-parlamentare. Movimentista. La No Tav come bandiera. Forse anche per questo premiata, in questa fase. L'esperienza del governo Monti ha, dunque, congelato gli orientamenti elettorali, ma li ha anche frammentati. Complicando le alleanze - precedenti e future.

6. Il PD, che all'inizio aveva beneficiato dell'esperienza del governo Monti, ora sembra soffrirne. Più dei partiti della vecchia maggioranza di Centrodestra, in lieve ripresa, nelle stime di voto. Gli elettori del PD, d'altra parte, continuano a garantire un alto grado di consenso al governo Monti. (Ha il merito di aver "sostituito" Berlusconi). Tuttavia, nella percezione degli italiani, ha mutato posizione politica. Certo, la maggioranza degli elettori (57%) continua a considerarlo "al di fuori e al di sopra" degli schieramenti politici. Ma una quota ampia e crescente di essi (20%) lo ritiene prevalentemente orientato a centro-destra.

7. Il PD risente, inoltre, del conflitto interno fra i partigiani dell'alleanza con le forze di Sinistra e i sostenitori dell'intesa con il Centro. Ma i suoi elettori appaiono turbati anche dalla tentazione di tradurre l'attuale Grande Coalizione di governo in un progetto più duraturo. Un'ipotesi che, tradotta sul piano elettorale, si fermerebbe al 47%. Cioè, circa 13 punti in meno rispetto ai consensi di cui sono accreditati i partiti dell'attuale maggioranza. Per contro, la Lega salirebbe al 19% e la Sinistra oltre il 33%. A pagare il prezzo più caro di questa ipotetica intesa sarebbe, appunto, il PD. Visto che oltre metà dei suoi elettori si sposterebbe sulla coalizione di Sinistra oppure si asterrebbe.

8. Non sorprende, allora, che, una "ipotetica" Lista Monti in una "ipotetica" competizione con gli attuali partiti, nelle intenzioni di voto degli intervistati, sia accreditata di oltre il 24% dei voti. Il che significa: il primo partito in Italia. Davanti al PdL, che, in questo scenario, otterrebbe il 19%. Il PD, terzo con il 18%, risulterebbe il più penalizzato. Perderebbe, infatti, oltre un quarto della base elettorale a favore della lista Monti. La quale, peraltro, intercetterebbe consensi trasversali. Ma, soprattutto, convincerebbe quasi un terzo degli elettori ancora incerti oppure orientati all'astensione. Sul totale degli elettori: circa il 10%.

9. Naturalmente, si tratta di una simulazione. Influenzata, peraltro, dalla popolarità di Monti in questo specifico momento. Conferma, però, lo scenario delineato all'inizio. Evoca, cioè, una Terza Repubblica che oppone Presidenti e Partiti (come suggerì, alcuni anni fa, Mauro Calise in un saggio pubblicato da Laterza). Mentre il Berlusconismo aveva imposto il modello del "Partito personale", che oggi è in declino, insieme alla Persona che lo aveva incarnato.

10. Il Montismo ne ha modificato sostanzialmente il modello. In particolare, nello "stile personale": ha affermato la Tecnica e la Competenza al posto dell'Imitazione-della-gente-comume. L'aristocrazia democratica al posto della democrazia populista. Tuttavia, Monti non si può definire un Presidente "contro" i Partiti, perché i partiti (maggiori) lo sostengono. Anche se qualcuno scorge, alle sue spalle, l'ombra di un nuovo "Partito personale", egli appare, in effetti, un "Presidente senza partito". Legittimato dal "voto" dei mercati, dal "vuoto" della politica - e dalla conferma dei sondaggi. Ma anche dalla sua distanza dai partiti. Il che sottolinea l'ultimo paradosso post-italiano (per echeggiare Eddy Berselli). Una Repubblica dove coabitano due Presidenti forti, molti partiti deboli. E un Parlamento quantomeno fragile. Una Repubblica bi-presidenziale.

lunedì 19 marzo 2012

"Auguri Babbo"













Oggi,19 Marzo,si festeggia San Giuseppe.
E'la festa del papà!
Mia figlia,due anni e mezzo,ha personalmente confezionato per me,alla scuola materna, una splendida cravatta celeste a pois rossi,e nel retro c'è scritto:

"Al mio babbo
un bacio e un fiore
al mio babbo
tanto amore
che parla e dice
che il mio babbo
sia felice!

Enrica


Grazie,Amore Mio!


Ovviamente auguri a tutti i papà!
Un augurio speciale al mio carissimo babbo!

venerdì 16 marzo 2012

Quel tragico giorno...


Oggi,16 marzo,ricorre il 34° anniversario del rapimento di Aldo Moro e della morte degli uomini della sua scorta ad opera delle Brigate Rosse.Ho un ricordo molto nitido di quella giornata,simile, per condizioni meteo,a quella odierna.Appresi questa incredibile notizia alla radio dell'auto di mio padre mentre insieme,complice la mia assenza da scuola dovuta a una brutta influenza(ero quel giorno convalescente),ci recavamo in campagna per una breve passeggiata.Ricordo il volto di babbo,all'epoca sindaco DC del paese, sbiancare improvvisamente mentre le lacrime cominciavano a solcare il suo viso.Mi disse:"questa è una notizia terribile,da far accapponare la pelle,nulla sarà più come prima",invitandomi a recitare una preghiera per quelle povere vite improvvisamente spezzate e sottratte ai rispettivi affetti e un'altra per il leader democristiano affinchè il buon Dio gli desse la forza per sopportare e superare quel momento.Sappiamo tutti come è andata e indubbiamente nulla è stato più come prima,specie in termini di moralizzazione della vita pubblica, da Moro,insieme a Berlinguer,tanto auspicata e cercata.In compenso però si è realizzato quel grande progetto politico che doveva portare alla nascita di una casa comune per progressisti e cattolici.Sebbene la strada intrapresa sia ancora lunga e irta di difficoltà rimango estremamente convinto che per noi questo cammino sia irreversibile,irrinunciabile,ragion per cui io ne vado fiero.Per intanto una nuova preghiera per quei polizziotti trucidati e una per Aldo Moro e per Enrico Berlinguer.

lunedì 12 marzo 2012

Leggere(e a prescindere da quello che si legge)è davvero il cibo della mente!










Con il rispetto e la stima che si devono avere per una figura come quella di Citati ,francamente non condivido assolutamente la sua tesi.La lettura di un certo libro piuttosto che di un altro e' un qualcosa che attiene sempre alla sfera individuale-soggettiva della persona.In virtù di' questa ineluttabile considerazione non ho,per esempio,mai letto Dan Brown e ho invece piu' volte letto libri di C...oelho e di Faletti. Forse perche'mi definisco lettore onnivoro non riesco,in questa fattispecie,a cogliere appieno la sua considerazione,e tuttavia,se e' vero che il 46 per cento degli italiani e'analfabeta di ritorno,perche'dire che e' meglio non leggere piuttosto che farlo con best-seller di autori come Dan Brown,Coelho,Faletti e eventualmente altri?


Il declino degli scrittori (e del pubblico)

Dan Brown, Coelho, Faletti:
bestseller da non leggere


Dimenticati i capolavori degli anni '60 e '70, la letteratura italiana oggi è fatta di trame banali e stile mediocre
Il declino degli scrittori (e del pubblico)

Dan Brown, Coelho, Faletti:
bestseller da non leggere

Dimenticati i capolavori degli anni '60 e '70, la letteratura italiana oggi è fatta di trame banali e stile mediocre



Paulo Coelho
Malgrado l'opinione di Roberto Calasso, credo che i lettori italiani siano peggiorati negli ultimi trenta-quarant'anni. Non c'è da meravigliarsi. La generazione letteraria del 1910-1924, che pubblicava i propri libri attorno al 1960-1970, è stata la più ricca e feconda apparsa da secoli nella letteratura italiana.

I lettori ereditavano le qualità degli scrittori. Erano lettori avventurosi e impavidi, che non temevano difficoltà di contenuto e di stile, fantasie, enigmi, allusioni, culture complicate e remote. In quegli anni libri bellissimi ebbero un successo che oggi non si potrebbe ripetere. Penso sopratutto a due casi. Quello dell' Insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera; e quello delle Nozze di Cadmo e di Armonia di Roberto Calasso. Non si era mai visto un così arduo libro di saggistica, fondato su una analisi rigorosa dei testi, conquistare un pubblico tanto vasto, e ripetere il suo successo in ogni Paese.


Oggi la lettura tende a diventare una specie di orgia, dove ciò che conta è la volgarità dell'immaginazione, la banalità della trama e la mediocrità dello stile. Credo che sia molto meglio non leggere affatto, piuttosto che leggere Dan Brown, Giorgio Faletti e Paulo Coelho. Intanto, continua la scomparsa dei classici. Gli italiani non hanno mai letto Dickens e Balzac. Oggi, anche Kafka (che nel 1970-80 era amatissimo) va a raggiungere Tolstoj e Borges nel vasto pozzo del dimenticatoio. Per fortuna, restano i poeti: o, almeno, una grande poetessa, Emily Dickinson.

Anche i numeri stanno calando. Negli ultimi mesi le vendite dei libri - sia delle clamorose novità sia del lento catalogo - sono discese di circa il 12 per cento rispetto agli anni precedenti: così mi dicono. È una vera catastrofe editoriale, alla quale speriamo che portino rimedio i prossimi mesi dell'anno. La spiegazione è ovvia: la crisi economica si è allargata e si è estesa. Ma niente è meno costoso, e tanto indispensabile, come il piacere della lettura.


Il principale rimedio è la diminuzione del prezzo dei libri. Molte case editrici ricorrevano, negli anni passati, a un sistema di vendite scontate (del 20 o 30 per cento) in alcuni mesi dell'anno, specialmente ottobre, novembre, dicembre. I risultati economici erano notevoli. La cosa mi sembra perfettamente legittima. Non vedo perché una casa automobilistica possa abbassare, per qualche mese, i prezzi delle vetture, e una casa editrice non possa diminuire quelli dei libri. Ma, nel 2010, è accaduta una cosa inverosimile. Sottoposto a non so quali pressioni, il governo ha di fatto ucciso le vendite straordinarie dei libri, o le ha ridotte al minimo. L'industria editoriale italiana è gracile e fragile. Se non si vuole farla affondare completamente, il provvedimento del 2010 va assolutamente abolito. Ogni editore venda i propri libri al prezzo che preferisce.

Pietro Citati

giovedì 8 marzo 2012

Otto marzo

Le mie mimose per te sono la straordinaria consapevolezza di avere al fianco una moglie,una madre e una lavoratrice esemplari,dunque una Donna Immensa...grazie!

Buon 8 marzo a tutte le donne!

Otto Marzo per Rossella

Infinitamente orgoglioso di essere sardo,italiano,europeo e cittadino del mondo come Rossella Urru

Aspettiamo la notizia,che arriverà molto presto,ne siamo certi,della liberazione di questa speciale Donna sarda!

Buon 8 marzo Rossella!