Dal blog di Gianni Sanna riporto una sua breve nota sulla direzione regionale del Pd del 26 u.s. e la relazione integrale del segretario regionale Silvio Lai sul percorso che ci porterà al Partito Democratico Sardo,con alcune note organizzative anche per i segretari di circolo relative alla mobilitazione sul referendum contro il nucleare e sul tesseramento 2011.
Direzione Regionale Pd.Silvio Lai:l'ambizione di parlare alla Sardegna.
Gianni Sanna.
I presupposti ci sono tutti. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti. Silvio Lai ci prova ad avviare il processo che porterà al Partito Democratico della Sardegna. La sua relazione, che riporto in calce a questa annotazione, contiene una road map: tempi stretti ed un percorso certamente impegnativo. Su quell’obiettivo, il partito sardo, “si sono infatti misurati negli ultimi venti anni parte dei gruppi dirigenti ” dei partiti di provenienza senza riuscire mai a centrarlo. Oggi è possibile. L’ambizione e’ assai condivisa dai quadri. Francesco Licheri ed Antonello Cabras con due contributi assai apprezzabili approfondiscono il percorso verso quel traguardo. Ma tutti gli interventi sono sulla stessa linea.
Nella riunione è stata comunicata anche la Segreteria Regionale, la Segreteria dell’unità. Quell’ “unità per ripartire”, interpretata in vari modi da protagonisti ed osservatori durante e dopo l’Assemblea del 26 Marzo. Paolo Fadda decide di fare la minoranza, ma il suo sembra un’atteggiamento informato comunque ad un grande senso di responsabilità. Il rischio di una “prigione dorata” per Silvio Lai non è ovviamente scongiurato e forse rimarrà latente sino alla fine. Non mi stancherò di ripetere che molto dipenderà da lui. Dalla sua capacità di condividere senza farsi imbrigliare. Dalla tenacia con cui perseguirà l’ambizione del Pd di parlare alla Sardegna e non più a se stesso. Tra i suoi collaboratori ci sono peraltro le risorse perchè tutto ciò sia possibile.
Stasera ho avuto la sensazione che Silvio ne sia abbastanza consapevole. E la consapevolezza – si sa – aiuta la determinazione.
La relazione di Silvio Lai alla Direzione Regionale del 26 Aprile 2011
1. La direzione è convocata oggi per discutere innanzitutto dell’ordine del giorno dell’ultima assemblea regionale e della sua applicazione.
2. Tra di noi ci sono voci dissonanti riguardo a quella decisione perché le amministrative da una parte e l’aggravarsi della crisi industriale richiamavano un’altra agenda. Tuttavia, lo dico con convinzione, come l’ho detto nelle conclusioni del 26: ci stiamo dando un compito che non è sostitutivo del lavoro ordinario.
Al contrario, abbiamo assunto un impegno sul quale si sono misurati negli ultimi venti anni parte dei gruppi dirigenti che ci hanno preceduto. Un impegno straordinario e parallelo che dobbiamo accompagnare alla azione di opposizione in consiglio regionale, di costruzione e rafforzamento del partito, e soprattutto di sfida alle amministrative.
3. Ci siamo dati impegni e date molto precise per realizzare questo processo, questo percorso che si basa sull’applicazione dell’articolo 13 dello statuto del Partito Democratico.
Il primo impegno è la celebrazione dell’assemblea programmatica entro il mese di luglio.
Nel dibattito ci siamo detti che era opportuno ripartire dal progetto della legislatura passata correggendo, modificando e adeguando alle sfide di questa crisi e del futuro che si sta prospettando, le proposte che abbiamo fatto ai sardi.
La proposta è di ripartire da alcuni punti che sono le coordinate base di un progetto di governo come viene dalle nostre esperienza di centrosinistra e di raccogliere le nuove sfide del federalismo, dal ruolo della Sardegna nel Mediterraneo e in Europa e poi da un tema sul quale ho chiesto un contributo speciale che è quello della forma partito più dinamica che raccolga e incontri la forma nuova della società sarda.
Identità e cultura, Ambiente e territorio, sistemi produttivi e politiche del lavoro, infrastrutture e reti di servizio. diritti e coesione sociale, federalismo, autogoverno e riforma istituzioni, forma partito e forma della società e infine la Sardegna tra il Mediterraneo e la vocazione europea.
Nove gruppi di lavoro che devono lavorare da subito per predisporre delle tesi per l’assemblea regionale immediatamente dopo le amministrative, la prima settimana di giugno e in quella sede convocare l’assemblea programmatica di luglio.
4. Dalla discussione in assemblea deve partire un confronto che coinvolga circoli e territori, con tappe precise di approfondimento pubblico per concludere con la celebrazione di una assemblea programmatica aperta che approvi un progetto che da quel momento va offerto al confronto con tutti i democratici e con le forze sociali ed economiche, con i movimenti e le forze politiche che siano interessate al progetto di un partito democratico e riformista sardo.
Dall’assemblea programmatica deve partire anche l’elaborazione dello statuto e delle regole congressuali che devono essere costruiti con i soggetti costituenti che aderiscono al progetto.
Questa seconda fase parte a settembre e si può concludere in due mesi con l’approvazione del nuovo statuto da parte dei soggetti costituenti e dell’assemblea nazionale del Pd e delle regole congressuali che porteranno alla terza fase che porterà al congresso costituente di gennaio. Per un nuovo soggetto politico regionale, autonomo e federato, riformista e democratico che sia lo strumento di una nuova partecipazione, di una nuova stagione politica, di un nuovo progetto.
Tre fasi, per delineare un progetto coraggioso, per confrontarlo con chi vuole parteciparvi e costruirlo insieme, e per far nascere il nuovo soggetto politico che lo può interpretare.
5. Dobbiamo avere l’ambizione di parlare alla Sardegna e non più a noi stessi. Nella testa dei cittadini la vicenza di questa Giunta Regionale è già terminata, penso che arriveranno conferme anche dalle elezioni amministrative. A quella esperienza conclusa e ormai inutile deve corrispondere una naturale scelta verso di noi, verso una proposta migliore che non è automatica se non lo sapremo meritare.
Penso che sia chiaro che l’obiettivo che ci siamo posti è ambizioso e richiede che sia davvero sincera e priva di retropensieri la firma apposta a sancire la volontà unitaria dell’ordine del giorno dell’ultima assemblea.
Stiamo costruendo un nuovo soggetto politico e se tenteremo di accontentarci di una pura operazione di cosmesi politica faremmo un danno più grave della rinuncia stessa al progetto.
Stiamo costruendo un progetto e non solo un programma politico, e sarebbe un errore se scrivessimo e pensassimo le cose che mirano alle prossime elezioni piuttosto che un disegno più di lungo respiro.
Stiamo percorrendo una strada che non serve se siamo solo noi ad utilizzarla, se pensiamo serva a ridare forma e unità al Pd di oggi, dobbiamo avere l’ambizione di di aumentare i compagni di strada restituendo interesse ai trecentomila che ci hanno già votato una volta e ai tanti che potrebbero votarci se sapremo dare una visione e non solo fare una promessa.
Stiamo costruendo una comunità, dove esistono anche gli elementi affettivi che legano la solidarietà reciproca e quindi abbiamo bisogno di rinnovare i nostri strumenti di relazione interna per dare forza alla nostra alterità.
6. C’è anche un po’ di più.
Alla nostra esperienza e alla nostra decisione guarda con attenzione e interesse anche il Partito Democratico, che in quell’articolo 13 pensato prima della valanga della legge 42, dei decreti sul federalismo, vedeva solo un percorso per forze locali.
Oggi per primi intraprendiamo una strada che può essere peculiare e innovativa, quanto esiziale per alcune regioni, che non sono speciali, nelle quali i movimenti e i partiti regionalisti sono diventati un’offerta politica che fa invecchiare quella del Pd o la rende meno capace di adattarsi e rappresentare le ragioni di un territorio, che siano all’interno di un interesse nazionale che non prevarica senza essere compreso.
Ho incontrato Bersani prima di questa direzione per due volte, perché fosse chiara la strada che avevamo scelto e perché il suo percorso fosse pienamente inserito all’interno dell’articolo 13 e ho trovato il riconoscimento di un interesse nazionale nei confronti di questa esperienza, tanto da immaginare un percorso paritetico di confronto.
Ora sta a noi superare i nostri limiti e immaginare una sfida che va presa sul serio e non derubricata come un passaggio occasionale.
7. Sul fronte degli organismi e degli strumenti necessari a condurre in porto questo lavoro, voglio dire che i componenti della segreteria sono stati nominati aderendo alle indicazioni statutarie quando alla indicazione dell’ordine del giorno, nei prossimi giorni completeremo il rinnovamento dei forum che avranno i compiti ordinari di elaborazione da sottoporre al partito e quelli straordinari di contributo alla conferenza programmatica, completeremo la direzione, sostituendo i componenti decaduti e gli organismi assembleari con la prossima assemblea di giugno.
Nel frattempo individueremo i responsabili dei gruppi di lavoro per la conferenza programmatica e il coordinamento della conferenza sul quale c’è già una proposta. L’insieme dei gruppi di lavoro con i componenti la direzione nazionale e la segreteria costituiranno la sede operativa della conferenza programmatica.
Alla segreteria toccherà il compito aggiuntivo di intervenire e facilitare i processi unitari nei territori dove questi non si sono realizzati da subito e di mettere in atto gli obiettivi relativi allo strumento di adesione al partito con innovazioni che partiranno già dalla campagna 2011 nel mese di maggio.
Questo è il percorso che dobbiamo realizzare e gli strumenti necessari sapendo che alla direzione come all’assemblea toccano compiti fondamentali che richiederanno un coinvolgimento straordinario e frequente.
8. In queste 4 settimane la nostra attenzione massima deve essere riposta alla campagna delle amministrative e a quella del referendum. Parto da quest’ultimo per segnalare una grande opportunità.
La decisione del governo d rinunciare al programma nucleare, al di là di ogni convinzione personale, rappresenta una sconfitta per la coalizione che governa il paese che molto aveva investito, anche in termini simbolici, sul rilancio di questa fonte energetica. Se differenze c’erano sul fronte economico queste riguardano le scelte come questa e l’atteggiamento di fronte alla crisi economica.
È dunque un dato di valenza politica elevata, spiegabile ai cittadini, il cambiamento del governo sul tema, spinto certamente dalla reazione dell’opinione pubblica dopo Fukushima, ma di assoluta rilevanza per il fatto che ancora una volta, una esigenza del premier, quella sul referendum sul legittimo impedimento prevale sugli elementi strategici generali del centrodestra.
La decisione del governo ha per effetto la cancellazione probabile del referendum sul nucleare del 12-13 giugno lasciando oltre al quesito già citato i due quesiti sull’acqua per i quali come Pd voteremo tre si.
Con la cancellazione del referendum abrogativo sul nucleare del 12 giugno, il referendum regionale sardo assume una valenza più ampia.
Penso che dobbiamo attivare nei prossimi giorni un impegno straordinario nei centri dove si vota che coinvolgono il 30% della popolazione e soprattutto nei centri dove non si vota, perché è li che faremo o no il quorum. Dobbiamo evitare la sensazione che il tema sia già stato archiviato e chiederò a tutti i segretari di circolo di organizzare assemblee in ogni località nei prossimi venti giorni. Un’assemblea per informare i cittadini del referendum sul nucleare e per promuovere insieme il tesseramento 2011, che è già nelle disponibilità provinciali e cittadine.
È una occasione importante perché questa volta la volontà dei sardi può rappresentare la volontà di tutti gli italiani.
9. L’altra richiesta che voglio fare a tutti i segretari di circolo e a tutti gli iscritti al Pd in Sardegna è è di chiedere un voto per Cagliari e Olbia. Per la prima volta negli ultimi 17 anni Cagliari e Olbia votano insieme, le due città più ostili al centrosinistra; anche quando 5 anni fa eravamo al governo nazionale e regionale contemporaneamente abbiamo subito due cocenti sconfitte al primo turno.
Questa volta il centrodestra si è diviso, e la divisione è profonda con radici locali e nazionali, non sono possibili ricuciture e noi abbiamo la possibilità di arrivare al secondo turno e cogliere l’occasione di una impresa altrimenti impossibile. Per la prima volta i due candidati favoriti non sono sicuri di vincere, secondo alcuni sono loro ad inseguire.
Non ci sono solo le divisioni del centrodestra, se lo sappiamo cogliere c’è un primo segnale che può arrivare da due città dove sono più frequenti gli outing di chi dice “ho votato centrodestra adesso no”.
Per questo Cagliari e Olbia sono due esigenze regionali e possono diventare dei casi nazionali. Per questo serve che ogni iscritto al Pd pensi ad un voto per Cagliari, ad un voto per Olbia, un voto per due sindaci diversi che non sono del Pd ma che il Pd sostiene con convinzione e con forza.
Queste amministrative hanno poi anche altre letture, ci sono i due capoluoghi del Sulcis di Iglesias e Carbonia, nel Medio Campidano Villacidro che può tornare al centrosinistra con un sindaco donna e Sardara, così come un sindaco donna guida il Pd in uno dei centri della area metropolitana di Cagliari che vanno al voto, Sinnai, gli altri sono Capoterra, Monserrato e Elmas, oltre a Sarroch.
Poi c’è la lettura dei centri costieri del nuorese, dove il centrosinistra si ripropone e di alcuni altri centri dove il centrosinistra può tornare alla vittoria come a Sennori nel Sassarese.
È un turno delle amministrative non banale e che può misurare il consenso della Giunta Regionale, in cui il centrodestra ha più da perdere perché votano roccaforti strategiche
Bersani ha raccomandato un voto per la città e un voto per il Paese perché molte grandi città misurano anche il cambiamento o meno di un sentimento che alle regionali non aveva cambiato il segno; ma molto è passato sotto i ponti e molti sono i cambiamenti avvenuti.
10. Molto di questo cambiamento ha tinte più fosche piuttosto che luminose. La maggioranza parlamentare è più forte ma più spregiudicata e decadente, il livello di sfida istituzionale si è innalzato e le paratie nel Paese rischiano di abbassarsi. I Tg di ieri confrontavano il 25 aprile istituzionale con celebrazioni fasciste e in camicia nera, con scritte oltraggiose sui monumenti ai caduti e con i fischi ai due ministri della Repubblica durante la celebrazione al monumento del milite ignoto. Ma neanche le immagini della manifestazione di Milano erano rassicuranti, la politica fischiata da entrambe le parti, Bersani e Moratti, come la politica tenuta a distanza ci dicono della lontananza del nostro dire dalle attese che ci sono e dalle fibrillazioni che aumentano.
La politica regionale passa più inosservata rispetto a quella del Paese ma come ho avuto modo di dire prima penso, temo che nella testa della maggioranza dei cittadini sardi questo governatore, questa maggioranza e con essa questa legislatura siano vicende concluse.
Un timore che nel distacco della politica dai cittadini ci finiamo anche noi se non sapremo dare il colpo di reni che è atteso. E non abbiamo molto tempo.
Cerchiamo da subito di mettere in campo il meglio di noi stessi non per noi stessi ma per quello che ci è stato dato il compito di fare.