lunedì 29 novembre 2010

Quelle parole che lasciano il segno.




MARIO CALABRESI

Annunciata da giorni, ieri sera si è scatenata in tutto il mondo l’orgia dei documenti riservati: sono diventati pubblici centinaia di migliaia di messaggi che la diplomazia americana ha spedito negli ultimi anni a Washington da ogni angolo del mondo, insieme alle direttive che facevano il percorso inverso, quelle che il Dipartimento di Stato ha indirizzato ad ambasciate e consolati.

Una tempesta per i rapporti internazionali, destinata ad alzare la tensione contemporaneamente nei punti più caldi del pianeta: dal Golfo Persico dove ora non è più segreta la richiesta saudita agli americani di attaccare urgentemente l’Iran per distruggere il programma nucleare di Teheran.

All’Afghanistan del «paranoico» Karzai; alle ipotesi di riunificazione coreana con la notizia del missile di Pyongyang capace di colpire; fino all’accusa ai cinesi di aver bloccato Google.

Una situazione difficile da gestire per la Casa Bianca e per la diplomazia americana che vengono messe a nudo nei loro ragionamenti riservati, nelle loro strategie, nelle loro debolezze e nei loro peggiori aspetti. Quale clima ci sarà da questa mattina al Palazzo di Vetro a New York nel momento in cui si viene a sapere che lo scorso anno partì una direttiva firmata Hillary Clinton in cui si chiedeva di far partire una campagna di spionaggio contro i vertici dell’Onu?

Una tempesta per le opinioni pubbliche di ogni Paese che da oggi possono sapere cosa pensano dei loro governi gli americani. A far scalpore non sono solo gli scenari che emergono dalle analisi a stelle e strisce, scenari che in parte già conosciamo da tempo (sono forse un mistero la diffidenza verso il presidente iracheno Karzai o il disprezzo per Ahmadinejad?), ma la possibilità di leggerli nero su bianco.

Il caso italiano è emblematico: le feste «selvagge» di Berlusconi sono forse una sorpresa per qualche nostro concittadino, così come il rapporto assiduo e opaco con Putin o Gheddafi non sono forse materia su cui ci si interroga da anni? I documenti americani, ad una prima lettura delle anticipazioni, non rivelano nulla di terribilmente nuovo, ma la loro forza è un’altra: mostrarci come i discutibili comportamenti del nostro primo ministro, sia nel suo privato sia sullo scenario internazionale, abbiano un peso nella nostra immagine nel mondo. Anche questo può apparire scontato, ma leggere che gli americani considerano Berlusconi «il megafono di Putin in Europa» (parlando di «regali generosi» e «contratti energetici redditizi») e lo definiscono «incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno» è qualcosa che lascia il segno. Ma soprattutto qualcosa che questa volta non potrà essere smentito o accolto con una scrollatine di spalle.

Nell’estate del 2009 Maurizio Molinari scrisse su questo giornale che l’amministrazione Obama era preoccupata e irritata per la politica energetica del nostro governo troppo dipendente da Mosca, che c’erano pressioni sull’Eni perché cambiasse la sua politica sui gasdotti troppo sbilanciata - a parere di Washington - sull’accordo con Gazprom per dare vita al South Stream. Il giorno dopo il ministro degli Esteri Franco Frattini rispose che non esisteva nessun malumore americano verso la nostra politica energetica. Allo stesso modo sono state regolarmente liquidate le evidenze di un fastidio dei nostri alleati per una politica estera poco «ortodossa» e troppo fuori linea.

Due fatti hanno fatto particolarmente rumore al desk europeo del Dipartimento di Stato negli ultimi anni: il primo (nel 2007) è stato il pagamento del riscatto da parte del governo Prodi per ottenere la liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan, un comportamento non in linea con quello degli alleati e che scatenò le ire della diplomazia americana perché il passaggio di denaro venne reso pubblico, costituendo un pericoloso precedente.

Il secondo è stato l’atteggiamento assunto da Berlusconi durante la crisi guerra tra Russia e Georgia, quando parlò di «aggressione georgiana» mettendosi in netto contrasto con la linea della Nato. Erano ancora i tempi della Casa Bianca dell’amico George W. Bush, ma gli strascichi di quella polemica sono arrivati intatti sui tavoli della nuova Amministrazione. Dopo le battute di Berlusconi su Barack Obama (indimenticata quella sull’abbronzatura) ebbi l’occasione di chiedere un commento ad uno degli uomini più vicini al presidente americano, il quale con grande pragmatismo mi rispose: il problema non sono le battute ma quel voluminoso dossier sui rapporti tra Roma e Mosca che ci è stato lasciato in eredità al Dipartimento di Stato. Non è un caso che nella prima intervista rilasciata da David Thorne al suo arrivo a Roma, il nuovo ambasciatore statunitense disse al Corriere della Sera che «una delle più grandi preoccupazioni americane è la dipendenza energetica dell’Italia».

Era il primo avviso pubblico, dopo quelli riservati che erano stati ignorati, a cui seguirono altre pressioni sia sul governo sia sull’Eni. Ma se queste carte ci raccontano il nostro crollo di credibilità e svelano i giudizi privati dell’ambasciata e della diplomazia, sbaglieremmo a pensare che ogni cablogramma del passato possa essere la fotografia del presente. Le stesse fonti americane che per lungo tempo hanno raccontato l’irritazione dell’Amministrazione, da qualche mese segnalano un cambio di passo di Berlusconi e anche dell’Eni, sottolineando che parte delle preoccupazioni di Washington sulla rete degli oleodotti hanno trovato ascolto con l’apertura alla possibile convivenza del South Stream con il progetto Nabucco (caro agli Usa) e che è stato apprezzato il viaggio dell’amministratore delegato del colosso italiano degli idrocarburi, Paolo Scaroni, in Azerbajian.

La diplomazia americana racconta del pragmatismo di una Casa Bianca che non ha tempo di curarsi dei nostri vizi ma che ritiene che l’Italia «può avere un ruolo positivo in Medio Oriente» perché è uno dei pochi governi europei ad avere un buon rapporto con il governo di Netanyahu e con Egitto, Siria e Libano.

Così Berlusconi, sicuro di non pagare conseguenze, può farsi una risata e Frattini chiedere che nessun politico commenti, ma in rete e sui giornali di tutto il mondo resteranno quei giudizi impietosi che ci espongono al ridicolo e quella diffidenza che rende faticoso il rapporto con il più importante dei nostri alleati.

venerdì 26 novembre 2010

Intervento del responsabile provinciale(Or) Enti Locali del Partito Democratico all'assemblea degli amministratori.


Roberto Scema.

Torniamo a riunire l’Assemblea degli amministratori con qualche settimana di ritardo rispetto a quanto avevamo preventivato.

Le motivazioni sono da ricercare in quello che voglio trasformare nello spunto iniziale del mio intervento, ossia il clima di grande incertezza nel quale gli amministratori si trovano oggi ad operare.

Solo per fare qualche esempio: siamo in attesa di conoscere nel dettaglio i contenuti delle manovre finanziarie dello Stato e della Regione; (anche se una cosa la abbiamo capita: ci sarà una severa riduzione nei trasferimenti)

Attendiamo con ansia la modifica di quel patto di stabilità che rischia di strangolare gli Enti Locali soggetti al Patto ma anche, per gli effetti perversi del Patto, quelli più piccoli, non soggetti;

Stiamo aspettando di cominciare ad intravedere quali effetti avrà la rideterminazione dei punti di erogazione del servizio scolastico;

Cerchiamo di capire se le tante vertenze lavorative in atto (da quelle industriali a quelle del mondo agro – pastorale), che stanno producendo nuove povertà, e nuovi utenti per i nostri servizi sociali, potranno trovare, almeno in qualche caso composizione;

Vorremmo sapere se la Regione manterrà gli impegni nei confronti delle non autosufficienze, anche alla luce degli impegni presi nei giorni scorsi grazie alla mozione presentata dai nostri consiglieri regionali sui tagli alla 162;

Attendiamo infine di scorgere quali potranno essere, fino in fondo, gli effetti del D.L. 78, diventata poi la legge 122. Alcuni li stiamo già verificando; per altri, molto importanti, l’attesa si prolunga: mi riferisco in particolare all’art. 14, ai commi che vanno dal 26 al 32, quelli che stabiliscono, lo voglio ricordare in maniera sintetica, le seguenti disposizioni:

Comma 27: le funzioni fondamentali dei comuni sono, fino alla Carta delle Autonomie, quelle di cui all’articolo 21 legge n. 42/2009, cioè: generali di amministrazione, di gestione e di controllo, nella misura complessiva del 70 per cento delle spese come certificate dall’ultimo conto del bilancio disponibile alla data di entrata in vigore della presente legge; di polizia locale; di istruzione pubblica, ivi compresi i servizi per gli asili nido e quelli di assistenza scolastica e refezione, nonché l’edilizia scolastica; nel campo della viabilità e dei trasporti; riguardanti la gestione del territorio e dell’ambiente, fatta eccezione per il servizio di edilizia residenziale pubblica e locale e piani di edilizia nonché per il servizio idrico integrato; del settore sociale

28. Le funzioni fondamentali dei comuni, previste dall’articolo 21, comma 3, della citata legge n. 42 del 2009, sono obbligatoriamente esercitate in forma associata, attraverso convenzione o unione, da parte dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, (esclusi le isole monocomune ed il comune di Campione d’Italia). Tali funzioni sono obbligatoriamente esercitate in forma associata, attraverso convenzione o unione, da parte dei comuni, appartenenti o gia’ appartenuti a comunità montane, con popolazione stabilita dalla legge regionale e comunque inferiore a 3.000 abitanti.

I comuni non possono svolgere singolarmente le funzioni fondamentali svolte in forma associata. La medesima funzione non puo’ essere svolta da piu’ di una forma associativa.

La regione, nelle materie di cui all’articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione, individua con propria legge, previa concertazione con i comuni interessati nell’ambito del Consiglio delle autonomie locali, la dimensione territoriale ottimale (( e omogenea per area geografica per lo svolgimento, in forma obbligatoriamente associata da parte dei comuni con dimensione territoriale inferiore a quella ottimale, )) delle funzioni fondamentali di cui all’articolo 21, comma 3, della legge 5 maggio 2009, n. 42, secondo i principi di economicita’, di efficienza e di riduzione delle spese, fermo restando quanto stabilito dal comma 28 del presente articolo. Nell’ambito della normativa regionale i comuni avviano l’esercizio delle funzioni fondamentali in forma associata entro il termine indicato dalla stessa normativa. I comuni capoluogo di provincia e i comuni con un numero di abitanti superiore a 100.000 non sono obbligati all’esercizio delle funzioni in forma associata.

I comuni assicurano (( comunque il completamento dell’attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 26 a 30 )) del presente articolo entro il termine individuato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, su proposta del Ministro dell’Interno, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze, con il Ministro per le riforme per il federalismo, con il Ministro per la semplificazione normativa e con il Ministro per i rapporti con le Regioni. Con il medesimo decreto e’ stabilito, nel rispetto dei principi di sussidiarieta’, differenziazione e adeguatezza, il limite demografico minimo che l’insieme dei comuni che sono tenuti ad esercitare le funzioni fondamentali in forma associata deve raggiungere.

Proprio a questo tema avremmo voluto dedicare la prima riunione dell’Assemblea, dopo quella dell’insediamento, perché proprio nella scorsa occasione era parso abbastanza chiaro che, nei riguardi di questo argomento c’era un forte interesse, da parte degli Amministratori allora intervenuti.

Abbiamo atteso Il DPCM ma questo tarda ad arrivare. E così abbiamo deciso di convocare lo stesso l’Assemblea, perché abbiamo ritenuto che la legge Finanziaria della Regione ed il Patto di Stabilità fossero argomenti altrettanto importanti ed altrettanto attuali. Su entrambi gli argomenti sono intervenute negli scorsi giorni importanti novità e su questo relazioneranno Antonio Solinas, Gianvalerio Sanna e Tore Mattana.

Io voglio soffermarmi un attimo su due aspetti:

il primo: qualunque sia il contenuto del 78, è evidente che la partita che si giocherà metterà a dura prova le capacità degli amministratori locali chiamati a modificare radicalmente, ed irrevocabilmente, le modalità di operare all’interno delle proprie amministrazioni.

Quella che si prepara è una vera rivoluzione: andrà ripensata, per quasi tutti i Comuni di questa Provincia, l’organizzazione di tutti i servizi, fra i quali tutti i più importanti. Per arrivare a questo risultato occorrerà affrontare un percorso complicato, fatto, mi immagino, di campanili che crollano, di barricate di ogni tipo, di vertenze sindacali.

Ma, con molta serietà, va detto che probabilmente è una strada di non ritorno. Voglio dire che è probabile che, anche se il centrosinistra vincesse le elezioni fra qualche mese, questa partita rimarrà aperta, magari con qualche correttivo di buon senso, che salvaguardi il mantenimento di un presidio significativo in ogni comunità; ma la strada tracciata credo verrà mantenuta.

Allora faccio una considerazione: sarebbe importante che gli amministratori fossero capaci di trasformare questa situazione obbligata in una grande opportunità, che consenta di offrire alle proprie comunità servizi sempre migliori, su livelli di standard qualitativi sempre più elevati, consapevoli che nel futuro le risorse saranno sempre più limitate (senza il fondo unico saremmo in tanti in braghe di tela…) e sarà sempre più difficile far quadrare i conti.

Ecco, in questo contesto penso, e ritorno su considerazioni più generali, che gli Amministratori che orbitano, da iscritti o da simpatizzanti, attorno al PD, possano e debbano giocare un ruolo importante e fondamentale, guidando i processi laddove è possibile, e portando in dote le tante esperienze di buon governo, che i nostri amministratori hanno sempre maturato, anche in termini di gestioni virtuose.

Ci piacerebbe, e tocco il secondo ed ultimo punto, che l’Amministratore locale del PD, Sindaco, assessore, consigliere di maggioranza o di minoranza che sia, fosse come posso dire, “riconoscibile”, perché “portatore sano” di VALORI COME IL LAVORO, LA SOLIDARIETA’, LA SOSTENIBILITA’, LA SOBRIETA’, LA TRASPARENZA, L’INCLUSIONE, LA LEGALITA’: Valori che debbono diventare, in maniera visibile, patrimonio comune di tutti i nostri amministratori, per essere poi contagiati anche agli amministratori che con noi lavorano e collaborano pur da posizioni politiche diverse.

L’attenzione costante per la qualità della vita delle nostre comunità e degli ultimi; per la cultura materiale ed immateriale; azioni come la riduzione del consumo del suolo, la riduzione dei rifiuti, le politiche di risparmio energetico e per l’energia rinnovabile, la lotta per l’acqua pubblica, sono solo alcuni degli esempi di ciò che dovrebbe, a nostro parere, caratterizzare l’operato dei nostri amministratori.

Se noi saremo capaci di rendere visibile ciò che facciamo, e rendere visibile che dietro quello che facciamo c’è una visione politica strategica, beh, io credo che facciamo un grande servizio ai nostri territori, ed allo stesso tempo facciamo un grande servizio anche al partito nel quale crediamo.

Non è un lavoro facile, né comodo quello dell’Amministratore Locale.

Anche in Sardegna (e la Provincia di Oristano non ne è immune) sono frequenti gli atti di intimidazione nei confronti degli Amministratori locali. O non sono rare le complicazioni politico – burocratiche che si frappongono allo svolgimento del mandato amministrativo. A tale riguardo voglio ricordare, per chiudere, due vicende che hanno interessato di recente due Sindaci; la prima è una vicenda tragica, la seconda tragicomica.

La prima è la vicenda di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ucciso, come dicono gli inquirenti, perché aveva scelto la strada della legalità, resistendo alle pressioni della malavita organizzata.

La seconda è quella di Vincenzo Cenname, sindaco di Camigliano, esautorato dalla carica in seguito al commissariamento del Comune, perché, incredibile ma vero, si ostinava a difendere il sistema di raccolta differenziata fatta da anni, in maniera persino originale, dal suo Comune, rifiutandosi di passarne la gestione alla Provincia, che non fa la differenziata!!!

Cito queste due storie, non per fare il piagnisteo del “sindaco disgraziato”, ma perché dobbiamo essere tutti consapevoli che per fare il sindaco e l’amministratore locale serve al giorno d’oggi grande determinazione, grande abnegazione, disponibilità, generosità, rettitudine. E però, noi lo sappiamo, fare l’amministratore locale è una cosa bella; ed è una cosa bella avere la possibilità di contribuire a costruire un Paese migliore rispetto a quello nel quale viviamo.

L'osceno normalizzato.


Barbara Spinelli(Repubblica del 24 novembre)
Ci fu un tempo, non lontano, in cui era vero scandalo, per un politico, dare a un uomo di mafia il bacio della complicità. Il solo sospetto frenò l'ascesa al Quirinale di Andreotti, riabilitato poi dal ceto politico ma non necessariamente dagli italiani né dalla magistratura, che estinse per prescrizione il reato di concorso in associazione mafiosa ma ne certificò la sussistenza fino al 1980. Quel sospetto brucia, dopo anni, e anche se non è provato ha aperto uno spiraglio sulla verità di un lungo sodalizio con la Cupola. Chi legga oggi le motivazioni della condanna in secondo grado di Dell'Utri avrà una strana impressione: lo scandalo è divenuto normalità, il tremendo s'è fatto banale e scuote poco gli animi.

Nella villa di Arcore e negli uffici di Edilnord che Berlusconi - futuro Premier - aveva a Milano, entravano e uscivano con massima disinvoltura Stefano Bontate, Gaetano Cinà, Mimmo Teresi, Vittorio Mangano, mafiosi di primo piano: per quasi vent'anni, almeno fino al '92. Dell'Utri, suo braccio destro, era non solo il garante di tutti costoro ma il luogotenente-ambasciatore. Fu nell'incontro a Milano della primavera '74 che venne deciso di mandare ad Arcore Mangano: che dovremmo smettere di chiamare stalliere perché fu il custode mafioso e il ricattatore del Cavaliere. Quest'ultimo lo sapeva, se è vero che fu Bontate in persona, nel vertice milanese, a promettergli il distaccamento a Arcore d'un "uomo di garanzia".

La sentenza attesta che Berlusconi era legato a quel mondo parallelo, oscuro: ogni anno versava 50 milioni di lire, fatti pervenire a Bontate (nell'87 Riina chiederà il doppio). A questo pizzo s'aggiunga il "regalo" a Riina (5 milioni) per "aggiustare la situazione delle antenne televisive" in Sicilia. Fu Dell'Utri, ancor oggi senatore di cui nessuno chiede l'allontanamento, a consigliare nel 1993 la discesa in politica. Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, dirà che altrimenti il Cavaliere sarebbe "finito sotto i ponti o in galera per mafia" (la Repubblica, 25-6-2000). Il 10 febbraio 2010 Dell'Utri, in un'intervista a Beatrice Borromeo sul Fatto, spiega: "A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non finire in galera".

C'è dell'osceno in questo mondo parallelo, che non è nuovo ma oggi non è più relegato fuori scena, per prudenza o gusto. Oggi, il bacio lo si dà in Parlamento, come Alessandra Mussolini che bacia Cosentino indagato per camorra. Dacci oggi il nostro osceno quotidiano. Questo il paternoster che regna - nella Mafia le preghiere contano, spiega il teologo Augusto Cavadi - presso il Premier: vittima di ricatti, uomo non libero, incapace di liberarsi di personaggi loschi come Dell'Utri o il coordinatore Pdl in Campania Cosentino. Ai tempi di Andreotti non ci sarebbe stato un autorevole commentatore che afferma, come Giuliano Ferrara nel 2002 su Micromega: "Il punto fondamentale non è che tu devi essere capace di ricattare, è che tu devi essere ricattabile (...) Per fare politica devi stare dentro un sistema che ti accetta perché sei disponibile a fare fronte, a essere compartecipe di un meccanismo comunitario e associativo attraverso cui si selezionano le classi dirigenti. (...) Il giudice che decide il livello e la soglia di tollerabilità di questi comportamenti è il corpo elettorale".

Il corpo elettorale non ha autonoma dignità, ma è sprezzato nel momento stesso in cui lo si esalta: è usato, umiliato, tramutato in palo di politici infettati dalla mafia. Gli stranieri che si stupiscono degli italiani più che di Berlusconi trascurano spesso l'influenza che tutto ciò ha avuto sui cervelli: quanto pensiero prigioniero, ma anche quanta insicurezza e vergogna di fondo possa nascere da questo sprezzo metodico, esibito.
Ai tempi di Andreotti non conoscemmo la perversione odierna: vali se ti pagano. La mazzetta ti dà valore, potere, prestigio. Non sei nessuno se non ti ricattano. L'1 agosto 1998, Montanelli scrisse sul Corriere una lettera a Franco Modigliani, premio Nobel dell'economia: "Dopo tanti secoli che la pratichiamo, sotto il magistero di nostra Santa Madre Chiesa, ineguagliabile maestra d'indulgenze, perdoni e condoni, noi italiani siamo riusciti a corrompere anche la corruzione e a stabilire con essa il rapporto di pacifica convivenza che alcuni popoli africani hanno stabilito con la sifilide, ormai diventata nel loro sangue un'afflizioncella di ordine genetico senza più gravi controindicazioni".

In realtà le controindicazioni ci sono: gli italiani intuiscono i danni non solo etici dell'illegalità. Da settimane Berlusconi agita lo spettro di una guerra civile se lo spodestano: guerra che nella crisi attuale - fa capire - potrebbe degenerare in collasso greco. È l'atomica che il Cavaliere brandisce contro Napolitano, Fini, Casini, il Pd, i media. I mercati diventano arma: "Se non vi adeguate ve li scateno contro". Sono lo spauracchio che ieri fu il terrorismo: un dispositivo della politica della paura. Poco importa se l'ordigno infine non funzionerà: l'atomica dissuade intimidendo, non agendo. Il mistero è la condiscendenza degli italiani, i consensi ancora dati a Berlusconi. Ma è anche un mistero la loro ansia di cambiare, di esser diversi. Il loro giudizio è netto: affondano il Pdl come il Pd. Premiano i piccoli ribelli: Italia dei Valori, Futuro e Libertà. Se interrogati, applaudirebbero probabilmente le due donne - Veronica Lario, Mara Carfagna - che hanno denunciato il "ciarpame senza pudore" del Cavaliere, e le "guerre per bande" orchestrate da Cosentino. Se interrogati, immagino approverebbero Saviano, indifferenti all'astio che suscita per il solo fatto che impersona un'Italia che ama molto le persone oneste, l'antimafia di Don Ciotti, il parlar vero.

Questa normalizzazione dell'osceno è la vita che viviamo, nella quale politica e occulto sono separati in casa e non è chiaro, quale sia il mondo reale e quale l'apparente. Chi ha visto Essi Vivono, il film di John Carpenter, può immaginare tale condizione anfibia. La doppia vita italiana non nasce con Berlusconi, e uscirne vuol dire ammettere che destra e sinistra hanno più volte accettato patti mafiosi. C'è molto da chiarire, a distanza di anni, su quel che avvenne dopo l'assassinio di Falcone e Borsellino. In particolare, sulla decisione che il ministro della giustizia Conso prese nel novembre '92 - condividendo le opinioni del ministro dell'Interno Mancino e del capo della polizia Parisi - di abolire il carcere duro (41bis) a 140 mafiosi, con la scusa che esisteva nella Mafia una corrente anti-stragi favorevole a trattative. Congetturare è azzardato, ma si può supporre che da allora viviamo all'ombra di un patto.

Il patto non è obbligatoriamente formale. L'universo parallelo ha le sue opache prudenze, ma esiste e contamina la sinistra. In Sicilia, anch'essa sembra costretta a muoversi nel perimetro dell'osceno. Osceno è l'accordo con la giunta Lombardo, presidente della Regione, indagato per "concorso esterno in associazione mafiosa". Osceno e tragico, perché avviene nella ricerca di un voto di sfiducia a Berlusconi.

Non si può non avere un linguaggio inequivocabile, sulla legalità. Non ci si può comportare impunemente come quando gli americani s'intesero con la Mafia per liberare l'Italia. L'accordo, scrive il magistrato Ingroia, fu liberatore ma ebbe l'effetto di rendere "antifascisti i mafiosi, assicurando loro un duraturo potere d'influenza". Non è chiaro quel che occorra fare, ma qualcosa bisogna dire, promettere. Non qualcosa "di sinistra", ma di ben più essenziale: l'era in cui la Mafia infiltrava la politica finirà, la legalità sarà la nuova cultura italiana.
Fino a che non dirà questo il Pd è votato a fallire. Proclamerà di essere riformista, con "vocazione maggioritaria", ma l'essenza la mancherà. Non sarà il parlare onesto che i cittadini in fondo amano. Si tratta di salvare non l'anima, ma l'Italia da un lungo torbido. Sarebbe la sua seconda liberazione, dopo il '45 e la Costituzione. Sennò avrà avuto ragione Herbert Matthew, il giornalista Usa che nel novembre '44, sul mensile Mercurio, scrisse parole indimenticabili sul fascismo: "È un mostro col capo d'idra. Non crediate d'averlo ucciso".
(24 novembre 2010) © Riproduzione riservata

Innovativi.O inutili.


Roberto Della Seta e Francesco Ferrante (Europaquotidiano).
Oggi si riunisce al teatro Eliseo di Roma l’assemblea di Mo-Dem, Movimento Democratico. Un’occasione, speriamo, non tanto per sottolineare le differenze dentro il Pd, che pure ci sono, quanto per rilanciare una banalissima domanda. E cioè: esiste o no un nesso tra l’evidente difficoltà del Pd ad accreditarsi come realistica alternativa di governo rispetto ad una destra in crisi verticale di consensi, e il progressivo appannamento dell’ambizione innovativa che ha segnato i primi passi del nostro partito? Noi pensiamo che il nesso esista e sia vistoso.
Il Pd non è nato per fondere i resti della tradizione e dei gruppi dirigenti comunisti con i resti del popolarismo di sinistra: storie grandi e nobili, alle quali molti restano legittimamente affezionati; ma storie che poco hanno da dire sui problemi, i bisogni, le speranze dell’Italia di oggi, e che non dicono nulla, assolutamente nulla, a chi è diventato elettore negli ultimi vent’anni. Siamo nati per altro, per dare al nostro paese ciò che non ha mai avuto: un grande partito popolare e riformista, e un partito con le gambe e la testa in questo secolo.
L’impressione è che di questa necessaria discontinuità non tutti nel Pd siano consapevoli. E non vorremmo che anche Movimento Democratico, che ha proprio l’obiettivo di recuperare l’ispirazione fondativa da cui siamo partiti – quella per intendersi del Lingotto, che ci portò ad un risultato elettorale decisamente lusinghiero – venga percepito come un’iniziativa tutta interna a logiche politiciste. Magari come la prefigurazione di un Pd che incapace di darsi una forte, radicale identità riformista, si allea con il mitico terzo polo.
Se il Pd si riduce agli eredi (in sedicesimo) di comunisti e sinistra democristiana, resta davvero poco spazio per affrontare i nodi culturali e programmatici che ci rendono oggi così scarsamente competitivi. Per fare un esempio a noi caro, ma un esempio oggettivamente illuminante, resta pochissimo spazio per ragionare attorno a un’altra semplice domanda: perché mai mentre in Europa il centrosinistra fa dell’ambiente un suo cavallo di battaglia e l’occasione per ritrovare consenso – come dimostra l’ascesa dei partiti ecologisti in Germania e in Francia o la decisa conversione ambientalista del New Labour e degli stessi Liberali inglesi – invece il Pd continua a sottovalutare largamente il tema, lasciando, “tollerando” in qualche caso, che ad occuparsene siano i soliti: Ermete Realacci, gli ecodem, qualche sindaco di buona volontà.
Eppure davanti a noi abbiamo praterie sconfinate: la destra al governo maltratta l’ambiente come maltratta tutti i beni comuni – dalla scuola all’università, dalla ricerca alla cultura alla legalità – basti dire che in due anni ha ridotto da 500 a 60 milioni i fondi per mettere in sicurezza il territorio dai rischi di frane ed alluvioni. Ma l’ambiente, come la cultura e come la scuola, non è solo un bene comune: è anche sviluppo, è un ingrediente fondamentale di quel “prodotto tipico” italiano, decisivo per il nostro futuro, che Realacci ha battezzato soft economy, l’economia che produce ricchezza valorizzando le risorse immateriali, e dunque ecologiche, della bellezza e della creatività di cui per fortuna il nostro paese abbonda.
Nel mondo in questi anni di crisi sta decollando una rivoluzione verde, a cominciare dall’energia pulita: una rivoluzione che mentre mette un argine ai cambiamenti climatici, al tempo stesso crea lavoro, fa nascere e crescere imprese innovative. È così in Germania, in Francia, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Brasile, e dovunque sono i riformisti a puntare con più forza su questo processo epocale. Di nuovo, il Pd troverebbe uno spazio illimitato se innalzasse anche lui la bandiera dell’ambiente: glielo lasciano Berlusconi e la sua maggioranza che da una parte propongono un improbabile e costosissimo ritorno al nucleare, una sorta di contro-rivoluzione verde che secondo un recente sondaggio viene bocciata da due italiani su tre, dall’altra riducono gli incentivi alle ristrutturazioni energetiche degli edifici introdotti dal governo Prodi, che in quattro anni hanno fatto aprire 800 mila cantieri.
Però se vogliamo essere noi “quelli dell’ambiente”, se non vogliamo che di questo tema s’impossessino altri, dobbiamo saperla “ascoltare” ed accogliere questa rivoluzione in cammino: saper ascoltare i nostri elettori, decisamente più ecologisti del gruppo dirigente, diventare molto meno timidi nel no al nucleare – un no che non ha nulla di ideologico ed è modernissimo, e che secondo quello stesso sondaggio è condiviso dall’80% di chi ha votato Pd – molto più decisi nel rivendicare politiche pubbliche coraggiose per l’innovazione energetica e l’economia verde.
Lo stesso si può dire di altre grandi questioni italiane, a cominciare dall’esigenza pressante di legalità e di una svolta nell’etica pubblica delle classi dirigenti.
Lo sottolineava ieri Paolo Gentiloni su Europa: che questo sia un grande, ormai debordante bisogno nazionale, lo dimostrano plasticamente i 10 milioni di italiani che seguono i racconti di Saviano a Vieni via con me. Ma per dare rappresentanza a questa domanda di pulizia, il Pd non può limitarsi a denunciare tutto il marcio del berlusconismo. Come sottolineava giorni fa su la Repubblica in un bellissimo articolo Barbara Spinelli, deve pure fare pulizia in casa propria, smettendo di dare spazio, dalla Sicilia alla Campania, a interessi torbidi e a persone che hanno dimostrato irresponsabilità pubblica e indifferenza etica.
MoDem, che vuol dire Movimento Democratico ma simboleggia anche la capacità di connettersi a ciò che accade in un mondo sempre più in rete, questo deve fare: spingere il Pd fuori dalle sue attuali secche minoritarie e conservatrici, connetterlo con i problemi e le necessità veri e urgenti dell’Italia. Prima connettiamoci, poi sarà più facile scegliere le alleanze.

LA DIRETTA STREAMING DELL’EVENTO SI PUÒ SEGUIRE SUL SITO WWW.MOVIMENTODEMOCRATICO.ORG

Il compito dopo la lezione.


Europaquotidiano.
La lezione è stata bellissima, l’insegnamento che ne hanno tratto i capi del Pd un po’ triste per due motivi: il mondo corre a velocità supersonica mentre il pantano italiano tira giù speranze, energie, opportunità; e il professore che sta spiegando questa verità, Romano Prodi, quando si presenta in tale forma obbliga a ricordare i momenti più alti dell’Ulivo prima maniera, quando le ambizioni erano grandi e le prospettive intatte.
L’intervento del fondatore del Pd a Spineto ha fugato, proprio per il suo livello e per il tema planetario, ogni chiacchiera sulla spendibilità “italiana” di Prodi.
Ciò nonostante Bersani ha fatto bene, nell’occasione, a ricordare la alterità antropologica che permise al Professore di sconfiggere due volte Berlusconi (una volta e mezza, sarebbe meglio dire). È evidente, anche in questi giorni, il tentativo del segretario democratico di riproporsi nella medesima veste.
C’è un gap incolmabile però, non personale ma politico: il Prodi del ’96 guidava una coalizione molto convinta di sé, che non discuteva la leadership (se non dentro l’entourage dalemiano) e coltivava una idea progressista dell’Italia abbastanza facile da cogliere e da trasmettere. Dopo quindici anni, con tante cose buone fatte ma anche tanti errori, non c’è speranza oggi di avere una leadership incontestata.
E quell’idea dell’Italia s’è logorata, senza distinzione fra valori che meritavano di essere difesi e valori che invece andavano aggiornati o addirittura capovolti.
L’intero gruppo dirigente del Pd, che oggi sia a Spineto o all’assemblea dell’Eliseo a Roma, ha di fronte a sé il medesimo problema: ritrovare quelle ambizioni, ricollocarsi al centro della scena e dell’alternativa.
Per riuscirci deve scartare rispetto al percorso che in questo momento pare obbligato, e che per inerzia lo porterebbe a rinchiudersi nel recinto di una caricatura dell’Ulivo prodiano, senza nessuna delle prospettive alte che si coltivavano allora e senza poter pretendere di essere il baricentro della transizione post-berlusconiana.

giovedì 25 novembre 2010

Associazione Abc Sardegna.


Dopo la prima vittoria, continua la mobilitazione in Sardegna
(Comitato dei Familiari per l'attuazione della Legge 162/98 in Sardegna)
Soddisfazione e prudenza: sono questi i due sentimenti predominanti per le persone con disabilità e le loro famiglie in Sardegna, dopo che nei giorni scorsi il Consiglio Regionale ha approvato un Ordine del Giorno che ripristina i tagli ai progetti personalizzati, decisi da una precedente Deliberazione di Giunta Regionale. Soddisfazione nel vedere che una buona "battaglia dal basso" ha fatto tornare sui propri passi le Istituzioni, prudenza perché ora dovranno essere rapidamente cambiati - e diventare validi da subito - i criteri per l'assegnazione di quei fondi

Con l'approvazione in Consiglio Regionale dell'Ordine del Giorno del 18 novembre scorso [se ne legga cliccando qui, N.d.R.], che sostanzialmente ripristina i 25 milioni di euro tagliati dalla contestata Deliberazione di Giunta Regionale n. 34/30, si è avuta una prima grande vittoria per tutto il movimento delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Sia chiaro, va mantenuto lo stato di mobilitazione fino a quando - con il cambiamento dei criteri che stanno alla base dell'assegnazione dei fondi - non vedremo di nuovo migliaia di progetti ritornare all'originario finanziamento, come quello di Davide, neolaureato grazie alla Legge 162/98 e al suo percorso di Vita Indipendente, che si è visto il punteggio tagliato del 40% o quello di Filippo, tagliato addirittura del 70% (se ne veda la denuncia cliccando qui). Fino a quando, insomma, non ci sarà il ripristino dei criteri che grazie agli ulteriori finanziamenti, permetteranno a molte madri - come è stato detto bene in Consiglio Regionale - di «non essere recluse in casa senza aver commesso alcun reato».

Diciamo questo coscienti che siamo in un periodo di grandi tagli e sacrifici, come si può capire anche dalle incredibili proposte di questi giorni del Governo Nazionale, che tagliano risorse a tutti i livelli, anche alle Regioni e agli Enti Locali, oltre che alle persone con disabilità. In Sardegna, invece, succede il contrario e ci viene da dire con orgoglio che è anche grazie alla nostra strenua presenza e mobilitazione, mai qualunquista contro le Istituzioni e sempre propositiva, che ha trovato voce nell'aula del Consiglio Regionale. Infatti, l'impegno vincolante voluto da quest'ultimo per la Giunta - con il ripristino dei fondi in misura almeno pari a quella dello scorso anno (25 milioni di euro, come da noi richiesto, per un totale di 116 milioni di euro a partire da subito, da quest'anno) - e il fatto che verranno rivisti i criteri per la formulazione dei progetti fanno ben sperare.
Certo, c'è ancora grande prudenza e non intendiamo mollare la presa, perché siamo e vogliamo rimanere protagonisti del nostro futuro, in quanto ora continua la battaglia per far cambiare i criteri iniqui della Deliberazione. E tuttavia i contenuti delle mozioni presentate dall'opposizione di centrosinistra e anche dalla maggioranza di centrodestra, confluiti poi nell'Ordine del Giorno approvato, oltre alla qualità del dibattito in aula, cui abbiamo assistito, costituiscono un importante dato di fatto. In tale sede, infatti, consiglieri di tutte le parti politiche hanno raccolto le nostre denunce, parlandone e discutendone approfonditamente: dai tagli ai singoli progetti (fino al 90%) alla discriminazione nei confronti degli anziani che a causa dei tagli stessi rischiano di finire in istituto; dalle riduzioni di finanziamento per i piani che colpiscono chi fa un percorso di Vita Indipendente all'odioso taglio per i bambini gravemente disabili da zero a tre anni; e ancora, dall'assurda penalizzazione per le persone con disabilità che si avvalgono di prestazioni fisioterapiche e di socializzazione o per chi gode dei permessi derivanti dalla Legge 104/92; e infine la stigmatizzazione del Consiglio per chi propone anche nelle Istituzioni, in maniera discriminatoria, di eliminare da un percorso di assistenza personalizzata proprio i più gravi, coloro che non possono rappresentarsi da soli, come le persone allettate o intubate.

Un'immagine dell'Assemblea del 5 novembre a Cagliari cui hanno partecipato in massa le persone con disabilità e i loro familiariDi tutto ciò, delle denunce, delle battaglie e delle manifestazioni nostre e di altre Associazioni, si è parlato in aula, arrivando - come detto - a un primo risultato, il ripristino dei fondi e l'impegno immediato a rivedere i criteri del 2010. E mai, dobbiamo dire, avevamo sentito nel Parlamento dei Sardi discutere in maniera cosi appropriata e dettagliata i problemi denunciati dal nostro Comitato e dalle altre Associazioni. Solo alcuni consiglieri hanno difeso lo status quo, ma sono stati una piccola minoranza.
Ora la parte più delicata - rivedere cioè i criteri di assegnazione - tocca all'Assessorato e alla Giunta Regionale e per questo chiediamo il nostro attivo coinvolgimento e di essere ascoltati dall'assessore Liori, il quale in aula - testualmente - ha dichiarato che «forse qualche errore è stato fatto», manifestando poi la volontà di rivedere i criteri, consultando questa volta anche i diretti interessati e avvalendosi della Commissione competente in materia che illustri e presenti le nostre proposte.
Niente su di Noi senza di Noi e le Nostre Famiglie: questo è quanto chiediamo. Manteniamo dunque lo stato di mobilitazione e non possiamo dirci soddisfatti fino a che quei criteri non verranno migliorati.

Queste, in rapida sintesi conclusiva, le nostre richieste, anche alla luce dell'emergenza in atto che richiede di restituire risorse ai singoli progetti tagliati dalla Deliberazione n. 34/30, un fatto che non permette di poter cambiare totalmente l'impianto dell'erogazione dei contributi:
- ripristinare i punteggi nella valutazione sociale, previsti per età, carico, servizi e situazioni particolari, come classificati nei progetti in corso, valorizzando cioè di fatto - in misura più equilibrata, graduale e diversificata - sia la possibile Vita Indipendente, sia sostenendo persone e famiglie con il maggior carico assistenziale familiare;
- eliminare la penalizzazione dei permessi derivanti dalla Legge 104/92 e dei servizi dal "carico familiare assistenziale", riportando i criteri validi precedentemente. Nel "carico", cioè, si indicava solo ciò che alleggeriva concretamente quello familiare in relazione alla frequenza "extradomiciliare" o extrafamiliare;
- dare priorità di finanziamento alle situazioni di doppia disabilità grave in uno stesso nucleo familiare;
- dare continuità ai finanziamenti e ai programmi (fino al massimo finanziamento previsto di 14.000 euro) anche per gli ultrasessantacinquenni la cui disabilità grave sia congenita o manifestatasi entro i 65 anni e che abbiano già iniziato negli anni precedenti il percorso di sostegno, come da Legge 162/98;
- in attesa che venga sancito il diritto dato dal Decreto Legislativo 130/00 del considerare il solo reddito della persona con disabilità, innalzare la cosiddetta no tax zone [il limite minimo di reddito, N.d.R.] almeno a 12.000 euro e ridurre le percentuali di compartecipazione sull'ISEE familiare [Indicatore Situazione Economica Equivalente, N.d.R.] per le altre fasce di reddito, rendendole meno penalizzanti;
- includere il diritto all’accesso per i bambini da zero a tre anni con disabilità grave, senza bisogno di ulteriore valutazione medica;
- eliminare la "compartecipazione" al finanziamento dai criteri che già da ora dovranno essere individuati per il 2011;
- eliminare la richiesta di dichiarazione nel reddito delle altre indennità sociali della persona con disabilità (pensione di invalidità, indennità di accompagnamento ecc.);
- per il prossimo anno, sin dal 1° gennaio, convocare la Commissione Consultiva per il miglioramento della legge, fermo restando che ogni cambiamento dovrà essere sottoposto a sperimentazione e simulazione virtuale, per comprendere la ricaduta sui singoli progetti di vita delle persone.

Aggiornamenti 162.

Carissimi,
Ecco un aggiornamento degli sviluppi della nostra mobilitazione e dei primi passi istituzionali, come già scritto, avvenuti il 18 novembre 2010 scorso.
http://www.superando.it/content/view/6689/112 (vedi anche in coda)
http://www.abcsardegna.org/62_122_news_628.php

Vi sono riassunti i fatti e la conseguente posizione del Comitato dei familiari, le nostre richieste (che per punti si trovano nell'articolo di Superando) alla luce dell'emergenza in atto che richiede di restituire le risorse ai singoli progetti tagliati dalla Deliberazione n. 34/30, richieste precise che come Comitato porteremo avanti all'attenzione dell'assessore Liori e della Commissione sanità e politiche sociali del Consiglio regionale.

Infatti l’impegno bipartisan e il clima istituzionale sembra favorevole all'impegno delle somme necessarie (almeno quelle dell'anno scorso i 116 milioni di euro): ieri l'assessore Liori, ha comunicato che la Giunta ha stanziato per delibera i 10 milioni del Fondo per la non autosufficienza Nazionale, destinandoli 5 milioni per il rinforzo del programma "Ritornare a casa" e 5 milioni per la L.162 (da unire ai 91.500 milioni di euro programmati, dunque siamo a circa 96 milioni per ora...)

Inoltre, importante: le parole pronunciate pubblicamente in Consiglio regionale dall'Assessore Liori riguardavano l'apertura per correggere alcuni criteri della recente delibera che stanno causando effetti negativi, da noi segnalati anche ai Suoi Uffici, sulla programmazione dei piani personalizzati L162/98 per le persone con disabilità grave della nostra Sardegna.

Restano dunque aperti i problemi, anche tecnici, e che si passi ulteriormente dalle parole ai fatti, per cui come Comitato continuiamo a seguire tutti i passaggi. Uno degli aspetti da affrontare subito pensiamo sia anche quello di richiedere la continuità, una proroga per i primi mesi dell’anno 2011, per non rischiare di bloccare i progetti, licenziare gli operatori, immobilizzare i Comuni, ecc.

Sappiamo di numerose assemblee pubbliche come ad Olbia e a Nuoro...
Anticipiamo che la prossima settimana, si pensa di promuovere una nostra conferenza stampa a Cagliari e, alla luce di quanto succedere nel frattempo, si promuoverà una ulteriore Assemblea o Manifestazione di tutto il nostro Comitato.

Restiamo collegati! Le adesioni stanno aumentando e arrivano da tutte le parti della Sardegna (v. elenco delle associazioni di familiari aderenti delle altre Adesioni, in continuo aggiornamento); anche questo è un risultato, quasi un effetto, della buona prassi della L.162 in Sardegna cui il Comitato dei familiari, insieme ad altri, vuole continuare a salvaguardare e a migliorare a vantaggio di tutti.

un saluto e buon lavoro a tutti

Per il Comitato dei Familiari

Rita Polo, Luisanna Loddo, Marisa Melis, Roberta Rodriguez, Antonino Stroscio

mercoledì 24 novembre 2010

L'elenco di Arabella.


L'elenco di Arabella: "Paura di essere stuprata molestata, uccisa"
«Gentile Concita, leggo tutti i giorni L’Unità e vi stimo profondamente. Ci tengo a dirle che lei fa onore a tutte noi donne. Mi chiamo Arabella Soroldoni e il mio messaggio ha trovato spazio in “Vieni via con me”».

Questo è l’elenco di Arabella letto da Laura Morante
1. Avere paura di uscire quando cala il buio
2. Avere paura di uscire con il cane quando fuori non c'è nessuno
3. avere paura di un marito geloso
4. essere picchiata da un marito geloso
5. essere uccisa da un marito geloso
6. non poter indossare un abito corto sui mezzi pubblici
7. essere molestata in metro
8. sentir dire che si è state molestate per un abito corto
9. essere licenziata perché si vuole avere un figlio
10. non trovare lavoro perché si è brutte
11. non trovare lavoro perché si è troppo giovani
12. non trovare lavoro perché si è troppo vecchie
13. avere paura di non essere più accettata per le rughe sul viso
14. essere presa in giro perché si piange davanti a un film
15. essere stuprata, molestata, insultata
16. vedere le donne rappresentate come veline o come escort
17. essere considerata intelligente, quindi pericolosa
18. essere considerata bella, quindi stupida.

La colpa più grave.


Concita De Gregorio.

Freschi dell'elenco letto per «diritto di replica» dal ministro Maroni davanti a 10 milioni di spettatori - non era un elenco, ad essere precisi, ma un comizio bonsai. Bene ha fatto Fazio a chiedere a Maroni se sia disposto ad offrire medesimo diritto di replica, nelle stanze del Ministero, a chi non fosse d'accordo col suo operato - ecco che possiamo aggiungere oggi l'undicesima omissione rispetto alle dieci questioni inevase da noi sollevate solo due giorni fa. Ieri si è aperto a Firenze il processo sulla strage di via de' Georgofili, che a proposito di lotta alle mafie è il crocevia fondamentale. Si tratta di capire chi siano stati i mandanti delle stragi mafiose del '93.



Il '93, è bene ricordarlo, è arrivato puntuale dodici mesi dopo il '92. È di questi giorni la motivazione della sentenza d'Appello che sostiene come fino al '92 Marcello Dell'Utri sia stato il mediatore fra Berlusconi e Cosa Nostra. Nel '93, a Firenze, scoppia la bomba che devasta il cuore antico della città e uccide cinque persone, vorrei nominarle: Caterina e Nadia Nencioni, due sorelle di 50 giorni e 9 anni, i loro genitori Fabrizio e Angela Fiume, Dario Capolicchio, studente. Ebbene: lo stato non si è costituito parte civile al processo. È come dire che non si sente parte lesa, che non è interessato, a nome di tutti gli italiani, a sapere come siano andate le cose, a punire i colpevoli. La regione Toscana e il Comune di Firenze lo hanno fatto: lo Stato no.


Una dimenticanza? Il governo italiano non può essersi dimenticato quelle inchieste perché sono la materia che, sottotraccia, arroventa la scena politica. Scandiscono l'agenda, le inchieste di Firenze e di Palermo. La ricerca dei mandanti occulti delle stragi, la trattativa fra Stato e Cosa Nostra. È di questo che si parla nei corridoi di palazzo, da mesi. È su questo che la Commissione antimafia sta conducendo fittissime audizioni. C'è un legame politico formidabile fra l'esito di quelle inchieste e di quei processi e la residua credibilità di questo governo e di chi lo guida. Se - per questa ragione - la dimenticanza fosse strategica sarebbe ancora più grave. La notifica era in Gazzetta ufficiale, osserva desolato il procuratore Quattrocchi: «Sarebbe bastato che l'avvocatura avesse letto la Gazzetta, cosa che peraltro dovrebbe fare tutti i giorni». Ne scrive per noi Claudia Fusani.


Nel frattempo il principale patrimonio di questo paese - il sapere e la cultura, formidabili generatori di lavoro e di ricchezza - viene consapevolmente dilapidato secondo un disegno delittuoso che punta a rendere gli italiani servi sciocchi, acritici sudditi del generoso signore. Il presidente Napolitano, solidarizzando ieri coi lavoratori dello spettacolo, ha definito la cultura «la risorsa più grande» ed è arrivato a dire «inspiegabile» la soppressione dell'Eti, ente teatrale italiano dal fido Bondi prontamente definito «inutile». Negli Atenei di tutta italia - e nei licei - è in atto una protesta contro l'insensata sedicente riforma Gelmini che coinvolge migliaia e migliaia di ricercatori e docenti pronti a salire sui tetti, a mostrarsi in foto segnaletiche come criminali, a fare in modo insomma che il tracollo dell'Università sia percepito dal mondo intero per quello che è: una strage di intelligenze. Non esiste, per chi fa politica, una colpa più grave.

Continua la mobilitazione in Sardegna,ora per cambiare subito i criteri per il finanziamento dei piani personalizzati.

(Comitato dei Familiari per l'attuazione della Legge 162/98 in Sardegna)


Soddisfazione e prudenza: sono questi i due sentimenti predominanti per le persone con disabilità e le loro famiglie in Sardegna, dopo che nei giorni scorsi il Consiglio Regionale ha approvato un Ordine del Giorno che ripristina i tagli ai progetti personalizzati, decisi da una precedente Deliberazione di Giunta Regionale. Soddisfazione nel vedere che una buona "battaglia dal basso" ha fatto tornare sui propri passi le Istituzioni, prudenza perché ora dovranno essere rapidamente cambiati - e diventare validi da subito - i criteri per l'assegnazione di quei fondi

Con l'approvazione in Consiglio Regionale dell'Ordine del Giorno del 18 novembre scorso [se ne legga cliccando qui, N.d.R.], che sostanzialmente ripristina i 25 milioni di euro tagliati dalla contestata Deliberazione di Giunta Regionale n. 34/30, si è avuta una prima grande vittoria per tutto il movimento delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Sia chiaro, va mantenuto lo stato di mobilitazione fino a quando - con il cambiamento dei criteri che stanno alla base dell'assegnazione dei fondi - non vedremo di nuovo migliaia di progetti ritornare all'originario finanziamento, come quello di Davide, neolaureato grazie alla Legge 162/98 e al suo percorso di Vita Indipendente, che si è visto il punteggio tagliato del 40% o quello di Filippo, tagliato addirittura del 70% (se ne veda la denuncia cliccando qui). Fino a quando, insomma, non ci sarà il ripristino dei criteri che grazie agli ulteriori finanziamenti, permetteranno a molte madri - come è stato detto bene in Consiglio Regionale - di «non essere recluse in casa senza aver commesso alcun reato».

Diciamo questo coscienti che siamo in un periodo di grandi tagli e sacrifici, come si può capire anche dalle incredibili proposte di questi giorni del Governo Nazionale, che tagliano risorse a tutti i livelli, anche alle Regioni e agli Enti Locali, oltre che alle persone con disabilità. In Sardegna, invece, succede il contrario e ci viene da dire con orgoglio che è anche grazie alla nostra strenua presenza e mobilitazione, mai qualunquista contro le Istituzioni e sempre propositiva, che ha trovato voce nell'aula del Consiglio Regionale. Infatti, l'impegno vincolante voluto da quest'ultimo per la Giunta - con il ripristino dei fondi in misura almeno pari a quella dello scorso anno (25 milioni di euro, come da noi richiesto, per un totale di 116 milioni di euro a partire da subito, da quest'anno) - e il fatto che verranno rivisti i criteri per la formulazione dei progetti fanno ben sperare.
Certo, c'è ancora grande prudenza e non intendiamo mollare la presa, perché siamo e vogliamo rimanere protagonisti del nostro futuro, in quanto ora continua la battaglia per far cambiare i criteri iniqui della Deliberazione. E tuttavia i contenuti delle mozioni presentate dall'opposizione di centrosinistra e anche dalla maggioranza di centrodestra, confluiti poi nell'Ordine del Giorno approvato, oltre alla qualità del dibattito in aula, cui abbiamo assistito, costituiscono un importante dato di fatto. In tale sede, infatti, consiglieri di tutte le parti politiche hanno raccolto le nostre denunce, parlandone e discutendone approfonditamente: dai tagli ai singoli progetti (fino al 90%) alla discriminazione nei confronti degli anziani che a causa dei tagli stessi rischiano di finire in istituto; dalle riduzioni di finanziamento per i piani che colpiscono chi fa un percorso di Vita Indipendente all'odioso taglio per i bambini gravemente disabili da zero a tre anni; e ancora, dall'assurda penalizzazione per le persone con disabilità che si avvalgono di prestazioni fisioterapiche e di socializzazione o per chi gode dei permessi derivanti dalla Legge104/92; e infine la stigmatizzazione del Consiglio per chi propone anche nelle Istituzioni, in maniera discriminatoria, di eliminare da un percorso di assistenza personalizzata proprio i più gravi, coloro che non possono rappresentarsi da soli, come le persone allettate o intubate.

Un'immagine dell'Assemblea del 5 novembre a Cagliari cui hanno partecipato in massa le persone con disabilità e i loro familiariDi tutto ciò, delle denunce, delle battaglie e delle manifestazioni nostre e di altre Associazioni, si è parlato in aula, arrivando - come detto - a un primo risultato, il ripristino dei fondi e l'impegno immediato a rivedere i criteri del 2010. E mai, dobbiamo dire, avevamo sentito nel Parlamento dei Sardi discutere in maniera cosi appropriata e dettagliata i problemi denunciati dal nostro Comitato e dalle altre Associazioni. Solo alcuni consiglieri hanno difeso lo status quo, ma sono stati una piccola minoranza.
Ora la parte più delicata - rivedere cioè i criteri di assegnazione - tocca all'Assessorato e alla Giunta Regionale e per questo chiediamo il nostro attivo coinvolgimento e di essere ascoltati dall'assessoreLiori, il quale in aula - testualmente - ha dichiarato che «forse qualche errore è stato fatto», manifestando poi la volontà di rivedere i criteri, consultando questa volta anche i diretti interessati e avvalendosi della Commissione competente in materia che illustri e presenti le nostre proposte.
Niente su di Noi senza di Noi e le Nostre Famiglie: questo è quanto chiediamo. Manteniamo dunque lo stato di mobilitazione e non possiamo dirci soddisfatti fino a che quei criteri non verranno migliorati.

Queste, in rapida sintesi conclusiva, le nostre richieste, anche alla luce dell'emergenza in atto che richiede di restituire risorse ai singoli progetti tagliati dalla Deliberazione n. 34/30, un fatto che non permette di poter cambiare totalmente l'impianto dell'erogazione dei contributi:
- ripristinare i punteggi nella valutazione sociale, previsti per età, carico, servizi e situazioni particolari, come classificati nei progetti in corso, valorizzando cioè di fatto - in misura più equilibrata, graduale e diversificata - sia la possibile Vita Indipendente, sia sostenendo persone e famiglie con il maggior carico assistenziale familiare;
- eliminare la penalizzazione dei permessi derivanti dalla Legge 104/92 e dei servizi dal "carico familiare assistenziale", riportando i criteri validi precedentemente. Nel "carico", cioè, si indicava solo ciò che alleggeriva concretamente quello familiare in relazione alla frequenza "extradomiciliare" o extrafamiliare;
- dare priorità di finanziamento alle situazioni di doppia disabilità grave in uno stesso nucleo familiare;
- dare continuità ai finanziamenti e ai programmi (fino al massimo finanziamento previsto di 14.000 euro) anche per gli ultrasessantacinquenni la cui disabilità grave sia congenita o manifestatasi entro i 65 anni e che abbiano già iniziato negli anni precedenti il percorso di sostegno, come da Legge 162/98;
- in attesa che venga sancito il diritto dato dal Decreto Legislativo 130/00 del considerare il solo reddito della persona con disabilità, innalzare la cosiddetta no tax zone [il limite minimo di reddito, N.d.R.] almeno a 12.000 euro e ridurre le percentuali di compartecipazione sull'ISEE familiare [Indicatore Situazione Economica Equivalente, N.d.R.] per le altre fasce di reddito, rendendole meno penalizzanti;
- includere il diritto all’accesso per i bambini da zero a tre anni con disabilità grave, senza bisogno di ulteriore valutazione medica;
- eliminare la "compartecipazione" al finanziamento dai criteri che già da ora dovranno essere individuati per il 2011;
- eliminare la richiesta di dichiarazione nel reddito delle altre indennità sociali della persona con disabilità (pensione di invalidità, indennità di accompagnamento ecc.);
- per il prossimo anno, sin dal 1° gennaio, convocare la Commissione Consultiva per il miglioramento della legge, fermo restando che ogni cambiamento dovrà essere sottoposto a sperimentazione e simulazione virtuale, per comprendere la ricaduta sui singoli progetti di vita delle persone.


Al Comitato dei Familiari per l'attuazione della Legge 162 in Sardegna (Piani Personalizzati di Sostegno alle persone con disabilità grave) aderiscono:
- ABC Sardegna (Associazione Bambini Cerebrolesi)
- Associazione Italiana Sindrome di Williams Sardegna
- Associazione Italiana Sindrome X Fragile Sardegna
- Associazione Sindrome di Crisponi e Malattie Rare Sardegna
- ASARP Cagliari (Associazione Sarda per la Riforma Psichiatrica)
- Associazione Sindrome di Marfan Sardegna
- Associazione Nazionale del Volontariato per l’Integrazione e Promozione Sociale dei Disabili, degli Ipovedenti, dei Ciechi, degli Anziani e delle loro Famiglie Sardegna
- ASBI Sardegna (Associazione Spina Bifida e Idrocefalo)
- Centro Down di Cagliari
- Comunità Papa Giovanni XXIII
- Diversamente ONLUS
- Genitori Tosti in Tutti i Posti
- UNIAMO-FIMR (Federazione Italiana Malattie Rare) Sardegna
- Associazione Dopo di Noi, Senorbì (Cagliari)
- Effathà, Gallura (Olbia-Tempio)
- Is Angelus, Sinnai (Cagliari)
- Il Girotondo, Terralba (Oristano)
- Il Risveglio, Porto Torres (Sassari)
- Ogliastra Informa
- Un Raggio di Sole per un Sorriso, Decimomannu (Cagliari)
- Associazione Delfino di San Gavino Monreale (Provincia del Medio Campidano)
- Singoli, Famiglie ed Esponenti del Movimento della Vita Indipendente di tutte le Province sarde

Per ulteriori informazioni: comitatofamiglie162@gmail.com.

lunedì 22 novembre 2010

Prossima fermata:Sardegna.


Per inviare i vostri interventi: prossimafermatasardegna@gmail.com

Signori si parte! Prossima fermata: Sardegna. Una iniziativa per il Partito Democratico, nella quale si da voce ai movimenti, alle associazioni, agli elettori, agli ex elettori delusi, agli amministratori, ai sindaci, ai dirigenti, ai cittadini, insomma a chiunque abbia voglia di proporre, raccontare, ascoltare, confrontarsi, incontrarsi.

Il format è quello innova...tivo proposto a Firenze: interventi della durata massima di 5 minuti, video che raccontano e guidano l’incontro, possibilità di presentazioni in ppt, nessuna gerarchia, nessun invito ufficiale, nessuna guest star, nessun cappello, nessuna corrente.

Di cosa non si parlerà: di dirigenti, di segretari, di correnti, di organizzazioni interne, di statuti, di conte, di capibastone, di partito propriamente detto insomma.

Di cosa si parlerà: di lavoro, di ambiente, di istruzione, di sociale, di buona amministrazione, naturalmente il tutto declinato per la Sardegna.

L’appuntamento è per domenica 19 dicembre ad Oristano. Una giornata intera per parlare di Sardegna, per contribuire ad elaborare un’alternativa democratica nuova, concreta, vincente.

L’obiettivo è costruire una rete, una carta di proposte, di idee, da mettere a disposizione dell’alternativa per la Sardegna, a disposizione del PD Sardo.

Se vuoi partecipare, invia il tuo contributo entro il 12 dicembre all’indirizzo prossimafermatasardegna@gmail.com. Scegli una delle macroaree di riferimento – lavoro, ambiente, istruzione, temi sociali, buona amministrazione – e se vuoi, scegli una parola che caratterizza il tuo intervento. Fai qualche prova per assicurarti di stare entro i 5 minuti e naturalmente lascia tutti i tuoi riferimenti nella mail.

Presto sarà on line il sito dedicato all’iniziativa con tutte le indicazioni e il materiale utile.

venerdì 19 novembre 2010

Recuperati i 25 milioni di euro per i piani personalizzati della legge 162.Impegno a rivedere i criteri penalizzanti contenuti nella delibera 30/34


Dal blog di Marco Espa.

Consiglio Regionale, L. 162 progetti personalizzati per le persone con disabilità... le battaglie servono!



Abbiamo approvato , in seguito alle nostre mozioni, un Ordine del giorno (si veda qui sotto), dove vengono recuperati i 25 milioni tagliati rispetto all'anno precedente e dove la giunta regionale è impegnata a rivedere i criteri penalizzanti, con voto unanime. Un grande risultato aver recuperato le risorse, vigiliamo sui nuovi criteri che dovranno essere fatti dalla giunta correttivi di quelli penalizzanti...e sottoposti al parere della Commissione sanità, del quale sono vicepresidente. Sono stanco ma... è stata scritta una prima bella pagina, grazie alle persone con disabilità, alle loro famiglie e alle loro associazioni per non aver mollato e per non mollare ancora. Vigiliamo ma un grande passo avanti è stato fatto.

sotto un po' di agenzie


DISABILI: IN CONSIGLIO REGIONE MOZIONI SU PIANI PERSONALIZZATI
(AGI) - Cagliari, 18 nov. - Si e' aperta con la commemorazione del consigliere regionale e docente universitaria Giovanna Cerina, scomparsa il 19 aprile 2009, la seduta del Consiglio regionale. Dopo una breve sospensione, i lavori sono ripresi con l'esame della mozione del centrosinistra sulla modifica, contenuta in una delibera della Giunta, dei criteri per il finanziamento dei progetti personalizzati per i disabili in base alla legge 162 del 1998. E' stato il primo firmatario del documento, Marco Espa (Pd), a illustrare in Aula le penalizzazioni che i nuovi criteri introdotti dall'esecutivo arrecherebbero a molte persone con handicap grave gia' beneficiarie dell'assistenza gli scorsi anni. I 91,5 milioni di euro stanziati quest'anno, rispetto ai 116 milioni dello scorso anno, di fatto hanno comportato una riduzione del punteggio attribuibile a migliaia di persone con disabilita' - si legge nella mozione - che vedranno improvvisamente tagliata la propria quota di finanziamento "senza alcun motivo reale". La riduzione di 25 milioni di euro negli stanziamenti - contesta l'opposizione - porta quest'anno a una diminuzione in ore di assistenza di circa due milioni, con difficolta per circa 14.000 operatori, 2.500 dei quali rischiano di perdere il lavoro, seppure part-time. "Avevamo donne agli arresti domiciliari senza aver commesso reati, costrette a farsi carico dei problemi familiari", ha evidenziato Espa. Questa legge aveva liberato le donne, consentendo loro di uscire di casa. Investire sulla 162, comunque, fa risparmiare sulle spese sanitarie, evitando che le persone piu' gravi finiscano negli istituti".
L'Aula e' poi passata all'esame di una mozione analoga presentata da un gruppo di consiglieri del centrodestra, primo firmatario Franco Meloni (Riformatori), sempre sulla modifica dei criteri per l'assegnazione dei fondi della legge 162. In serata, in caso di convergenza tra le forze politiche divise sullo strumento dell'assemblea costituente, potrebbe essere votato un documento sulle riforme istituzionali e la riscrittura dello statuto. All'ordine del giorno c'e' anche una mozione del centrosinistra sulla privatizzazione dell'acqua. (AGI) Rob (Segue)
DISABILI: LIORI, REGIONE HA FONDI PER PIANI PERSONALIZZATI
(AGI) - Cagliari, 18 nov. - Con i risparmi dell'anno scorso sui fondi impegnati e non spesi e con fondi statali per l'autosufficienza la Regione fara' fronte quest'anno alle richieste di piani personalizzati previsti dalla legge 162 del 1998. L'ha assicurato l'assessore alla Sanita', Antonello Liori, replicando in Consiglio regionale al termine della discussione sulle due mozioni sulla materia presentate da centrosinistra e centrodestra. L'impegno di spesa sara' di 102 milioni di euro, pari a quella effettiva dello scorso anno per finanziare gli oltre 28.000 piani. Liori ha spiegato, pero', che immobilizzare 116 milioni per la 162 l'anno scorso ha determinato che mancassero o fossero insufficienti finanziamenti per altri settori di natura sociale, come la sport terapia e il progetto "ne' di fame ne' di freddo". "Garantisco che c'e' la volonta' della Giunta di non penalizzare la spesa in questo settore oltre lo storico", ha detto Liori. "Sono disponibile a portare i finanziamenti fino ai 116 milioni dell'anno scorso spostando risparmio ed economica, se sara' necessario. I potranno anche rivisitare i parametri per eliminare le incongruenze che sono state evidenziate", tramite anche un eventuale passaggio in commissione regionale Sanita' per una valutazione. "La delibera approvata dalla Giunta era sperimentale", ha aggiunto Liori. "I nuovi parametri non sono legati all'eseguita' delle risorse, volevamo soltanto razionalizzare, in senso buono, il sistema, eliminando sperequazioni e riequilibrando dove necessario. Servirebbe una tabella di valutazione che consenta un giudizio di gravita' unico in tutta la regione". La Regione ha effettuato controlli; 1.580 casi sono tornati all'esame delle commissioni delle Asl, soprattutto quelli con punteggi molto bassi, ha riferito l'assessore, citando anche la situazione di 300 bambini con disabilita' in eta' scolare ai quali era stata assegnata un'assistenza domiciliare 24 ore su 24, nonostante dovesse andare a scuola. E' emerso che soltanto in un caso una copertura assistenziale cosi' estesa era giustificata. (AGI) Rob
DISABILI: CONSIGLIO REGIONALE APPROVA ODG UNITARIO
(AGI) - Cagliari, 18 nov. - Il Consiglio regionale ha approvato, con un solo voto contrario e un astenuto, un ordine del giorno unitario a conclusione dell'esame delle due mozioni di centrosinistra e centrodestra sui finanziamenti ai piani personalizzati della legge 162/1998. Il documento impegna la Giunta a salvaguardare i livelli di assistenza finora garantiti, ridefinendo i criteri "secondo i principi di ulteriore equita' e ragionevolezza"; a confermare una disponibilita' di risorse sufficienti a garantire il livello della spesa effettiva del 2010, a impegnarsi, se necessario, a proporre al Consiglio regionale di incrementare le risorse fino a un limite massimo di 116 milioni di euro; a far si' che, in caso di aumento consistenti dei piani richiesti, un'eventuale riduzione dei fondi si applichi in percentuali identiche a tutti i piani. I nuovi criteri dovranno essere sottoposti alla commissione Sanita' del Consiglio regionale. (AGI) Rob

Seduta n. 162

Mozioni n. 95 (Espa e più) e n. 98 (Francesco Meloni e più) con richiesta di modifica dei nuovi criteri penalizzanti introdotti dalla deliberazione della giunta regionale n. 34/30 del 2010 "progetti personalizzati per persone in situazione in handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998"

Cagliari, 18 novembre 2010 – In apertura della seduta, la Presidente del Consiglio Claudia Lombardo ha ricordato l'onorevole Giovanna Cerina, scomparsa oltre un anno fa. "Nata a Nuoro nel 1935, insegnante, madre di 3 figli, impegnata nelle associazioni cattoliche, ha sempre prodotto un grande impegno per la ricerca e la produzione culturale. Tra i fondatori di Progetto Sardegna, dal 2008 si iscrisse al gruppo del PD. Anche dopo essere stata eletta in Consiglio ha sempre privilegiato l'impegno universitario e culturale, le battaglie per deboli ed emarginati". Alla fine della commemorazione, la Presidente Lombardo ha sospeso la seduta per 5 minuti in segno di lutto. Si è quindi provveduto all'esame dei punti all'ordine del giorno della seduta odierna, ovvero l'esame congiunto delle mozioni n.95, a firma Espa e più, e n.98, a firma Franco Meloni e più, sui progetti personalizzati della L.162/98. Per l'on. Marco Espa (PD) l'argomento è estremamente delicato. "La Legge 162 riguarda la disabilità, per cui serve grande cautela nell'intervenire. Noi abbiamo un modello sardo della legge, mentre in altre Regioni viene applicata diversamente, con sistemi diversi. È importante sapere dove funziona meglio", ha sostenuto il primo firmatario della mozione, "ma noi abbiamo fatto notare che nella delibera di Giunta è stato previsto un finanziamento di 91 milioni, sulla base delle risorse dell'ultima finanziaria. Questo è il budget disponibile in assessorato. Contestiamo questo modo di procedere, perché mancano 25 milioni rispetto all'anno precedente. Quindi vi sono dei tagli in arrivo, a parità di condizioni. Si pensi", ha proseguito l'on. Espa, "che l'anno scorso furono presentate e approvate 28.000 domande. Dalle nostre simulazioni, emergono situazioni difficili, con decurtazione di punti per casi quasi disperati. In base ai nuovi criteri, cambiano i punteggi, a parità di condizioni psico-fisiche dei disabili, anche per i redditi bassi. La spesa non può essere illimitata, certamente, serve grande responsabilità, ma non si possono penalizzare le situazioni già compromesse. I criteri, dunque, sono da rivedere. Non pensiamo vi sia una volontà politica di colpire tizio piuttosto che caio, è proprio una questione di errori da rivedere. Facciamo le simulazioni e vediamo dove intervenire. Sui controlli", ha concluso, "l'assessorato li sta facendo, perché è giusto farli, ma senza diminuire la qualità dell'assistenza". L'on. Franco Meloni (Riformatori Sardi) ha parlato di una mozione facile da illustrare, visto che meno di un anno fa in aula vi fu la stessa discussione. "Il settore tocca sensibilità diffuse e accresciute dalla sofferenza di persone a noi care. Neppure noi del centrodestra siamo brutti, sporchi e cattivi come ci descrivono, e ci piacerebbe mettere tutti i soldi che servono. Ma dobbiamo sempre fare i conti con le risorse disponibili, con senso di responsabilità, facendo l'interesse dei sardi, di oggi e di domani. Serve una via equilibrata tra ragioni e sentimenti", ha sostenuto l'on. Meloni, "la spesa della L.162 è centuplicata in dieci anni, con il numero dei piani finanziati che è passato da 123 a 28351 tra il 2000 e il 2010. La potenziale platea è la stessa della L.104, cioè 65000 persone. Ecco perché vi è la necessità di un freno, seppur doloroso. Oltretutto", ha proseguito, "assistiamo ad un continuo incremento del valore dei piani, da poco più di 1000 a oltre 4000 euro cadauno. Dal 2006 sono stati approvati tutti i piani, nessuno escluso. Abbiamo la sensazione che la Legge 162 sia stata utilizzata per incrementare i redditi, mentre serve a migliorare la qualità della vita dei disabili. Sui criteri, invece, vi sono alcune incongruità, che è bene rivedere. La richiesta che facciamo al Consiglio è quella di rivedere i criteri, mentre alla Giunta chiediamo di spingere per incrementare i fondi, arrivando al livello 2010, con un tetto massimo di 116 milioni. Bisogna anche valutare", ha concluso l'on. Meloni, "la corresponsabilizzazione dei Comuni, perfino dal punto di vista finanziario". Secondo Teodoro Rodin (Pdl) l' autocertificazione medica nella valutazione dell'entità dell'handicap "resta il punto debole nell'erogazione delle risorse, che ha portato i piani personalizzati da 123 agli oltre 28 mila del 2009, costringendo il Consiglio regionale a integrare il finanziamento iniziale con 14 milioni di euro". Pertanto, Rodin considera positivamente le novità introdotte dalla Giunta con la delibera 34. "L'abbandono del criterio di autoreferenzialità per introdurre l'obbligo della certificazione medica permette di razionalizzare il sistema – ha argomentato l'esponente di maggioranza - , precisando che "è ancora prematuro" giudicare gli effetti dell'introduzione di una diversa modulazione dei punti da assegnare ai piani personalizzati. "Se all'esito della presentazione delle domande emergeranno delle criticità, credo che un'eventuale correzione non rappresenti un ostacolo". Antonio Solinas (Pd) giudica "imbarazzante dover tornare a parlare a un anno di distanza di progetti personalizzati per persone con handicap grave. Ritenevamo, evidentemente a torto, che dopo l'enorme mobilitazione sociale dello scorso anno si trattasse di una conquista ormai patrimonio comune di maggioranza e opposizione". Secondo il consigliere del Pd la modifica dei criteri di valutazione "per raggiungere risultati di cassa, ossia risparmiare 25 milioni di euro, avrà come conseguenza l'esclusione di molti disabili sardi dai benefici previsti dalla norma. Vi sembra un modus operandi coerente con le necessità di una delle fasce più deboli della nostra Isola?", ha domandato, precisando inoltre che "l'obiettivo di fare cassa fallisce, perché si mettono in difficoltà le famiglie, spingendole verso le strutture private, con costi molti più alti". Solinas sottolinea inoltre che la certificazione del medico di base, rappresenta una "nuova gabella" per chi presenta la domanda. "E' tutta qui la lotta ai falsi disabili? Si consuma in un certificato a pagamento?" – ha domandato all'assessore Liori. Per l'on. Tarcisio Agus (PD) la modifica dei criteri rischia di vanificare il mantenimento dei livelli delle prestazioni. "Con questa legge la Regione garantisce migliore qualità di vita alle fasce più deboli. Per questo", ha sostenuto, "non dobbiamo valutare solo l'aspetto economico, perché sarebbe da stimare anche il risparmio in prestazioni sanitarie causato dalla L.162. Si deve superare questo approccio, anche se sembra che la via più veloce sia quella dei tagli. Il Comune è l'istituzione più vicina al cittadino: se necessario, si può coinvolgerli nell'erogazione e nei controlli, attraverso un'intesa forte tra Regione e Comuni, per superare le criticità nella gestione del bisogno. È una legge che coinvolge tutta la famiglia", ha concluso l'on. Agus, "non solo il disabile. È necessario insistere su questa strada, con uno sforzo che vada oltre i tagli". L'on. Gianvittorio Campus (PDL) ha invece sostenuto che la legge è sicuramente importante nel contesto sardo. "Ma vi è la necessità di utilizzarla nel modo migliore, senza fare dibattito da sagra della demagogia. Questa legge è utilizzata male, quasi come uno strumento di assistenza sociale, non più per combattere l'handicap, ma per il disagio economico. Un'arma impropria a disposizione dei servizi sociali dei Comuni. Pare quasi un sostegno alla senescenza, perché sono stati tutti finanziati i progetti per gli over 65, a prescindere dal reale handicap. Dobbiamo prenderne atto, ma lo spirito originario della legge era diverso. Sembra lo stesso dibattito dell'anno scorso, chiuso con maggiori stanziamenti. Ma già si disse allora che sarebbe servita una maggiore responsabilizzazione degli erogatori, cioè i servizi sociali dei Comuni. Vi sono criticità da rivedere, quindi. Ma per l'opposizione non va bene. Si parla di un taglio di 25 milioni, rifacendosi ai 116 di stanziamento per anno passato. Ma l'anno scorso ne sono bastati 106, per finanziare tutte le domande", ha concluso. L'on. Pier Luigi Caria (Pd) si è detto contrario all'introduzione della certificazione medica che "rappresenta un costo maggiore per le famiglie", chiedendo che si lavori maggiormente "sul sistema dei controlli, per fare in modo che chi ne ha diritto trovi una risposta". Secondo l'esponente di minoranza con la delibera regionale 34/30 la "Giunta ancora una volta ha perso l'occasione di seguire le intenzioni del Consiglio. La legge 162 del '98 – ha spiegato - definita da più parti "legge gioiello", è nata come misura integrativa dei fondi degli enti locali, ma non si può ignorare che da allora fino ad oggi questo sistema ha subito delle modifiche". Caria ritiene infatti che i Comuni investano molte risorse nel sociale e che il problema vada affrontato non secondo l'ottica "di chi mette i soldi, ma dell'esistenza di soggetti che necessitano di fondi. E' necessaria una cosa sola, la volontà politica di reperire le risorse e se questa volontà esiste non sarà un problema". Il consigliere dell'opposizione ha spiegato che esiste una volontà comune nel voler razionalizzare la spesa sanitaria, precisando che "il definanziamento della legge 162" non possa essere considerato tale, anzi i fondi alle 162 "devono essere visti come uno stanziamento o un investimento. E' vero che si registra un trend di crescita delle richiesta – ha dichiarato – e, proprio per questo, è necessario un cambio organizzativo, perché l'incremento del numero dei progetti impone di condividere il principio che il diritto alla salute garantito dalla Costituzione non resti solo un principio". Caria ha domandato all'opposizione se fosse o meno a favore della tutela della famiglia, precisando che l'opposizione ha "un'altra visione dell'integrazione della persona nella società, che non è quella dell' assistenzialismo ma dei diritti della persona. Al di là delle posizioni politiche – ha concluso - dovremmo cercare consensualmente una soluzione al problema proposto. Si deve uscire dall'Aula unitariamente e con dignità, sapendo di avere risolto un problema importante che condiziona il benessere di numerosi sardi". "Il tema a me piace affrontarlo per quella che è la mia competenza, più connessa ai percorsi amministrativi, piuttosto che approfondirlo dal punto di vista dei diritti, perché i diritti mi pare siano indiscutibili- ha esordito Luciano Uras (Comunisti - La Sinistra Sarda - Rosso Mori) . Il problema si pone, l'ha detto la Giunta modificando la deliberazione sui criteri, in ordine al fatto che c'è una riduzione delle risorse indirizzate a questo scopo. Alcuni hanno voluto dimostrare che questa è una partita finanziaria destinata a crescere nei prossimi anni. E noi come la affrontiamo? Facendo un'operazione antica: prendiamo atto che non abbiamo e conseguentemente riduciamo il trasferimento finanziario verso la comunità. Questo è un percorso che dobbiamo interrompere perché abbiamo il dovere di recuperare nuove risorse e di realizzare ricchezza". Uras ha sottolineato che con "un apparato pubblico da 14 mila dipendenti, strutture mastodontiche, macchine, telefoni, autisti e consulenti", c'è prima di tutto da chiedersi se esista una gestione "razionale di tutte queste risorse. Siamo sicuri di non individuare altri ambiti di spreco?". Secondo il consigliere di opposizione la Giunta "ha sbagliato le priorità. In un bilancio come il nostro che vanta 8 miliardi e oltre di riscossioni da fare allo Stato, togliamo 25 milioni di euro dalla 162, pensando sia un risparmio". Ha quindi concluso chiedendo all'assessore Liori "di ripristinare i criteri precedenti. Casomai miriamoli meglio e, soprattutto, reperiamo le risorse, togliendole da altri capitoli di spesa che sicuramente mostrano sprechi". L'assessore regionale della Sanità, Antonello Liori, ha risposto alle osservazioni emerse durante il dibattito in Aula, precisando di avere destinato lo scorso anno una dotazione di risparmi molto importante per coprire il taglio di mille euro sui piani personalizzati. "Il consiglio regionale con il mio assenso - ha dichiarato Liori - recuperò altri 14 milioni di euro, che poi non sono stati spesi e potranno andare a incrementare i 91 milioni di euro stanziati per quest'anno, riportando la spesa a quella reale del precedente anno". L'assessore ha precisato che arriveranno dallo Stato dei fondi per la non autosufficienza "che andranno a coprire eventuali bisogni determinati dalla presentazione di nuove domande". L'intento dell'assessorato è quello di non immobilizzare dei fondi, come avvenuto lo scorso anno, per un'erronea stima del finanziamento e che "forse avremmo potuto pensare di investire in altri settori di intervento sociale, come ad esempio quello dello sport-terapia". Da parte sua, Liori ha ribadito la volontà di "coprire qualsiasi bisogno, perché i risparmi li abbiamo. Credo perciò che non convenga immobilizzarli, perché se ci fosse una sovrastima corriamo il rischio di toglierli ad altri settori". Si è detto inoltre consapevole delle difficoltà che si possano creare in alcuni casi per via della modifica di alcune tabelle che, ha precisato, non sono state tutte modificate. "Ciò che in realtà è cambiato di molto è il sistema di certificazione, che è passato in mano ai medici". Una scelta determinata dal presupposto che "la valutazione di un medico sia più attendibile e scientifica di quella di un assistente sociale, al quale rimane per intero la valutazione del disagio sociale, che determina l'attribuzione del 50% del punteggio, ha precisato. Si tratta di un modo per fare ordine, non per tagliare". L'assessore ha garantito che la Giunta non intende penalizzare la spesa in questo settore, e si è detto disponibile a portare il finanziamento a 116 milioni di euro come l'anno scorso, "spostando costi di bilancio se questo fosse necessario". In merito alle criticità fatte emergere dai consiglieri, Liori si è detto disponibile a rivedere i parametri per l'assegnazione dei punti in graduatoria e della valutazione del reddito con il sistema Isee, riportando la legge all'attenzione della commissione Sanità. Ha precisato che "la delibera in oggetto ha un carattere sperimentale. Mi rendo conto che ogni novità crei sempre delle difficoltà, che potranno però essere eliminate man mano che la messa in atto di ogni singolo caso le metterà in evidenza". L'assessore ha quindi precisato che la scelta di considerare un servizio la legge 104 - che regola i permessi da lavoro per assistere un familiare affetto da handicap, un servizio - nasca dalla volontà di non penalizzare chi non ne possa usufruire. "Per quanto riguarda l'indicazione di corresponsabilizzare i comuni – ha continuato - l'Anci non è molto favorevole, perché in questo momento le casse comunali non sono molto floride". Pertanto ha suggerito che in futuro si debba giungere alla formulazione di una tabella di valutazione "scientifica e inappellabile, che renda univoco in tutto il territorio regionale il giudizio di gravità dell'handicap. Oggi ogni commissione si riserva il diritto di giudicare riferendosi a scuole diverse e con diversi risultati". Ha poi concluso ricordando che nell'assessorato alla sanità c'è una carenza di organico del 50% e che il suo assessorato non ha la facoltà di intervenire sulle priorità a cui si è riferito il consigliere Uras. "Credo sia il caso di difendere la scelta fatta da me e dalla Giunta – ha concluso - con un'apertura a dei cambiamenti che potranno essere operati, in maniera celere, in commissione Sanità attraverso suggerimenti migliorativi accettabili e di buon senso".
Per la controreplica è intervenuto l'on. Espa (Pd) che ha dichiarato di essere soddisfatto da quanto detto nella replica dall'assessore alla sanità. Sia il tono che il programma finanziario esposto dall'esponente della giunta – ha detto – mi hanno convinto. Stiamo ritornando a una posizione positiva. Io so benissimo – ha aggiunto rivolgendosi a Liori - che lei è stato sottoposto a un attacco per far estromettere dalla 162 i disabili gravi. Lei ha fatto benissimo a respingere questi attacchi. La sua disponibilità a rivedere i criteri mi soddisfa. L'on. Espa ha auspicato di poter concludere i lavori sull'argomento con un ordine del giorno unitario.
Anche l'on. Francesco Meloni (Riformatori) ha detto di essere soddisfatto dalle dichiarazioni dell'assessore Liori. Quindi piena fiducia sui cambiamenti e sui fondi. Sono del parere – ha aggiunto Meloni - che si debba arrivare a uno stanziamento di 116 milioni di euro. Anche per Francesco Meloni sarebbe auspicabile arrivare ad un ordine del giorno unitario. Mario Diana (Pdl) ha chiesto una breve sospensione per concordare un testo unitario. Dopo la sospensione è stato approvato, con voto elettronico palese: sì 64, no 1, 1 astenuto, un ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo . In questo ordine del giorno si impegna la giunta a salvaguardare i livelli di assistenza finora garantiti dalla corretta applicazione della legge alle persone in situazione di handicap grave, ridefinendo i criteri secondo i principi di ulteriore equità e ragionevolezza. L'odg chiede, tra l'altro, anche alla giunta di confermare una disponibilità di risorse sufficienti a garantire il livello della spesa effettiva del 2010 e a impegnarsi, nel caso dovesse necessario, a proporre al Consiglio regionale di incrementare le risorse fino a un limite massimo di 116 milioni di euro.

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il testo dell'ODG


ORDINE DEL GIORNO DIANA Mario - BRUNO - STERI - URAS - SANNA Giacomo - MARIANI - CUCCUREDDU sulla modifica dei criteri introdotti dalla delibera di Giunta n. 34/30 del 18 ottobre 2010, avente ad oggetto "progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge 162/1998"

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 95 e n. 98 sulla delibera di Giunta n. 34/30 del 2010;

PRESO ATTO degli interventi avvenuti durante il dibattito in Aula e delle relative argomentazioni svolte;

ATTESO che dal dibattito sono emerse volontà comuni su una rivisitazione dei criteri e sulla necessità di implementare le risorse disponibili




impegna la Giunta regionale

1.a salvaguardare i livelli di assistenza finora garantiti dalla corretta applicazione della legge alle persone in situazione di handicap grave, ridefinendo i criteri secondo i principi di ulteriore equità e ragionevolezza;

2.a confermare una disponibilità di risorse sufficienti a garantire il livello della spesa effettiva del 2010;

3.a impegnarsi, nel caso ciò fosse necessario, a proporre al Consiglio regionale di incrementare le risorse fino ad un limite massimo di 116 milioni di euro;

4.a far sì che in caso di aumento consistente dei piani finanziati con le nuove richieste in via di presentazione, e quindi di una sufficienza di fondi a garantire gli stessi livelli di quest'anno, una eventuale riduzione si applichi in percentuali identiche a tutti i piani;

5.a sottoporre al parere dalla Commissione consiliare competente i nuovi criteri da elaborare.





Cagliari, 18 novembre 2010

ORDINE DEL GIORNO DIANA Mario - BRUNO - STERI - URAS - SANNA Giacomo - MARIANI - CUCCUREDDU sulla modifica dei criteri introdotti dalla delibera di Giunta n. 34/30 del 18 ottobre 2010, avente ad oggetto "progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge 162/1998"

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 95 e n. 98 sulla delibera di Giunta n. 34/30 del 2010;

PRESO ATTO degli interventi avvenuti durante il dibattito in Aula e delle relative argomentazioni svolte;

ATTESO che dal dibattito sono emerse volontà comuni su una rivisitazione dei criteri e sulla necessità di implementare le risorse disponibili




impegna la Giunta regionale

1.a salvaguardare i livelli di assistenza finora garantiti dalla corretta applicazione della legge alle persone in situazione di handicap grave, ridefinendo i criteri secondo i principi di ulteriore equità e ragionevolezza;

2.a confermare una disponibilità di risorse sufficienti a garantire il livello della spesa effettiva del 2010;

3.a impegnarsi, nel caso ciò fosse necessario, a proporre al Consiglio regionale di incrementare le risorse fino ad un limite massimo di 116 milioni di euro;

4.a far sì che in caso di aumento consistente dei piani finanziati con le nuove richieste in via di presentazione, e quindi di una sufficienza di fondi a garantire gli stessi livelli di quest'anno, una eventuale riduzione si applichi in percentuali identiche a tutti i piani;

5.a sottoporre al parere dalla Commissione consiliare competente i nuovi criteri da elaborare.





Cagliari, 18 novembre 2010

giovedì 18 novembre 2010

Legge 162,marcia indietro di Liori sui progetti personalizzati per i disabili:"I fondi ci sono,li porteremo a 116 milioni"

"Tutti i 28 mila piani verranno finanziati, metteremo a disposizione almeno 102 milioni di euro". Arriva a sorpresa l'annuncio dell'assessore regionale alla Sanità Antonello Liori, in Consiglio regionale al termine della discussione delle mozioni (centrosinistra e centristi) sulla legge 162 per i progetti personalizzati di assistenza ai disabili. Novità in vista anche per i parametri, giudicati iniqui dalle famiglie degli ammalati, e per la possibilità di incrementare ulteriormente i fondi. "Sono disponibile a portare i finanziamenti fino ai 116 milioni dell'anno scorso - ha aggiunto Liori - spostando risparmio ed economica se sarà necessario. Si potranno anche rivisitare i parametri per eliminare le incongruenze che sono state evidenziate".

Il partito che non fa più sognare.



LUIGI LA SPINA

L’analisi della sconfitta era uno dei più classici strumenti di autoconsolazione, ma anche di autoconservazione della sinistra italiana. Partiva da una spietata ricognizione dei sintomi sociali non avvertiti e non rappresentati, ma si concludeva immancabilmente con l’incrollabile sicurezza della vittoria finale. L’affanno e lo sgomento con i quali il gruppo dirigente del Pd cerca di capire perché i suoi candidati ufficiali finiscano puntualmente perdenti alle primarie dimostra come di quella tradizione si siano perse le due fondamentali caratteristiche: la comprensione della realtà e, soprattutto, la fiducia in una immediata riscossa.

Le risposte a quella angosciosa domanda, così, offrono verità parziali, contraddittorie, perché smentite, magari, dalla consultazione successiva e, comunque, mai in grado di cogliere una motivazione di fondo, sostanzialmente unitaria.

Se vince il fiorentino outsider Renzi, il merito è dell’età. Se trionfa il pugliese Vendola, il motivo è suggerito dalla ribellione alle indicazioni centralistiche della burocrazia romana del Pd. Se il milanese Boeri è sconfitto è perché alla primarie vanno a votare gli elettori più radicali.

La confusione delle spiegazioni produce, naturalmente, un florilegio di ricette tutte lontane dalle motivazioni per cui l’elettorato di centrosinistra esprime il suo distacco, il suo disagio, la sua protesta, persino la sua rabbia contro la dirigenza Pd. Ci si preoccupa perché la scelta di candidati che provengono dall’ala più radicale dello schieramento renderebbe più difficile l’apporto di consensi moderati, senza i quali si vincono le primarie, ma si perdono le elezioni. Si imputa al Pd il presunto fallimento della fusione tra la sinistra cattolica e quella postcomunista e si parla di una crisi di identità di quel partito. Si comincia a scaricare sul segretario tutte le colpe, in vista del prossimo, destinato alla triste sorte del suo predecessore.

Il difetto di tutte queste diagnosi e delle conseguenti terapie è sempre lo stesso: l’ottica. Lo sguardo è costantemente rivolto alle alleanze parlamentari più opportune, alle vecchie ideologie di provenienza dei dirigenti e alle loro lotte interne che necessitano di scaricare le responsabilità sulle altre componenti di quel partito, alle colpe del vertice, di volta in volta troppo socialdemocratico o troppo moderato, poco radicale o poco riformista. Basterebbe, invece, allontanare quello sguardo fuori da sé, smetterla con i vecchi schemi di una vecchia politica, cercare di capire come funziona, oggi, quella nuova e, soprattutto, domandarsi che cosa cerchino disperatamente gli elettori potenziali del centrosinistra, trovandola quasi mai nel Pd.

Eppure, è una scoperta abbastanza semplice. Caduto il sogno dell’ideologia, quella che alimentava le speranze di cambiamento, la fiducia nel futuro, un ancoraggio solido di valori in cui credere, quel popolo ha bisogno di qualcosa che la sostituisca e di persone che, con l’esempio della loro vita, possano restituire l’entusiasmo, la voglia di partecipare a una lotta, la passione per un impegno civile, prima ancora che politico.

Il Pd, dal suo travagliato parto in poi, ha offerto altro. Innanzi tutto, un sostanziale messaggio di conservazione, del tutto contraddittorio rispetto allo spirito di un partito di sinistra, che dovrebbe fare del cambiamento la sua bandiera. Conservare la Costituzione è certamente un bene, perché racchiude valori tuttora validi. Ma non può essere un manifesto mobilitante, poiché, al di là dei grandi principi, si possono adeguare le forme alle esigenze di una moderna democrazia. E’ giusto conservare le tutele sociali, ma come si può pretendere di rispondere, con un vecchio Welfare che aiuta solo gli occupati, alle esigenze dei giovani che non trovano lavoro o lo trovano solo a un insostenibile costo di precarietà? Perché dare sempre l’impressione di opporsi a qualsiasi mutamento nella scuola, nell’università, negli uffici pubblici?

Non dice nulla, alla dirigenza Pd, il grande successo della trasmissione tv di Fazio e Saviano? Perché, nonostante un certo sdolcinato buonismo e l’abuso di retorica, tanti italiani si sentono rincuorati da chi gli dice che la criminalità organizzata può essere sconfitta, se non si ha paura; che i meritevoli, anche se poveri, possono aver successo e che il mutamento è possibile, solo se lo si vuole? Insomma, da chi ridà un sogno perduto al suo popolo e non crede che alla sinistra basti il cinismo di vincere le elezioni con qualsiasi alleato, a qualsiasi prezzo.

Ecco perché non c’entra nulla il riformismo o il radicalismo, il riferimento al cattolicesimo o al tardomarxismo, il gioco delle cordate correntizie o la voglia di sconfiggere il segretario di giornata. Gli elettori delle primarie fanno vincere Renzi, Vendola, Pisapia perché sono in cerca di figure che accendano una speranza di cambiamento e che offrano un progetto di futuro che riscaldi anche il cuore. Perché, nella politica di oggi, l’emozione conta come la ragione. Del resto, con tutti i limiti che conosciamo, non si può dimenticare che Veltroni, a Torino, nel famoso discorso al Lingotto, seppe far intravedere un programma accattivante, capace di attirare molto interesse, se non entusiasmo. Tanto è vero che il risultato elettorale fu tutt’altro che disprezzabile, pur scontando le delusioni di una travagliatissima esperienza governativa.

Nanni Moretti, circa dieci anni fa, preconizzava una sicura sconfitta elettorale del centrosinistra, se l’antenato del Pd non avesse radicalmente cambiato tutta la sua dirigenza. Sbagliava, perché non sempre è andata così. Ma aveva ragione quando pensava che quello schieramento avrebbe perso magari non i voti della sua gente, ma le loro anime.