domenica 31 ottobre 2010

Il bunga bunga che segna la fine di un regno.


(Eugenio Scalfari)
Le recenti cronache dell'Italia berlusconiana che raccontano l'ennesimo scandalo ormai generalmente etichettato "bunga bunga" mi hanno lasciato al tempo stesso indifferente e stupefatto.
L'indifferenza deriva dal fatto che conosco da trent'anni Silvio Berlusconi e sono da tempo arrivato alla conclusione che il nostro presidente del Consiglio rappresenta per molti aspetti il prototipo dei vizi italiani, latenti nel carattere nazionale insieme alle virtù che certamente non mancano. Siamo laboriosi, pazienti, adattabili, ospitali.
Ma anche furbi, vittimisti, millantatori, anarcoidi, insofferenti di regole, commedianti. Egoismo e generosità si fronteggiano e così pure trasformismo e coerenza, disprezzo delle istituzioni e sentimenti di patriottismo.
Berlusconi possiede l'indubbia e perversa capacità di aver evocato gli istinti peggiori del paese. I vizi latenti sono emersi in superficie ed hanno inquinato l'intera società nazionale ricacciando nel fondo la nostra parte migliore.
È stato messo in moto un vero e proprio processo di diseducazione di massa che dura da trent'anni avvalendosi delle moderne tecnologie della comunicazione e deturpando la mentalità delle persone e il funzionamento delle istituzioni.

Lo scandalo "bunga bunga" non è che l'ennesima conferma di questa pedagogia al rovescio. Perciò non ha ai miei occhi nulla di sorprendente.

Da quando avviò la sua attività immobiliare con denari di misteriosa provenienza, a quando con l'appoggio di Craxi costruì il suo impero televisivo ignorando le ripetute sentenze della Corte costituzionale, a quando organizzò il partito-azienda sulle ceneri della Prima Repubblica logorata dalla corruzione diventata sistema di governo.
A sua volta, su quelle ceneri, il berlusconismo è diventato sistema o regime che dir si voglia: un potere che aveva promesso di modernizzare il paese, sburocratizzarlo, far funzionare liberamente il mercato, diminuire equamente il peso fiscale, sbaraccare le confraternite e rifondare lo Stato.

Il programma era ambizioso ma fu attuato in minima parte negli otto anni di governo della destra ai quali di fatto se ne debbono aggiungere i due dell'ultimo governo Prodi durante i quali il peso dell'opposizione sul paese fu preponderante.
Ma non solo il programma rimase di fatto lettera morta, accadde di peggio. Accadde che il programma fu contraddetto. Il sistema-regime è stato tutto fuorché una modernizzazione liberale, tutto fuorché una visione coerente del bene comune.

Per dieci anni l'istituzione "governo" ha perseguito il solo scopo di difendere la persona di Berlusconi dalle misure di giustizia per i molti reati commessi da lui e dalle sue aziende prima e durante il suo ingresso in politica. Nel frattempo l'istituzione "Parlamento" è stata asservita al potere esecutivo mentre il potere giudiziario è stato quotidianamente bombardato di insulti, pressioni e minacce che si sono anche abbattute sulla Corte costituzionale, sul Csm, sulle Autorità di garanzia e sul Capo dello Stato.
Il "Capo" e i suoi vassalli hanno tentato e tentano di costruire una costituzione materiale incardinata sul presupposto che il Capo deriva la sua autorità dal voto del popolo ed è pertanto sovra-ordinato rispetto ad ogni potere di controllo e di garanzia.

Questa situazione ha avuto il sostegno di quell'Italia che la diseducazione di massa aveva privato d'ogni discernimento critico e che vedeva nel Capo l'esempio da imitare e sostenere.
Il cortocircuito che questa situazione ha determinato nel carattere di una certa Italia ha fatto sì che Berlusconi esibisca i propri vizi, la propria ricchezza, la sistematica violazione delle regole istituzionali e perfino del buongusto e della buona educazione come altrettanti pregi.
Non passa giorno che non si vanti di quei comportamenti, di quella ricchezza, del numero delle sue ville, del suo amore per le donne giovani e belle, dei festini che organizza "per rilassarsi", degli insulti e delle minacce che lancia a chi non inalbera la sua bandiera. E non c'è giorno in cui quell'Italia da lui evocata e imposta non lo ricopra di applausi e non gli rinnovi la sua fiducia.

Lo scandalo "bunga bunga" è stato l'ennesima riprova di tutto questo. La magistratura sta indagando sugli aspetti tuttora oscuri di questa incredibile vicenda della quale tuttavia due punti risultano ormai chiari e ammessi dallo stesso Berlusconi: la sua telefonata al capo gabinetto del Questore di Milano nella quale chiedeva il pronto rilascio della minorenne marocchina sua amica nelle mani "sicure" di un'altra sua amica da lui fatta inserire da Formigoni nel Consiglio della Regione lombarda, e l'informazione da lui data alla Questura che la minorenne in questione era la nipote del presidente egiziano Mubarak.
Queste circostanze ormai acclarate superano ogni immaginazione e troverebbero adeguato posto nell'ultimo romanzo di Umberto Eco dove il protagonista ricalca per alcuni aspetti "mister B" per le sue capacità d'inventare il non inventabile facendolo diventare realtà.
La cosa sorprendente e stupefacente non è nella pervicacia con la quale Berlusconi resta aggrappato alla sua poltrona e neppure la solidarietà di tutto il gruppo dirigente del suo partito e della sua Corte, che fa quadrato attorno a lui ben sapendo che la sua uscita di scena sarebbe la rovina per tutti loro. La cosa sorprendente è che - sia pure con segnali di logoramento e di sfaldamento - ci sia ancora quella certa Italia il cui consenso nei suoi confronti resiste di fronte alla grottesca evidenza di quanto accade. Questo è l'aspetto sorprendente, anzi sconvolgente, che ci dà la misura del male che è stato iniettato e coltivato nelle vene della società e questo è il lascito, il solo lascito, di Silvio Berlusconi.
Sua moglie Veronica, in una lettera pubblicata un anno e mezzo fa, lo scolpì in poche righe, stigmatizzò l'uso che il marito faceva del potere e delle istituzioni, i criteri di reclutamento della "sua" classe politica imbottita di "veline" e di attricette che avevano "ceduto i loro corpi al drago" e concluse scrivendo: "Mio marito è ammalato e i suoi amici dovrebbero aiutarlo a curarsi seriamente".
Quello che sta accadendo lo dimostra e lo conferma: quest'uomo è gravemente ammalato, l'attrazione verso donne giovani e giovanissime è diventata una dipendenza che gli altera la mente e manda a pezzi i suoi freni inibitori.
Dovrebbe esser seguito da medici e da psico-terapeuti che lo aiutassero a riprendersi; ma sembra di capire che sia seguito da persone reclutate con tutt'altro criterio: quello di immortalare le apparenze della sua giovinezza in tutti i sensi. Ma così non fanno che aggravare il male.

* * *

È ormai evidente agli italiani normali e normalmente raziocinanti, il cui numero sta fortunatamente aumentando, che questa situazione non può continuare. In qualunque altro paese dell'Occidente democratico sarebbe terminata da un pezzo per decisione dello stesso interessato e del gruppo dirigente che lo attornia. Ma qui le cose vanno in un altro modo e sappiamo perché. Tra lui e i suoi accoliti, uomini e donne che siano, esistono vincoli che non si possono sciogliere perché ciascuno di loro (quelli che contano veramente) ha le sue carte sul Capo e lui ha le sue carte su tutti gli altri. Così per Previti, così per Dell'Utri, così per Scajola, così per Verdini, così per Brambilla ed altri ancora.
A questo punto tocca a tutti coloro che ritengono necessario ed urgente porre fine al "bunga bunga" politico, costituzionale e istituzionale, staccare la spina.
Presentare una mozione di sfiducia che vada da Bersani a Fini e da Casini a Di Pietro, che abbia la funzione che in Germania si chiamerebbe "sfiducia costruttiva". Esponga cioè il programma che quell'arco di forze vuole attuare subito dopo che la sfiducia sia stata approvata e che si può riassumere così:

1. Indicare al Presidente della Repubblica l'esistenza di una maggioranza alternativa che gli consenta di nominare un nuovo governo, come la Costituzione prevede.

2. Elencare alcuni temi programmatici a cominciare dal restauro costituzionale, indispensabile dopo la devastazione compiuta in questi anni e, a seguire, alcune urgenti misure economiche e sociali, un federalismo serio che rafforzi l'unità nazionale e la modernizzazione della società articolandola secondo un disegno federale, una riforma della giustizia che sia utile ai cittadini, una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini il potere di eleggere i propri rappresentanti nei vari modi con i quali quest'obiettivo può essere realizzato.
Uno sbocco di questo genere sarebbe estremamente positivo per il paese e dovrebbe essere guidato da qui alla fine naturale della legislatura da un "Mister X" che abbia le caratteristiche e la competenza necessaria al recupero dei valori etici e politici che la Costituzione contiene nella sua prima parte, ammodernandola nella seconda in conformità alle esigenze che una società moderna richiede.
Noi riteniamo che questo percorso vada intrapreso al più presto anche per riconciliare con le istituzioni un paese stanco e disilluso dal tristissimo spettacolo che è sotto gli occhi di tutti.
Non si tratta di utilizzare lo scandalo della minorenne marocchina strumentalizzandolo per fini politici. Si tratta invece di metter fine ad una rovinosa gestione governativa del "non fare" e del "malfare", che non è riuscito ad aprire un cantiere, a sostenere i consumi e il potere d'acquisto, a recuperare un centesimo di avanzo nel bilancio delle partite correnti, ad invertire il trend negativo dell'occupazione, a fare un solo passo avanti nella buona riforma della giustizia e del federalismo.
Infine a smantellare la "cricca" che da quindici anni non fa che rafforzarsi prendendo in giro i gonzi con il racconto d'una improbabile favola a lieto fine.
La storia italiana ha visto più volte analoghe "cricche" al vertice del paese. Quando ciò è accaduto, la favola è sempre terminata male o malissimo. L'esperienza dovrebbe aiutarci ad interrompere questo percorso in fondo al quale c'è inevitabilmente la rovina sociale e il degrado morale.

sabato 30 ottobre 2010

Lettera di Bersani.


CARA DEMOCRATICA,CARO DEMOCRATICO,
VIVIAMO ORMAI NEL SECONDO TEMPO DEL BERLUSCONISMO. UN TEMPO NEL QUALE BERLUSCONI NON PUÒ
OFFRIRE NUOVI ORIZZONTI AL PAESE MA PUÒ ANCORA USARE AGGRESSIVAMENTE E PERICOLOSAMENTE LA
SUA FORZA.
LA CRISI POLITICA E QUELLA SOCIALE SI STANNO AVVITANDO. CI SONO DELUSIONE E RABBIA NEGLI ITALIANI,
C’È DISAFFEZIONE, C’È SFIDUCIA.
VEDIAMO ANCHE NOI CHE SI È ALZATO UN MURO TRA POLITICA E SOCIETÀ. I PROBLEMI REALI DEI CITTADINI
NON TROVANO VOCE, NÈ RISPOSTA. NON C’È ABBASTANZA LAVORO E QUEL CHE C’È È SPESSO
DRAMMATICAMENTE A RISCHIO. LE TASSE PESANO SEMPRE DI PIÙ PER CHI LE PAGA. I SERVIZI FONDAMENTALI
SI INDEBOLISCONO. SCUOLA E UNIVERSITÀ SONO NELLA PRECARIETÀ E NEL DISAGIO. I COMUNI SUBISCONO UN
COLPO GRAVE NELLA LORO POLITICHE SOCIALI E NEGLI INVESTIMENTI. LE PICCOLE IMPRESE SOFFRONO E
MOLTE SOCCOMBONO. CHI REAGISCE ALLA CRISI E, NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ, TROVA OPPORTUNITÀ NUOVE,
NON SENTE ATTORNO A SÈ UN SISTEMA CHE LO AIUTI. TUTTO QUESTO AVVIENE MENTRE I FONDAMENTALI
PRESIDI DEL NOSTRO ASSETTO COSTITUZIONALE VENGONO MESSI IN DISCUSSIONE O ADDIRITTURA AGGREDITI.
LA PAZIENZA È FINITA. È TEMPO DI RIMBOCCARCI TUTTI LE MANICHE E SUSCITARE UN RISVEGLIO ITALIANO.
LAVORO E RISCOSSA CIVICA, LAVORO E LEGALITÀ SONO LE CHIAVI DI QUESTO RISVEGLIO. L’ITALIA È MEGLIO DI
QUELLO CHE LE SUCCEDE. L’ITALIA MERITA UNA ALTERNATIVA CHE RINSALDI LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE
E AVANZI UN PROGETTO ECONOMICO E SOCIALE NUOVO. CI STIAMO LAVORANDO CON IMPEGNO. ABBIAMO
CRITICHE CHIARE E FORTI DA FARE ALLA POLITICA DELLA DESTRA; ABBIAMO PROPOSTE NUOVE DA AVANZARE
AL PAESE. PRESENTEREMO LE UNE E LE ALTRE IN UNA CAMPAGNA SENZA PRECEDENTI, ANDANDO A PORTA A
PORTA IN OGNI LUOGO DEL PAESE PER ASCOLTARE E RACCONTARE QUELLO CHE SIAMO E QUELLO CHE
VOGLIAMO PER L’ITALIA.
ABBIAMO BISOGNO DEL TUO APPOGGIO E DELLA TUA DISPONIBILITÀ E PER QUESTO TI INVITO A MOBILITARTI
NEI FINE SETTIMANA DEL 13, 20, 27 NOVEMBRE, AD ESSERE PRESENTE NEI GAZEBO CHE SARANNO ALLESTITI
IN TUTTA ITALIA NELLA GIORNATA DI SABATO 20 NEI LUOGHI DOVE HAI VOTATO PER LE PRIMARIE, RITIRARE IL
MATERIALE E A DISTRIBUIRLO CASA PER CASA O FARLO CIRCOLARE NEL MODO CHE RITIENI PIÙ UTILE.
SENZA IL PD NON PUÒ ESSERCI ALTERNATIVA.
IL PD SI MOBILITA PER PREPARARE GIORNI MIGLIORI PER L’ITALIA. UNISCITI A NOI.
VI RINGRAZIO PER IL VOSTRO IMPEGNO.
CARA DEMOCRATICA, CARO DEMOCRATICO,
PIER LUIGI BERSANI

Statista bunga bunga.


(Concita De Gregorio)

Ce lo possiamo permettere? Chiediamoci questo. L'Italia, noi italiani viviamo in un paese così prospero, così egualitario, così giusto, così salubre e così efficiente, in un paese così ricco di tutte quelle ricchezze che fanno dignitosa la vita degli uomini da poterci permettere - in questa democrazia avanzata e matura, solida e coesa - la bizzarria di avere a capo del governo un uomo anziano ossessionato dalla sua stessa vecchiaia, avvelenato di farmaci che gli assicurano apparente vigore e devastato dalle plastiche che ne fingono l'eterna giovinezza, un ex chansonnier piduista di tortuose fortune e discutibili amicizie oggi impegnato a tempo pieno a garantirsi l'impunità dai molti processi e a comprarsi le alleanze che lo portino al Quirinale oltrechè, da una certa ora del giorno in poi, ad organizzare notti in villa e trasferte in dacia così da poter ricevere in accappatoio bianco le ospiti procacciate a nugoli dai suoi servitori intanto messi a capo di imprese commissioni parlamentari reti televisive e ministeri, riceverli con il calice in mano e fare le sei del mattino raccontando barzellette di sapore africano dei tempi di Macario, e tutti giù a ridere prima di tuffarsi in piscina o nel letto? No perché penso, in fondo, che se l'Italia fosse un paese così sano produttivo progredito ed autosufficiente potrebbe persino sopportare il temporaneo vuoto di potere democratico (che dell'assoluto arbitrio di uno solo è sinonimo) determinato dalla provvisoria permanenza al governo di Silvio B. In fondo dieci anni o anche venti di fronte all'eternità sono un attimo. La Roma di Augusto, l'Italia di Einaudi potrebbe sopravvivere facilmente a questa caricatura di imperatore che gli è toccata in sorte: che si è scelta per motivi che solo gli storici con saggezza chiariranno, le responsabilità è ovvio che siano tra tutti equamente distribuite. Tra chi lo ha scelto e chi non ha saputo o potuto opporre alternativa e rimedio.
Il vero problema, temo, è che non siamo in queste condizioni. Avremmo bisogno di un governo, in realtà: non possiamo permetterci di sostituirlo con un comitato d'affari dedito nei ritagli di tempo a particolari evoluzioni erotiche. Ci servirebbe, e anche in fretta, qualcuno che si occupasse - meglio se a tempo pieno - del lavoro che non c'è, di quante ore di cassa integrazione saranno erogate l'anno venturo, di una riforma del fisco che non chiami sempre gli stessi a pagare, della camorra che gestisce e manovra a scopi di suo personale tornaconto il disastro dei rifiuti, della ricerca e del sapere azzerati e irrisi, di dare una casa e un'occupazione a chi ha meno di trent'anni perché possa diventare adulto e farsi carico in proprio delle responsabilità che gli spettano, di dare ospedali ai malati assistenza ai vecchi asili ai bambini, stimolo alle imprese, fiducia alle persone. Al contrario, vedete, di tutto questo non si parla né temo si parlerà per parecchie settimane, forse mesi. Il Paese è ostaggio dei fantasmi che agitano le notti insonni del premier: i suoi parlamentari/avvocati si dividono fra la cura dei suoi problemi pubblici - in parlamento a studiare lo scudo che lo salvi dai processi - e quelli privati, tutti convocati ad Arcore a studiare la linea difensiva dall'ennesima vicenda a sfondo sessuale. Questa volta un po' più grave del solito dal momento che la storia del giorno è condita da più di un elemento da codice penale: siamo in terreno di furti, sfruttamento della prostituzione, corruzione di minore. Ghedini e gli altri, il governo stesso: sono tutti impegnati su questi due fronti. I processi pubblici e privati, le leggi e le linee difensive. Qualcuno si occupa di distrarre annunciando 300 mila tagli alla pubblica amministrazione. Qualcun altro si affanna a spiegare come mai il signor B. abbia condonato 160 milioni di debito al paradiso fiscale di Antigua proprio mentre con i politici di quell'isola si stringevano con il premier personali affari immobiliari. E poi la battaglia sull'informazione, certo, perché l'unica cosa che conta è che di tutto questo niente si dica. Anzi, vedrete. I giornali e i tg di famiglia non si occuperanno di indagare sul bunga bunga ma strilleranno alla trappola, al complotto. Parleranno di inchieste ad olorogeria. Diranno di un pover'uomo perseguitato per via dei suoi atti di carità. «Sono una persona di cuore, aiuto chi ha bisogno», ha detto ieri il signor B. per spiegare come mai la presidenza del Consiglio dei ministri sia intervenuta presso una Questura ad impedire l'identificazione di una minore implicata in un furto. Lo avrebbe fatto se Ruby si fosse chiamata Mohamed? Figuriamoci, senz'altro sì. Servirà in questo caso un centralino dedicato, perché ci sono migliaia di stranieri non identificati nelle questura d'Italia proprio in questo momento. Se Palazzo Chigi vuole occuparsene ha la possibilità e la facoltà di farlo, possibilmente nel rispetto della legge: serviranno trenta persone al telefono come minimo, è una buona cosa. Trenta posti di lavoro.
C'è un secondo aspetto delicatissimo in questa terrificante storia di lelemora e emiliofede, di ragazzine reclutate nelle discoteche e nei privè milanesi che tanto piacciono a Ignazio La Russa e Daniela Santanchè, in passato già soci del Billionaire di Briatore, altro campione di vita smeralda eletto ad esempio di stile dai rotocalchi di famiglia: giornali che alternano le foto (rubate?) della primogenita Marina nuda a quelle del tatuato Corona e dati in gestione agli alfonsosignorini, neomaestri di moderna eleganza. Oltre alla paralisi del governo e del Parlamento, all'assoluto disinteresse per la vita del paese e delle quotidiane fatiche degli italiani c'è il tema della vulnerabilità e della sicurezza dei luoghi di governo e dei protagonisti che li abitano. Un tema che già si pose ai tempi in cui Patrizia D'Addario e le sue colleghe pugliesi entravano ed uscivano da palazzo Grazioli senza filtri senza controlli e in auto blu, munite di registratori cellulari per le riprese e chissà cos'altro. Se ne occupò Gianni Letta, allora. Facciamo finta di essere un paese normale. Facciamo finta che nelle stanze, anche private, di un presidente del Consiglio ci siano - come ci sono - carte e documenti, codici e segreti che in ogni Paese del mondo sono nella disponibilità pressoché esclusiva del capo del governo. Possono, da quelle stanze, entrare ed uscire senza controllo maggiorenni o minorenni non identificate, magari pregiudicate, sfuggite ai controlli ed evase dai centri di protezione, accusate di furto? Qual è il rischio, a parte l'evidente ricattabilità del padrone di casa, che difatti è regolarmente ricattato (in questo caso, che paradosso, parte lesa)? Quali sono i rischi per la credibilità del Paese all'estero, per la sua autorevolezza internazionale, per il peso che può avere nelle decisioni che riguardano la vita di tutti? A parte Putin e Gheddafi, che evidentemente condividono con il premier letti in regalo ed harem personali oltre al repertorio di barzellette e alle forniture di petroli e di gas: gli altri leader del mondo, che dicono? Cosa scriverà l'ambasciatore egiziano al suo governo: che Silvio B. ha fatto rilasciare una ragazzina di nome Ruby figlia di un ambulante messinese e vincitrice di un concorso locale di bellezza, tuttora sotto la tutela del sindaco di Letojanni (fino al 2 novembre, quando la giovane compirà 18 anni) dicendo, testualmente, «è la nipote di Mubarack?». Che ne pensa Mubarack? Possiamo permettercelo?
Personalmente di quel che fa Silvio B. nelle sue magioni, quali posizioni preferisce, di quanto la sua camera da letto sia affollata e nel dettaglio da chi non mi interessa per nulla. Credo anche che ci sia una quota di italiani sfinita da tutto questo, che non ha proprio nessuna voglia di infilarsi nel tunnel di un nuovo caso Noemi o D'Addario. Penso però anche che questi italiani, io fra loro, costituiscano una minoranza. La verità è purtroppo che il voyeurismo del nuovo medioevo mediatico è lo spirito del tempo. In tv, nei siti internet e suo giornali quel che è successo nel garage di Sarah Scazzi suscita un interesse enormemente più alto delle vicissitudini di un precario della scuola, di un artigiano alle prese col fisco, di un laureato disoccupato o del diario di un operaio di Pomigliano. Figuriamoci la nuova kermesse erotica di palazzo Chigi denominata bunga bunga. Un tormentone. Un boom di accessi ai siti. Non si parla d'altro. Su questo stesso giornale: mentre (poche) lettere e mail ci chiedono di ignorare queste miserie e continuare ad occuparci del Paese, migliaia di lettori e di utenti del web vanno a cercare le foto di Ruby. E' questo l'esito del ventennio che abbiamo attraversato: immondizia televisiva, impoverimento economico, nessuna alternativa reale al reality show. Torna a casa in tutta fretta c'è il Biscione che ti aspetta. Parabole e miseria.
Due parole, per concludere nel merito della storia. Gli insegnamenti del giorno, ad uso collettivo, sono che: se a rubare è la nipote di Mubarack va rilasciata immediatamente, se non è nipote di nessuno resta dov'è. Se è il presidente del Consiglio a frequentare una minorenne è un uomo non è un santo, fa del bene a chi ha bisogno: se siete voi andate in galera. Se è un direttore di Tg a procurare le ragazze sta facendo un favore a un amico, cosa c'entra la prostituzione. Se nelle stanze del premier si fa bunga bunga - rituale tribale di sesso anale collettivo, lo dico per quei tre o quattro che non lo avessero appreso ieri - nessuno osserva che è l'Italia ad essere messa in ginocchio, lei sì, collettivamente: le due paroline diventano un divertente tormentone sul web, barzellette alla radio, allusioni e risate.
La storia di Ruby è quella di una giovane deviante, una ragazza disadattata: fughe, ricoveri in case famiglia, denunce per furto. Davvero una ragazza che avrebbe bisogno di aiuto. Ma non del genere che ieri il presidente del Consiglio ha confermato di averle fornito. Il modo per aiutare una minorenne che ruba non è farla uscire dalla porta principale di una questura accompagnate dal pronto intervento di un'igienista dentale fatta eleggere consigliera in Lombardia. E' indirizzarla verso un luogo dove possa, finché è in tempo, trovare una strada. Migliaia di giovani, non solo marocchini, ne hanno bisogno proprio in questo momento. Vorremmo un governo che si occupasse di immigrati e di ladruncoli anche se non portano la quarta di reggiseno. Che garantisse integrazione per chi lo merita e sanzioni per chi no. Sicurezza e insieme coesione. Opportunità ai meriti, punizione ai demeriti. Ma come vedete questo non è il linguaggio delle notti di Arcore, né dei suoi giorni. Non fa ridere: non ci sono negri con membri giganti che sodomizzano nessuno, in questa proposta. Dunque chiudiamo pure le Camere, tutte tranne la camera da letto. La sua, naturalmente: in attesa della prossima barzelletta sui negri e sugli ebrei, bunga bunga e bongo bongo. Vediamo dove porta. Magari al Quirinale, Ruby e le altre al posto dei corazzieri proprio come piace al Colonnello, chissà.

Superando.it:Non si può fare cassa sulla pelle delle persone con disabilità!

E invece è proprio quello che potrebbe succedere in Sardegna, dopo l'approvazione di un provvedimento della Giunta Regionale, duramente contestato sia dalle opposizioni che dalla FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap). Il progettato taglio di 25 milioni di euro su un budget di 116 rischia tra l'altro di affossare il modello sardo basato sulla personalizzazione e la coprogettazione dei servizi, che si rifà alla Legge Nazionale 162/98. Nel corso quindi di una conferenza stampa, alcuni consiglieri del Partito Democratico hanno chiesto che il provvedimento venga ridiscusso. Dal canto suo la FISH Sardegna ha annunciato per il 4 novembre un sit-in di protesta a Cagliari


Mario Bruno, consigliere della Regione Sardegna«Non si può fare cassa sulla pelle delle persone con disabilità»: a dichiararlo, nel corso di una conferenza stampa, è stato Mario Bruno, capogruppo del Partito Democratico nel Consiglio Regionale della Sardegna, presentando le conseguenze della Deliberazione di Giunta Regionale n. 34/30, approvata il 18 ottobre 2010, che ha modificato i criteri della Legge 162/98 sull’assegnazione dei finanziamenti alle persone con disabilità (di tale questione si legga nel nostro sito cliccando qui).
«È vergognoso un taglio di 25 milioni di euro su un budget di 116», ha dichiarato Bruno, che ha chiesto alla Giunta di operare «controlli rigorosi sui cosiddetti "falsi disabili", evitando ricadute trasversali». «Vogliamo - ha poi concluso - che il modello sardo basato su personalizzazione e coprogettazione dei servizi sia consolidato e non perduto. Si tratta infatti di strumenti efficacissimi, che costituiscono anche un modello più economico di assistenza alla disabilità rispetto, ad esempio, alle RSA [Residenze Sanitarie Assistite, N.d.R.]. Un modello che va oltre l'assistenzialismo, imitato anche dalle Regioni più avanzate del nostro Paese».

«Non vogliamo fare polemiche partitiche - ha poi affermato Marco Espa, anch'egli consigliere regionale del Partito Democratico, oltre che vicepresidente della Commissione Consiliare Sanità e Politiche Sociali - su una legge che aveva dato una risposta di qualità a persone in carne e ossa. Il problema, in realtà, non riguarda solo i tagli alle risorse, ma anche la modifica dei criteri per l'assegnazione dei contributi familiari». «I nuovi criteri - ha spiegato infatti Espa - comporteranno una diminuzione delle risorse per oltre 24.000 persone, con un tetto massimo del 93% nei casi di disabilità più grave, che in termini monetari significa tagli fino a 10.000 euro a contributo. La modifica dell’attribuzione dei punteggi in base all’età penalizza poi la fascia dagli zero ai 18 anni, e quella dai 19 ai 35. E ancora, l'eliminazione dell’autocertificazione comporterà un aggravio economico alle famiglie, calcolato in un range che va dai 900.000 ai 2 milioni di euro. Infine, dal punto di vista dell’occupazione, sarebbero a rischio 3.000 posti di lavoro».
Altri nodi di criticità sono stati individuati da Espa nella Legge 104/92 - che regolamenta i permessi lavorativi per i familiari con a carico persone disabili - «che, per la prima volta, viene considerato un servizio». E per concludere, «non vanno dimenticate le modifiche alla Legge 162/98 le quali stabiliscono che non vi sia alcun vantaggio reale per la presenza di più disabili nello stesso nucleo familiare perché, pur mantenendo invariato il tetto massimo di finanziamento (20.000 euro), si elimina il criterio di priorità».

Gli esponenti del Partito Democratico hanno quindi rivolto un appello al presidente della Commissione Sanità Felice Contu (Unione di Centro) e all’assessore regionale alla Sanità Antonello Liori, affinché la Deliberazione n. 34/30 venga riportata in Commissione e nuovamente discussa da tutte le parti politiche. «Altrimenti - ha dichiarato Bruno - presenteremo una mozione in aula prima del 15 dicembre, termine massimo per la presentazione delle domande per ottenere i contributi».
Anche secondo il consigliere Pier Luigi Caria, «sotto il profilo politico la storia di questa legge testimonia un atteggiamento bipartisan e per questo è un segnale preoccupante la delibera adottata dalla Giunta». Per Caria un taglio generalizzato di 25 milioni di euro «non permetterà un risparmio effettivo». «Non facciamo una battaglia di frontiera - ha affermato infine Valerio Meloni - in quanto comprendiamo la necessità della Giunta di operare tagli anche nella sanità. E tuttavia si dovrebbe procedere a un'analisi attenta, per individuare le necessità prioritarie».
Alla conferenza stampa era presente anche il consigliere regionale dell'Italia dei Valori Giovanni Mariani, che ha sottolineato la vicinanza a questa battaglia anche del suo partito, ricordando tra l'altro come l'applicazione della Legge 162/98 attuata in Sardegna abbia anticipato le stesse direttive della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Per quanto poi riguarda la FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), che già si era espressa in questi giorni sulla questione (se ne legga nel nostro sito cliccando qui), essa ha annunciato per giovedì 4 novembre (ore 10), in Via Roma a Cagliari, presso il Consiglio Regionale, un sit-in di protesta denominato Difendiamo la qualità sociale per la vita indipendente, ove risuoneranno slogan come «No ai tagli ai progetti personalizzati!». (S.B.)

Appassionato elogio del wi-fi libero per non scivolare giù dalla modernità




La legge contro il rinnovo del decreto-legge Pisanu.



Una soluzione per bar, aeroporti, stazioni, treni Frecciarossa. E studenti, imprenditori, innamorati...


(Beppe Severgnini)
Nei caffè italiani è più facile trovare ragazzi seduti davanti a un alcolico che davanti a un computer. Il motivo: i punti di accesso wi-fi sono pochi. Poco più di quattromila, contro i 28 mila della Gran Bretagna, i 30 mila della Francia, i 75 mila degli Usa. Non solo: in Italia è prevista la schedatura degli utenti. Documento d'identità da fotocopiare, come richiesto dal decreto-legge Pisanu, introdotto in seguito agli attentati del 2005 a Madrid e a Londra. La norma scade il prossimo 31 dicembre, e qualcuno vorrebbe rinnovarla così com'è: cattiva idea. Wi-fi significa velocità, mobilità, scambi, conoscenze, informazioni, occasioni. In sostanza, lavoro. Un Paese geograficamente complicato ed economicamente impacciato - qual è l'Italia oggi - dovrebbe sfruttare l'opportunità della connessione libera senza fili. Ma la burocrazia uccide la buona volontà. Davanti a carte e procedure, baristi e albergatori rinunciano, pur sapendo di scontentare i clienti.

La schedatura venne introdotta - e viene tuttora giustificata - come misura antiterrorismo. C'è un particolare: Paesi più esposti di noi hanno rinunciato, ben sapendo che i pericoli non vengono di lì. Negli ultimi cinque anni - da quando ho trovato nella zona wi-fi di Fiumicino il cartello «Servizio temporaneamente sospeso» - ho usato il servizio dall'aeroporto di Budapest, in una piazza di Beirut, davanti a un caffè di Tel Aviv, in una strada di Hanoi, dentro un ristorante di Nairobi, da un parco di Oslo, in uno stadio a Pechino e in diverse università americane. Tutti più incoscienti di noi?, si è chiesto Massimo Sideri su Sette. No. Hanno capito invece che, con certe misure, si fermano gli studenti, gli imprenditori e gli innamorati. Non i malintenzionati.

Per navigare in rete senza fili, in Italia, occorre essere registrati. Possedere una chiavetta Usb, per esempio, che permette - almeno in teoria - di ritrovarsi online in ogni angolo del Paese. Ma gli abbonamenti costano, e le connessioni non offrono sempre quello che promettono: le autostrade a 7 Mb, in un luogo affollato, diventano sentieri di montagna. Il wi-fi libero sarebbe la soluzione per gli aeroporti, le stazioni, il treno Frecciarossa. Tante promesse, ma dov'è?

È possibile che gli operatori telefonici ne frenino la diffusione sperando di vendere più 3G? È possibile, ma sarebbe bizzarro. La connessione è una comodità e un'abitudine; chi apprezza il wi-fi sarà - se non è già - un cliente del 3G. Quindi: più chiavette, più traffico, più smartphones (iPhone, Blackberry, Nokia e compagnia). Tutti più contenti, più veloci e - magari - meno poveri.

Ma c'è il decreto Pisanu, e potrebbe superare il crinale degli anni Zero. I sostenitori del wi-fi libero è bene si diano da fare: Paolo Gentiloni (Pd), Linda Lanzilotta (Api), Luca Barbareschi (Fli), Roberto Rao (Udc), Antonio Di Pietro (Idv). Il ministro Renato Brunetta s'è detto favorevole a «liberare la rete». Tre giorni fa, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha detto: «È mio intendimento portare la prossima settimana in Consiglio dei ministri una proposta che consenta di superare il decreto Pisanu, liberalizzando il wi-fi, ma garantendo le informazioni che consentono alla magistratura e alla polizia di proseguire le indagini».

Diamogli fiducia: ma non ci deluda. Maroni, nel passato recente, s'è dimostrato abile ad evitare lo scontro frontale con Facebook; e a differenza di alcuni colleghi capisce qual è la posta in gioco. Sarebbe un piccolo segnale in controtendenza, in un momento non facile. Il rischio, infatti, è evidente. Zitti zitti, passo passo, lemme lemme (bunga bunga?) l'Italia sta scivolando giù dalla modernità. Peccato: con la testa, l'occhio e il fegato che abbiamo, potremmo cavalcarla come un'onda, e farci ammirare dal mondo.

venerdì 29 ottobre 2010

Marco Espa:no ai tagli alla 162.Conferenza stampa in Consiglio Regionale del PD.

Negli ultimi 10 anni in Sardegna il sostegno delle Istituzioni alle persone con disabilità e alle loro famiglie è stato eccellente grazie alla L. 162 - progetti personalizzati. Il modello Sardegna ha rappresentato nel quadro nazionale del settore (e non solo) un esempio da seguire per tutte le Regioni, per aver reso possibile la coprogettazione degli interventi da parte dei diretti interessati e delle loro famiglie e la scelta degli operatori professionali. Le Giunte succedutesi in questi anni, di qualsiasi colore politico, hanno sempre garantito la copertura finanziaria adeguata per i progetti personalizzati che venivano presentati. Il numero dei progetti e le risorse finanziarie sono cresciuti di anno in anno fino ad arrivare, nel 2009 a 28.351 progetti personalizzati finanziati con 116 milioni di euro. Oggi, nel 2010, l'assessore Liori ha deciso di fissare criteri che facciano rientrare la spesa a 91 milioni di euro e questo prima ancora di sapere quanti saranno i progetti presentati.
Questo è un vero e proprio taglio di spesa a scapito dei più deboli. Se possiamo dire responsabilmente che la spesa non può essere infinita (la 162 riduce comunque la spesa sanitaria), non ci capacitiamo sul perchè di dover deliberare nuovi criteri che di fatto forzatamente creano la riduzione dei servizi alla persona, proprio per i cittadini sardi in situazione più estrema.
Noi prevediamo che il 15 dicembre, quando scadrà il termine di presentazione delle domande, migliaia di persone con disabilità e le loro famiglie vedranno drasticamente tagliati i propri contributi. E questo senza che l'assessore Liori abbia spiegato quali siano le motivazioni per un taglio di spesa di 25 milioni di euro.
Fatto ancora più grave, il sistema dei tagli colpirà le persone con grave disabilità. Il che significa, ad esempio, che in una scala di valori da zero a 100, dove 100 è il punteggio per le situazioni più gravi, la Giunta decide di penalizzare con un taglio di ben 1500 euro le persone in indubbia situazione di alta gravità che hanno un punteggio tra 80 e 89. Perché, ci chiediamo?
Inoltre riteniamo, grazie ad un nostro studio di proiezione statistica basato sui dati reali del 2009, ai quali abbiamo applicato i nuovi criteri di quest'anno, che più di 24 mila persone con disabilità grave subiranno un taglio finanziario al loro progetto: valutiamo infatti che ci saranno anche riduzioni fino al 93 % del budget dell'anno scorso per ciascun piano e fino ad un massimo di 10mila euro di taglio rispetto al 2009. Perchè, ci richiediamo? C'è stato un miracolo collettivo in Sardegna che ha ridotto la situazione di handicap grave tanto da dover ridurre le risorse per ciascuno?
Inoltre rileviamo che la Giunta è del tutto inadeguata sul fronte dei controlli. Nulla sappiamo sugli esiti del controlli contro gli “abusivi” che dovevano essere compiuti in forza della legge approvata in Consiglio Regionale nello scorso marzo. Lì si che sicuramente si può risparmiare.
Ora chiediamo con forza prima di tutto il reintegro dei 25 milioni di euro (almeno) e la revisione dei criteri 2010 , riportando ai parametri più equilibrati dello scorso anno. Metteremo a disposizione il lavoro fatto alla Commissione Consiliare competente e all'intero Consiglio Regionale. Non vogliamo interrompere la cura che anche la politica, il Consiglio Regionale, ha avuto in maniera bipartisan in questi 10 anni con grande qualità. Tutto giustamente può essere migliorato e rivisto. Ma, assolutamente, non si possono fare passi indietro, tanto meno sulla pelle delle persone con disabilità.
Altre principali criticità rilevate
•Le persone per la prima volta dovranno pagarsi il certificato medico (da 900 mila a 2 milioni di euro) •Tentativo di esclusione dei bambini da 0 a 3 anni: non è più un diritto per loro •Circa 3000 posti di lavoro in meno •Più burocrazia per le persone e per i Comuni •Nessun vantaggio reale per la presenza di più disabili nello stesso nucleo familiare, il tetto massimo di finanziamento rimane invariato (20 mila euro) mentre è stata eliminata la priorità del finanziamento • Penalizzazione distorta di chi usufruisce dei permessi 104/92

martedì 26 ottobre 2010

Per immaginare l'Italia di domani. "Prossima fermata Italia"



FABIO MARTINI
ROMA
Il gala annuale della NIAF, la più importante organizzazione degli italiani d’America, che si è svolto sabato a Washington ha consegnato premi al presidente della Rai Paolo Garimberti, all’ad dell’Enel Fulvio Conti e al produttore e presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. Al gala della NIAF, che celebra il patrimonio culturale italiano negli Usa, hanno partecipato celebrità dello spettacolo come Danny DeVito e Linda Fiorentino, giudici della Corte Suprema come Antonin Scalia e Samuel Alito, esponenti del mondo militare come il generale Peter Pace. Il Partito non li ama e fa il possibile per guastargli la festa. I «rottamatori», i seguaci del sindaco di Firenze Matteo Renzi, indicono la loro kermesse nazionale dal 5 al 7 novembre sulle rive dell’Arno? E che fanno al Pd? Dal quartier generale del Nazareno parte il «contrordine compagni»: l’assemblea nazionale di tutti i Circoli democratici, già fissata a fine ottobre, è stata spostata ai primi di novembre, nella stessa data della convention dei trentenni. Un escamotage per oscurare chi vuole pensionare la vecchia guarda? Renzi non ha dubbi: «Non pensavo che la paura della rottamazione facesse questo effetto». Anche Claudio Velardi e Fabizio Rondolino, ex capi dello staff di D’Alema a Palazzo Chigi, dal loro sito «Thefrontpage» bombardano il sindaco di Firenze: «Somiglia troppo a Pierluigi Diaco», «non riesci a credergli», «bravo ad improvvisare», «ma quando si tratterà di fare le cose sul serio, ci vorrà qualcuno che gli tolga la Playstation di mano». In questo caso Renzi non ha replicato, ma alla coppia le risposte sono arrivate direttamente sul loro sito, quasi tutte di questo tenore: «Meglio un retore giovane che decine di consunti imbecilli», «magari avessimo a Milano uno come Renzi».

Dopo i primi 16 mesi trascorsi a Palazzo Vecchio a fare il sindaco, provando a ribaltare la nomea del personaggio «tutto chiacchiere e distintivo», a 35 anni Matteo Renzi ha deciso che era tempo di uscire dalla dimensione «locale». Lanciandosi, senza più mezze misure, nell’agone nazionale con una convention di tre giorni, rivolta a militanti ed amministratori, che si svolgerà alla stazione Leopolda di Firenze. Titolo: «Prossima fermata Italia». Le motivazioni della kermesse sono nel documento di convocazione e nelle battute di Renzi: «L’Italia ha gli stessi problemi da 20 anni» ma i leader del centrosinistra «sono sempre lì, non si schiodano dalle poltrone nonostante le sconfitte». Le richieste? Coerenti con le premesse: dimezzamento del numero dei parlamentari e dei loro stipendi e per quanto riguarda il Pd, come dice Renzi «chi ha fatto tre mandati, non stia aggrappato alla sedia». In questo modo dando piena attuazione allo Statuto che impone il pensionamento di tutti quei parlamentari che abbiano superate le tre legislature. Il messaggio implicito è chiaro: cari D’Alema, Veltroni, Marini, Franceschini e Finocchiaro, tutti a casa.

A dispetto di un’invettiva («Rottamiamoli!») che gli ha tirato addosso molte critiche, Renzi non ha arretrato da quella espressione da sfasciacarrozze, perché sa che la sua campagna anti-casta incontra il favore di una parte significativa dell’opinione pubblica progressista. Slogan che mettono in imbarazzo la nomenclatura che ha eletto Bersani (ieri, parlando ai giovani, ha invocato un generico rinnovamento) e che alla lunga potrebbero condizionare la composizione dei prossimi gruppi parlamentari, creando imbarazzi, che un personaggio come Massimo D’Alema sembra voler esorcizzare in anticipo con una battuta che ha pronunciato di recente e che l’uomo è capace di concretizzare: «Che torno a fare in Parlamento? Sono sempre all’estero...». Ma l’ambizione di Renzi - in vista di una candidatura da leader improponibile in caso di elezioni nel 2011, plausibile dal 2012 in poi - è quella di darsi una consistenza programmatica.

Anche per questo motivo il «compagno di strada» del cattolico Renzi sarà l’ex diessino Pippo Civati. Trentacinque anni, consigliere regionale lombardo, un profilo originale (attivissimo nella «Rete», ma anche produttore di documentati studi e pubblicazioni su questioni concrete), Civati sarà il co-fondatore del gruppo dei trenta-quarantenni. Una corrente? «Assolutamente no - dice Civati - per dirla con una battuta: più che una corrente un “Coffee-party!”». Una lobby del rinnovamento? «L’ambizione dei giorni di Firenze è chiedere a chi sta sulla Rete e sul territorio come può essere l’Italia di domani». Hanno già fatto sapere che ci saranno centinaia di eletti del Pd, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, Debora Serracchiani, mentre il sindaco di Bari Michele Emiliano ha mandato un sms spiritoso a Renzi: «Non mi hai invitato. Posso venire?».

Nauseato da certo tafazzismo.


(Thomas Castangia)
Sono tra quanti sarebbero andati volentieri a Roma per l'assemblea dei circoli nazionale del PD.

In un momento in cui il Partito ha bisogno di discutere, di aprirsi, di coinvolgere le migliori energie trovo sbagliata la scelta di contrapporre questa iniziativa ad una precedentemente organizzata a Firenze da un gruppo importante di giovani dirigenti ed amministratori del partito.

Diverse volte mi sono chiesto in questi giorni come mai il mio partito abbia assunto una decisione che ogni elementare regola di buon senso avrebbe sconsigliato.

Possibile che il dibattito libero incuta tutta questo timore? Possibile che non si capisca che non si può costruire un percorso nuovo e vincente senza includere tutte le risorse del partito?

Possibile che ogni posizione politica debba essere banalizzata ( rottamatori etcc etcc) o peggio attaccata in modo becero e sconclusionato da qualche ascaro?

Io andrò a Firenze come tanti altri e non lo farò contro il PD e tanto meno contro l'assemblea dei segretari di circolo, lo farò per dare un contributo alla discussione, per il PD, per farlo crescere, per aiutare il Segretario Bersani nella fase di elaborazione delle proposte del partito. A Firenze non si taglieranno teste,non si rottamerà nessuno, non si discuterà di PD ma di idee per l'Italia.

Lo si farà in modo nuovo con i tempi e gli stili tipici di una generazione che chiede di essere ascoltata e rappresentata non dentro il PD (organismi etcc) ma dal PD attraverso le sue proposte.

Può il PD sprecare quel patrimonio di entusiasmo e di impegno che porterà tanti giovani e meno giovani a Firenze?

Può un partito innescare un meccanismo perverso di competizione tra due iniziative entrambi utili ed interessanti?

Ci pare logico che a pochi giorni da Firenze e da Roma si costruiscano una serie di iniziative dove il Segretario Bersani incontra giovani “sperimentati” che come automi ripetono che sono contro la Rottamazione delle persone che nessuno ha proposto? Ma davvero crediamo in questo modo di lavorare al bene del PD?

Tante domande mi ronzano in testa in questi giorni... ad alcune riesco a dare risposte con difficoltà.

Mi auguro che da Firenze e da Roma esca la rottamazione delle cose inutili e controproducenti, partendo dal sabotaggio delle iniziative, che si capisca una volte per tutte che cosi non si va da nessuna parte.





Per dirla alla bersani se ci rispettiamo noi state sicuri che ci rispetteranno gli altri

venerdì 22 ottobre 2010

Le famiglie dei disabili contro la Regione Sardegna.


Tagli per 25 milioni di euro: la Regione fa incazzare le famiglie dei disabili (altro che pastori sardi)

(Vito Biolchini)
Altro che pastori sardi, sulla Regione sta per abbattersi una protesta che rischia di spazzare via la Giunta Cappellacci e tutto il centrodestra che la sostiene. Lasciate perdere il Movimento di Felice Floris che oggi conoscerà la sua ignominiosa fine per la manifesta incapacità politica del leader dei pastori, e preparatevi al terremoto, quello vero. Perché la Giunta regionale si appresta a tagliare 25 milioni di euro destinati all’assistenza delle famiglie dei disabili. Se pensate che i pastori siano incazzati, non avete mai conosciuto l’ira di queste persone.

Che cosa sta succedendo?

La legge 162 finanzia progetti personalizzati di assistenza ai disabili gravi. Praticamente con questa norma le famiglie si possono pagare uno specialista che con regolarità assiste il disabile nella sua abitazione. Si tratta dunque di una legge molto importante che opera un aiuto concreto e che in questi dieci anni di applicazione ha tolto tantissimo tantissimo potere alla lobby della riabilitazione (l’Aias della famiglia Randazzo, tanto per non fare nomi).

Negli anni della Dirindin, la Regione aveva aumentato la dotazione finanziaria della legge ed era riuscita perfino a pagare per tempo le famiglie, che prima invece si vedevano solo rimborsate per le spese che sostenevano.

Il fatto che la 162 sia l’unico strumento a disposizione delle famiglie dei disabili ha fatto crescere a dismisura in questi anni le domande. L’anno scorso quelle sostenute sono state ben 28.351, con una spesa per la Regione di 116 milioni di euro. Non a caso, da tempo la politica aveva posto l’esigenza di rivedere i criteri di assegnazione dei finanziamenti, per evitare, ad esempio, che con la 162 si assistessero persone sì in difficoltà ma che non rientravano in senso stretto nella tipologia dei disabili gravi (gli anziani, ad esempio).

Nessuno dunque ha mai negato l’esigenza di rivedere i criteri, a patto però che lo stanziamento globale non venisse ridotto. Cosa che invece l’anno scorso la Giunta Cappellacci e l’assessore alla Sanità Liori hanno cercato di fare, prima di essere ricacciati indietro da una decisa manovra consiliare del centrosinistra.

Quest’anno Cappellacci e Liori ci riprovano. Con diverse delibere hanno modificato i criteri e il risultato alla fine è un taglio secco di 25 milioni di euro.

A fronte delle prime proteste del Pd, Liori ha risposto ieri con un comunicato stampa oscenamente sincero: “La somma stanziata per la Legge 162 è la medesima dello scorso anno. Le risorse aggiuntive che sono state utilizzate per il 2010 provenivano dai residui di altri capitoli di bilancio, mentre 14 milioni di euro arrivarono su decisione del Consiglio regionale con un’apposita legge”, dice Liori. Che ovviamente, in qualità di assessore, non si è messo minimamente il problema di reperire le risorse mancanti ma ha preferito cambiare le regole per farsi bastare i soldi che aveva! Il risultato è una catastrofe che ora le famiglie stanno iniziando a denunciare.

Essendo stati rivisti i criteri, ad eccezione dei casi di disabilità gravissima, i tagli riguarderanno praticamente tutti. Liori dice infatti che “i punteggi ai piani vengono attribuiti attraverso due parametri stabiliti dalle schede di disabilità e sociale, perciò non ritengo possibile che saranno i piani delle persone in situazione di alta gravità a essere eventualmente ridimensionati”.

La situazione è esplosiva e solo l’assessore Liori sembra non accorgersene. Preferisce giocare irresponsabilmente con le parole, secondo lo schema di una vecchia politica che più vecchia non si può. Ma Liori d’altro canto, è un politico che è riuscito perfino a far arrabbiare i malati di Sla che si sono presentati qualche mese fa un carrozzella e lettiga sotto il suo assessorato, in una delle manifestazioni più toccanti e scandalose che si siano mai viste. Roba che un assessore con un minimo di senso della realtà per la vergogna avrebbe dato le dimissioni immediate e tornato al suo lavoro (Liori fa il medico, fra l’altro).

Il fatto che poi l’assessore alla Sanità affermi che “ le modifiche dei criteri sono state realizzate accogliendo anche alcune indicazioni emerse negli incontri con le associazioni di volontariato e dei familiari” non vuol dire certamente che i familiari apprezzano un taglio da 25 milioni di euro! E se anche i nuovi criteri fossero i più giusti del mondo, è opportuno in un momento di crisi così profonda accanirsi contro le famiglie dei disabili?

E l’assessore al Bilancio La Spisa, quello che vuole sempre mettere “l’uomo al centro”, di questi tagli cosa ne pensa?

Preparatevi al terremoto.

giovedì 21 ottobre 2010

"Il nostro tempo"-- Aldo Moro-- ( da Studium,marzo-aprile 1945,n.10,pagg 269-270)


Gianni Sanna.

Propongo questo saggio splendido di Aldo Moro,scritto sessantacinque anni fà. Presidente della Fuci, l'associazione degli universitari cattolici. Dietro queste splendide parole il peso delle macerie del fascismo e della guerra, ed all'orizzonte l'avvento di una nuova stagione: la democrazia ed una nuova umanità.

Conosco lo scritto quasi a memoria per averlo letto tante volte. Lo trovo sempre di una grande attualità. Non nascondo che questa lettura mi aiuta tutte le volte - e sono sempre più frequenti - che i dubbi provano a prendere il sopravvento sulle certezze che accompagnano la mia vita. Non solo nella politica, ma anche nella politica.

E mi rendo conto che in quei momenti davvero c'è bisogno di ricorrere alle risorse spirituali di ciascuno di noi. Diversamente c'è un sentiero buio che solo " la pazienza, la misura, la serenità, la buona fede, la povertà dello spirito, il lavorare in profondità con lo sguardo rivolto lontano" è in grado di illuminare.












Aldo Moro.

Possiamo guardare con fiducia all’avvenire? E possiamo attendere con serenità al nostro lavoro, ad ogni nostro lavoro, nella certezza che esso serve pure a qualche cosa, che la vita non è vana, che è anzi degna e buona? Certamente il guardare lontano ed anche intorno a noi, non è esperienza tale da rassicurarci: rovine, miserie, insincerità, decadenza e stanchezza in tutto ed in tutti. Ma forse guardare in noi può darci un senso maggiore di pace e di fiducia?



Purtroppo no. Se siamo anzi sinceri con noi stessi, dobbiamo riconoscere che la radice vera di questa diffusa inquietudine che pesa su di noi e toglie respiro alla vita, è proprio nella nostra anima. Siamo noi inquieti, impazienti, esasperati, preoccupati, sempre in posizione di difesa e di offesa, senza comprensione né pace. Non possiamo gettare tutta sugli altri la responsabilità di questo stato di cose e sentirci nemici in un mondo nemico, se noi per primi non sappiamo capire, compatire, amare; se non sappiamo sciogliere nel nostro spirito, che batta per primo la difficile strada, questo gelo di sfiducia e di stanchezza che impedisce ogni movimento, che frena in noi ogni generosità, che ci fa morti in un mondo di morti.



Non possiamo dolerci del nostro tempo, finché non abbiamo fatto la prova della comprensione e dell’amore, finché ciascuno di noi non ha lavorato, proprio in mezzo alla tempesta, per farsi diverso e migliore, finché non si è tentato di placare l’ansia e l’impazienza, per vedere, finché è possibile, cose serene e normali, i profondi motivi umani e costruttivi di questa tragedia, affioranti dall’abisso in cui siamo caduti.



Come siamo facili tutti alla condanna! Come ci piace estraniarci dal nostro tempo, per scuotere da noi pesanti e fastidiose responsabilità! Non amiamo il nostro tempo, perché non vogliamo fare la fatica di capirlo nel suo vero significato, in questo emergere impetuoso di nuove ragioni di vita, in questa fresca misteriosa giovinezza del mondo. Niente è finito per fortuna, niente è irrimediabilmente perduto, malgrado lo sperpero che si è fatto della bontà e della pace, malgrado l’oscurità sconcertante di questa che pur sappiamo esser un’aurora. Le forme, sì, possono far male; può spaventare il peso di irrazionalità, di eccesso, di violenza che accompagna il nascere faticoso di un altro mondo, il nostro, lo svolgersi significante di un tempo nuovo, il nostro, quello nel quale siamo stati chiamati a vivere.



Ma appunto per questo il nostro dovere è di non essere né impazienti né superficiali, di saper vedere ed aspettare, di accettare la mortificazione di non poter vedere con soddisfacente chiarezza l’ordine che questo disordine prepara, l’umanità nuova che questa disumana vicenda stranamente annuncia. E come è male essere frettolosi e disattenti osservatori e nutrire nel cuore una inutile e cattiva disperazione, così è male essere superficiali e frettolosi nei rimedi che vorremmo proporre per una rapida e completa sanazione di tutti i mali.



E’ come se oggi soltanto ci accorgessimo del male che è nel mondo, oggi che si è tutto spiegato e non c’è occhio che possa chiudersi ancora neghittosamente alla vista. Non pensiamo che questo tempo nasce da quello di ieri, nel quale abbiamo vissuto chiusi in noi stessi e colpevolmente ignari del domani che si preparava appunto in quella quiete apparente. E’ come se occorresse far presto, impadronirsi delle leve di comando, disporre del mondo, dominarlo, conformarlo a nostro gusto. E non pensiamo che è terribilmente difficile dominare veramente la storia e che passare accanto, ignorandola, alla libertà incoercibile dello spirito, è come rinunziare per sempre a raggiungere la mèta, anche se si abbia l’impressione di fare più presto e meglio. Il problema è di saper rinunziare ad un successo immediato per uno lontano, ad un successo provvisorio e parziale per uno stabile e compiuto. Per questo bisogna ignorare l’inquietudine e la fretta, abbandonare lo stato di perpetuo allarme nel quale in fondo ci compiaciamo di vivere, per sentirci vittime di qualche cosa e protagonisti di una vicenda interessante.



Il nostro cammino è più lento e difficile. Una rinunzia momentanea può essere una grande tattica di combattimento; la pazienza, la misura, la serenità, la buona fede, la povertà dello spirito, il lavorare in profondità con lo sguardo rivolto lontano, sono le risorse dell’uomo spirituale, il quale crede nella vita e la ama. Di questa fede e di questo amore sopratutto noi abbiamo bisogno, un bisogno urgente. Siamo terribilmente stanchi di sentirci nemici fidati soltanto ad una buona arma; siamo stanchi di combattere sempre e a vuoto. Vogliamo illuminare l’oscuro avvenire ed amare il nostro tempo; non di un fiacco amore di convenienza e di supina accettazione, ma di uno operoso e pieno di fede, il quale sappia trasformare in silenzio ed in pace, poco a poco, ma sul serio, in profondità, per sempre.

Sardegna,migliaia di persone con disabilità grave e di famiglie rimarranno senza sostegno.


Espa, Bruno : Sardegna, Legge 162, la Giunta taglia 25 milioni. Migliaia di persone con disabilità rimarranno senza sostegno
Progetti personalizzati per i disabili gravi, la Giunta ha deliberato ieri nuovi criteri che prevedono un incredibile il taglio di 25 milioni di euro. Migliaia di persone con disabilità e di famiglie rimarranno senza sostegno.

Non è accettabile che in un momento di crisi come questo a pagare debbano essere le persone con disabilità grave. E' questo il primo commento di Marco Espa, vicepresidente della Commissione Sanità e politiche sociali e di Mario Bruno, capogruppo del PD in Consiglio Regionale.

"Stiamo leggendo ora il testo approvato dalla giunta, salta agli occhi il tentativo di risparmiare risorse rispetto agli anni scorsi: 116 milioni di euro stanziati lo scorso anno per 28.351 progetti personalizzati, oggi la Giunta regionale decide di cambiare i criteri di assegnazione delle risorse stabilendo un limite di 91 milioni di euro. Questo vorrà dire che al momento della presentazione dei progetti ( è stato stabilito dalla giunta il termine del 15 dicembre) ci saranno migliaia di persone con disabilità e loro famiglie che rimarranno improvvisamente senza alcun sostegno, fuori classifica per mancanza di risorse, dopo 10 anni di eccellente sostegno da parte delle Istituzioni.

Avevamo già denunciato in aula questo grave rischio, proponendo un emendamento al collegato alla Finanziaria che era stato assurdamente bocciato dalla maggioranza (vedi il resoconto e il video del dibattito ).

Leggiamo inoltre di nuovi criteri tecnici che penalizzano le persone con disabilità più grave – in una scala di valori da zero a 100, deve 100 è il punteggio per le situazioni più gravi – la Giunta decide di penalizzare con un taglio di ben 1500 euro le persone in indubbia situazione di alta gravità che hanno un punteggio tra 80 e 89. Perché, ci chiediamo? Perche risparmiare sulle spalle delle persone più in difficoltà?

E questo è solo un esempio. Constatiamo che nulla si dice sugli esiti del controlli contro i falsi invalidi che dovevano essere compiuti in forza della legge approvata in Consiglio Regionale nello scorso marzo.

Appena conclusa l'analisi del documento in una conferenza stampa entreremo nel dettaglio della situazione. Da adesso non possiamo che annunciare una battaglia istituzionale, (in Commissione, in Consiglio Regionale) perché la Giunta Regionale modifichi i criteri approvati in senso migliorativo e si stanzino le risorse, perlomeno uguali allo scorso anno. Responsabilmente diciamo che le risorse non possono essere infinite ma non è possibile che da un anno all'altro vengano a mancare 25 milioni di euro, senza alcun motivo.

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Delibera del 18 ottobre 2010, n. 34/30
Legge n. 162/1998. Fondo per la non autosufficienza: Piani personalizzati in favore delle persone con grave disabilità. Modifica dei criteri per la predisposizione e l'erogazione dei finanziamenti.
All. A, 34/30 ; All. B, 34/30 ; All. C, 34/30 ; All. D, 34/30


DELIBERAZIONE N. 34/30 DEL 18.10.2010
—————
Oggetto: Legge n. 162/1998. Fondo per la non autosufficienza: Piani personalizzati di
sostegno in favore delle persone con grave disabilità. Modifica dei criteri per la
predisposizione e l’erogazione dei finanziamenti.


L’Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale riferisce che si rende necessario e
urgente apportare alcune modifiche ai criteri finora utilizzati per la predisposizione e l’assegnazione
dei finanziamenti dei Piani Personalizzati di sostegno in favore delle persone con grave disabilità di
cui alla legge n. 162/1998.
Attualmente la legge n. 162/1998 costituisce per le famiglie, al cui interno è presente un
componente portatore di disabilità grave o una persona anziana non autosufficiente, un
fondamentale supporto assistenziale che consente il raggiungimento di obiettivi importanti quali
l’alleggerimento del carico assistenziale, il miglioramento della qualità di vita, sia dei familiari sia
dei disabili, e offre interventi di sostegno finalizzati in particolare al mantenimento dei propri cari nel
nucleo familiare di riferimento.
Infatti gli interventi adottati, di natura socio assistenziale, sono finalizzati a rafforzare il sostegno
pubblico all’area della non autosufficienza, a favorire la permanenza delle persone non
autosufficienti nel proprio domicilio attivando o potenziando la rete di cura e di assistenza
domiciliare integrata, a sostenere le responsabilità familiari e la capacità di risoluzione autonoma
delle famiglie.
In sintesi, prosegue l’Assessore, tali interventi hanno principalmente una duplice finalità: favorire la
permanenza delle persone non autosufficienti nella famiglia e la loro inclusione sociale e alleviare il
carico assistenziale familiare.
Tale legge, continua l’Assessore, è nata come emanazione di linee operative previste dalla legge
n. 104/1992 per regolamentare alcune misure di sostegno in favore dei portatori di handicap grave
e delle loro famiglie e per "programmare interventi di sostegno alla persona e familiare come
prestazioni integrative degli interventi realizzati dagli enti locali a favore delle persone con handicap
di particolare gravità, di cui all'articolo 3, comma 3, mediante forme di assistenza domiciliare e di
aiuto personale, anche della durata di 24 ore" al fine di assicurare "il diritto ad una vita
DELIBERAZIONE N. 34/30
DEL 18.10.2010
2/3
indipendente alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell'autonomia personale
nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita".
In Sardegna l’applicazione della norma ha avuto avvio nell’anno 2000 attraverso l’individuazione di
una serie di criteri di finanziamento fortemente innovativi, finalizzati alla promozione di interventi
personalizzati progettati dalle famiglie con gli operatori professionali, sulla base di esigenze e di
risposte assistenziali concertate.
Successivamente con la deliberazione n. 28/16 del 1° luglio 2005 si è proceduto ad una prima
sostanziale modifica dei criteri, con l’introduzione di nuovi parametri di valutazione dei bisogni che
concorrono alla definizione del punteggio e alla determinazione del finanziamento da attribuire a
ciascun piano personalizzato. Con l’introduzione di tale nuova procedura si è determinato una
discrepanza tra la finalità originaria della legge n. 162/1998 e i finanziamenti concessi in relazione
ai bisogni assistenziali espressi dagli utenti, prevedendo il finanziamento dei piani personalizzati
per gli ultra sessantacinquenni.
Con la deliberazione della Giunta regionale n. 51/37 del 20.12.2007 si è ulteriormente ampliato il
target degli aventi diritto ammettendo al finanziamento tutti i progetti presentati, prescindendo dai
criteri di priorità e gravità precedentemente individuati.
Con il finanziamento generalizzato di tutti i piani presentati, e in modo particolare con il
finanziamento dei piani relativi alla popolazione ultrasessantacinquenne, da un lato si è dilatata la
spesa in modo incontrollato e dall’altro è stata soddisfatta una richiesta assistenziale che andava
invece analizzata e ricondotta verso altre linee di intervento.
Sulla base delle predette modifiche la tipologia degli interventi, nel corso degli anni, ha
prioritariamente e quasi esclusivamente soddisfatto solo alcuni punti della legge, determinando una
distorsione delle reali finalità cui era destinata la legge n. 162/1998.
Dall’analisi dei dati si può infatti osservare la notevole richiesta delle famiglie verso forme di
assistenza domiciliare anche quando il piano è rivolto ai minori. Risultano invece inadeguate le
richieste verso i servizi territoriali per la riabilitazione e per l’integrazione sociale o più pertinenti
all’età evolutiva.
In particolare si può osservare come la crescita dei piani aumenta considerevolmente con
l’avanzare dell’età, mentre il tipo di intervento assistenziale richiesto si indirizza quasi
esclusivamente verso l’assistenza domiciliare o tutelare.
Continuando l’analisi dei dati l’Assessore riferisce che le innovazioni apportate dalle deliberazioni
citate hanno determinato un aumento esponenziale della spesa, per cui gli stanziamenti messi a
disposizione nel Bilancio regionale sono risultati, nel corso degli anni, insufficienti, rendendo
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DEL 18.10.2010
3/3
necessario attingere al Fondo della non autosufficienza, condizionando in tal modo la
programmazione di altri specifici servizi.
Altra criticità del programma si rileva negli strumenti sinora adottati per la valutazione del bisogno,
su cui è necessario introdurre progressivamente, anche nella nostra Regione, metodiche e
strumenti multidimensionali di valutazione finalizzati alla definizione del progetto operativo più
congruo e graduato rispetto alle necessità di natura socio assistenziale, coerentemente con le
direttive e gli atti di indirizzo già previsti a livello regionale.
Ciò premesso, l’Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale, nelle more di una
riorganizzazione complessiva degli interventi previsti all’interno del Fondo della non
autosufficienza, ravvisata in particolare l’urgenza di impartire indicazioni ai Comuni sulle modalità
di accoglimento delle richieste di finanziamento dei Piani personalizzati di sostegno di cui alla
legge n. 162/1998, relativi al Programma 2010, di prossima scadenza, propone la modifica di
alcuni criteri attualmente vigenti, esplicitati nell’allegato A e l’approvazione della Scheda Salute
(Allegato B), della Scheda Sociale (Allegato C) e la scheda relativa alla capacità economica del
richiedente (Allegato D), quali parti integranti della presente deliberazione.
La Giunta regionale, sentita la proposta dell’Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza
Sociale, visto il parere favorevole di legittimità espresso dal Direttore generale delle Politiche
Sociali
DELIBERA
- di approvare i criteri riportati nell’Allegato A, sulle modalità di accoglimento delle richieste di
finanziamento dei piani personalizzati di sostegno - Legge 162/1998, “Programma 2010”;
- di approvare la Scheda Salute (Allegato B), per la valutazione della situazione della persona
con disabilità;
- di approvare la Scheda Sociale (Allegato C) per la predisposizione del piano personalizzato;
- di approvare l’Allegato D relativo all’autocertificazione sulla capacità economica del
richiedente.




Il Direttore Generale Il Presidente
Gabriella Massidda Ugo Cappellacci



Allegato A alla Delib.G.R. n. 34/30 del 18.10.2010
CRITERI PER LA VALUTAZIONE E IL FINANZIAMENTO DEI PIANI PERSONALIZZATI
Il notevole aumento di richieste di interventi riferiti alla legge n. 162/1998, dovuta principalmente ai
criteri di accesso e ai parametri attualmente in vigore introdotti dalle deliberazioni della Giunta
regionale n. 28/16 dell'1.7.2005 e n. 51/37 del 20.12.2007 impone l’adozione di criteri correttivi e
urgenti per la presentazione dei piani personalizzati di sostegno relativi al Programma 2010, nelle
more di una complessiva riforma che ridefinisca il sistema di protezione sociale e di cura delle
persone non autosufficienti entro un sistema di governabilità.
I piani, sulla base delle modifiche introdotte dalla Delib.G.R. n. 51/37 del 20.12.2007, sono
riconducibili a due tipologie di intervento:
1) interventi a favore dei bambini, giovani e adulti con disabilità grave, con finalità che privilegiano i
percorsi educativi e di promozione dell’autonomia e dell’integrazione nella famiglia, scuola e
società e alla permanenza nell’ambito familiare;
2) interventi a favore degli anziani non autosufficienti ultrasessantacinquenni con finalità rivolte alla
conservazione di buoni livelli di autonomia e alla permanenza nell’ambito familiare.
I piani personalizzati però hanno visto il maggior incremento di utenti con patologie riconducibili allo
stato di vecchiaia e ad anziani non autosufficienti, determinando la modifica dell’originaria
destinazione dei piani stessi finalizzati a regolamentare alcune misure di sostegno in favore dei
portatori di handicap.
Più dettagliatamente analizzando l’evoluzione del numero dei piani finanziati nel corso degli anni, si
può notare come gli stessi siano passati da 353 presentati nel 2000, a 28.351 presentati nel 2009
con la presentazione nell’ultimo anno di riferimento di ben 7.171 nuovi piani rispetto all’anno 2008.
Richieste presentate dal 2000 al 2009
Anno Piani presentati Piani finanziati Piani esclusi Finanziamenti erogati (€)
2000 353 123 230 1.337.965,00
2001 688 580 108 4.155.265,00
2002 1.648 1.524 124 10.516.445,00
2003 2.618 2.344 274 13.463.000,00
2004 5.245 3.461 1784 24.236.787,00
2/14
2005 7.061 6.087 974 30.885.445,00
2006 9.222 9.222 0 41.984.556,00
2007 16.895 16.895 0 64.803.901,00
2008 25.597 25.597 0 105.304.051,00
2009 28.351 28.351 0 116.631.347,00
Analizzando i dati contenuti nella tabella che precede, si può rilevare il notevole incremento della
spesa passata da euro 1.337.965,00 per il programma dell’anno 2000 a euro 116.631.347,00
erogati per l’attuazione del programma 2009.
Appare quindi necessario e urgente individuare al di fuori della legge n. 162/1998 nuovi percorsi
assistenziali, nonché altri strumenti di intervento e di valutazione per far fronte ai molteplici e
differenti bisogni espressi.
Pertanto si rende necessario prevedere per il futuro, da un lato, una diversificazione dei fondi tra le
due categorie (minori e adulti di età inferiore ai 65 anni e anziani di età superiore ai 65 anni),
peraltro già prevista con le precedenti deliberazioni e, dall’altro, procedere alla modifica di alcuni
criteri, rinviando ogni ulteriore definizione ad una più attenta e puntuale rivisitazione dei requisiti
per l’accesso al programma in argomento.
Tenuto conto inoltre che lo stanziamento di Bilancio per l’anno 2010 ammonta complessivamente a
euro 91.500.000,00, di cui 77.500.000,00 euro a valere sui capitoli dedicati nel Bilancio regionale e
euro 14.000.000,00 a valere sui fondi stanziati con la L.R. n. 6 del 10.3.2010, si rende necessario
individuare nuovi parametri che permettano di soddisfare i bisogni assistenziali all’interno degli
stanziamenti dedicati, senza dover attingere ad altri capitoli di Bilancio destinati all’attuazione di
altri specifici interventi previsti dal Fondo della non autosufficienza.
Ciò premesso, per la predisposizione e valutazione dei Piani Personalizzati di sostegno relativi al
programma 2010 annualità 2011 sono introdotte, in forma sperimentale, le seguenti modifiche:
1) FINANZIAMENTO DEL PIANO PERSONALIZZATO ESCLUSIVAMENTE PER LE PERSONE
CHE HANNO OTTENUTO IL RICONOSCIMENTO DELLA SITUAZIONE DELLA GRAVITA’
PREVISTA DALL’ART. 3 COMMA 3 DELLA L. 104/1992 IN MODO PERMANENTE, AD
ECCEZIONE DEI MINORI.
La Delib.G.R. n. 28/16 del 2005 stabilisce quale unico criterio di accesso, riferito alla certificazione
sanitaria, ai piani personalizzati per la L. n. 162/1998 il riconoscimento di handicap grave di cui alla
L. n. 104/1992, art. 3, comma 3, senza alcuna distinzione tra riconoscimento temporaneo o
definitivo, mentre la legge n. 104/1992, art. 39, comma 2, lett. i ter, specifica che gli interventi
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devono essere diretti alle "persone con disabilità permanente e grave limitazione dell'autonomia
personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita”. Inoltre una minorazione o
anche più minorazioni, pur se costituiscono una disabilità, non necessariamente corrispondono ad
una situazione di non autosufficienza.
Pertanto si ritiene necessario ripristinare il criterio del riconoscimento dello stato di “disabilità
permanente” quale requisito necessario per l’accesso al piano personalizzato di cui alla L. n.
162/1998, ad eccezione dei minori sotto i diciotto anni per i quali è prevista la revisione periodica
dello stato di disabilità.
2) VALUTAZIONE DELLA CAPACITA’ ECONOMICA DEL NUCLEO FAMILIARE,
ATTRAVERSO L’INDICATORE DELLA SITUAZIONE ECONOMICA EQUIVALENTE (ISEE)
La Legge regionale del 23 dicembre 2005, n. 23, disciplina il Sistema integrato dei servizi alla
persona comprendente l'insieme delle attività di programmazione, realizzazione e valutazione dei
servizi e delle prestazioni volte a favorire il benessere delle persone e delle famiglie che si trovano
in situazioni di bisogno sociale. La citata legge inoltre, all’art. 27, prevede la partecipazione alla
spesa da parte dei soggetti destinatari dei servizi e degli interventi sociali, secondo criteri di
solidarietà e di progressività. Prevede inoltre che la compartecipazione sia determinata sulla base
della valutazione della situazione economica equivalente (ISEE). Pertanto la valutazione della
capacità economica del nucleo familiare ai fini della determinazione della compartecipazione al
costo delle prestazioni, erogate ai sensi della legge n. 162/1998, viene effettuata attraverso
l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) in riferimento al nucleo familiare di
appartenenza, secondo i criteri specificati nel DPCM 4 aprile 2001, n. 242, emanato in attuazione
degli artt. 1, comma 3, e 2, comma 3, del D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal
D.Lgs. 3 maggio 2000, n. 130.
Per la definizione della composizione del nucleo familiare si fa riferimento al D.Lgs. n. 109/1998,
come modificato dal D.Lgs. n. 130/2000 e al DPCM n. 221/1999, come modificato dal DPCM n.
242/2001.
3) FASCIA DI ETA’ DA 0 a 3 ANNI
Per i bambini da 0 a 3 anni il piano va presentato solo nel caso in cui il medico ritenga che per la
gravità o particolarità della patologia del bambino siano necessari da parte della famiglia compiti di
cura e assistenza superiori rispetto a quelli normalmente prestati ai bambini non disabili della
stessa età.
Per l’attribuzione dei punteggi occorre considerare solo le voci significative per l’età del bambino.
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4) PREDISPOSIZIONE DI APPOSITA GRADUATORIA FINO ALLA CONCORRENZA DELLE
RISORSE DISPONIBILI NEL BILANCIO REGIONALE PER IL FINANZIAMENTO DEI PIANI
PERSONALIZZATI
In ottemperanza alle disposizioni di cui all’art. 5 della legge 29.12.2009, n. 6, che autorizza la
spesa secondo lo stato di previsione ed entro il limite di stanziamento di competenza previsti dal
Bilancio regionale, qualora le richieste di finanziamento dei piani personalizzati di cui alla legge n.
162/1998 dovessero risultare superiori alle risorse messe a disposizione dallo stesso Bilancio, si
procederà al finanziamento sulla base di una graduatoria regionale formulata sulla base dei
punteggi totali di cui agli Allegati B e C.
A parità di punteggio minimo finanziabile costituiscono, in ordine, priorità assoluta di
finanziamento:
1) la compresenza nello stesso nucleo familiare di più disabili in situazione di gravità che abbiano
presentato richiesta di piano personalizzato;
2) famiglie con persona con disabilità grave a carico dove è presente un solo genitore;
3) piano di persona con disabilità il cui reddito ISEE familiare risulti inferiore e a parità di valore
ISEE a colui che usufruisce di minori provvidenze indicate nell’Allegato D – autocertificazione
sulla capacità economica del richiedente.
Per la predisposizione dei Piani personalizzati di sostegno “Programma 2010” i Comuni dovranno
utilizzare i nuovi modelli di valutazione allegati alla presente deliberazione.
La Scheda Salute - Allegato B dovrà essere compilata e firmata dal Medico di Medicina Generale.
Eventuali costi sono a carico del richiedente.
La Scheda Sociale – Allegato C resta di competenza dell’assistente sociale e dovrà essere firmata
anche dal dirigente comunale delle politiche sociali oltre che dal destinatario del piano o altro
incaricato che dovrà compilare e firmare anche la relativa dichiarazione sostitutiva di atto di
notorietà di cui all’Allegato C.
La Scheda Sociale è modificata nei punteggi per dare maggiori possibilità di finanziamento alle
persone con disabilità grave nello stesso nucleo familiare che presentano il piano personalizzato.
La dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà - Allegato D dovrà essere compilato dal destinatario
del piano o l’incaricato della tutela o titolare della patria potestà o amministratore di sostegno.
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CRITERI PER LA VALUTAZIONE E IL FINANZIAMENTO DEI PIANI PERSONALIZZATI
Di seguito vengono illustrati:
1. tempi e modalità di presentazione dei piani
2. soggetti aventi diritto
3. tipologia degli interventi
4. articolazione del piano
5. criteri per l’attribuzione del punteggio
6. entità del finanziamento e modalità di compartecipazione
7. gestione del progetto
8. controllo dei progetti
1. TEMPI E MODALITA’ DI PRESENTAZIONE DEI PIANI
I supporti informatici contenenti le schede riepilogative dei piani personalizzati, trasmessi con
lettera raccomandata dalle Amministrazioni comunali, dovranno pervenire all’Assessorato
dell'Igiene e Sanità e dell’Assistenza sociale - Direzione generale delle Politiche Sociali entro e non
oltre il 15 dicembre 2010 o essere consegnati a mano all’Ufficio di protocollo della Direzione
generale Politiche Sociali entro la stessa data. A corredo della documentazione del piano
personalizzato da custodire presso gli uffici comunali, dovrà essere allegato lo stato di famiglia, la
certificazione definitiva della disabilità la cui condizione rientra nella fattispecie di cui all’articolo 3,
comma 3, della L. n. 104/1992 e tutta la documentazione richiesta per l’assegnazione dei punteggi
relativi alla Scheda Salute – Allegato B e alla Scheda Sociale – Allegato C. Le disposizioni oggetto
della presente proposta sono valide anche per i prossimi anni salvo diverse disposizioni.
2. SOGGETTI AVENTI DIRITTO
Possono essere destinatari dei piani personalizzati esclusivamente le persone in possesso di
certificazione definitiva della disabilità di cui all’articolo 3, comma 3, della L. n. 104/1992.
Per il Programma 2010 la certificazione definitiva della disabilità deve essere posseduta entro e
non oltre il 30 novembre 2010.
La certificazione definitiva deve essere prodotta da tutti i richiedenti a corredo del piano, se non già
in possesso del Comune, e la sua mancata presentazione costituisce motivo di esclusione dal
finanziamento.
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3. TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
I piani personalizzati, predisposti in collaborazione con le famiglie e, ove fosse necessario, con i
servizi sanitari, possono prevedere:
a) servizio educativo;
b) assistenza personale o domiciliare;
c) accoglienza presso centri diurni autorizzati ai sensi dell’articolo 40 della L.R. n. 23/2005 e
presso centri diurni integrati di cui al D.P.R. 14.1.1997 e alle deliberazioni della Giunta
regionale in materia di residenze sanitarie assistenziali e di centri diurni integrati, limitatamente
al pagamento della quota sociale;
d) soggiorno per non più di 30 giorni nell’arco di un anno presso strutture autorizzate ai sensi
dell’art. 40 della L.R. n. 23/2005 o presso residenze sanitarie assistenziali autorizzate,
limitatamente al pagamento della quota sociale;
e) attività sportive e/o di socializzazione.
3.1 TIPOLOGIA DI SERVIZI DEI PIANI IN FAVORE DI PERSONE CON MENO DI 65 ANNI
Per il finanziamento in favore di persone con meno di 65 anni rimangono valide le disposizioni di
carattere generale della presente proposta.
Possono essere finanziati i seguenti servizi:
- servizio educativo;
- assistenza personale o domiciliare;
- soggiorno per non più di 30 giorni nell’arco di un anno presso strutture autorizzate ai sensi
dell’art. 40 della L.R. 23 dicembre 2005, n. 23, o presso residenze sanitarie assistenziali
autorizzate, limitatamente al pagamento della quota sociale;
- accoglienza presso centri diurni autorizzati ai sensi dell’articolo 40 della L.R. n. 23/2005 e
presso centri diurni integrati di cui al D.P.R. 14.1.1997 e alle deliberazioni della Giunta
regionale in materia di residenze sanitarie assistenziali e di centri diurni integrati, limitatamente
al pagamento della quota sociale;
- attività sportive o di socializzazione.
3.2 TIPOLOGIA DI SERVIZI DEI PIANI IN FAVORE DEGLI ULTRASESSANTACINQUENNI
Per il finanziamento dei piani in favore di persone ultrasessantacinquenni rimangono valide le
disposizioni di carattere generale della presente proposta, mentre variano le tipologie di servizi
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previsti.
Possono essere finanziati i seguenti servizi:
- assistenza domiciliare;
- soggiorno per non più di 30 giorni nell’arco di un anno presso strutture autorizzate ai sensi
dell’art. 40 della L.R. 23 dicembre 2005, n. 23, o presso residenze sanitarie assistenziali
autorizzate, limitatamente al pagamento della quota sociale;
- accoglienza presso centri diurni autorizzati ai sensi dell’articolo 40 della L.R. n. 23/2005 e
presso centri diurni integrati di cui al D.P.R. 14.1.1997 e alle deliberazioni della Giunta
regionale in materia di residenze sanitarie assistenziali e di centri diurni integrati, limitatamente
al pagamento della quota sociale.
4. ARTICOLAZIONE DEL PIANO
Ai fini della valutazione, per ciascun piano personalizzato la Scheda Salute - Allegato B della
situazione personale deve essere compilata dal Medico di medicina generale, mentre la Scheda
Sociale - Allegato C dall’assistente sociale e dovrà essere firmata anche dal dirigente comunale
delle politiche sociali, oltre che dal destinatario del piano o l’incaricato della tutela o titolare della
patria potestà o amministratore di sostegno, che dovrà compilare e firmare anche la relativa
dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
La Scheda Sociale – Allegato C deve contenere i seguenti elementi:
- indicazione dell’eventuale frequenza scolastica e dell’eventuale attività lavorativa, con
specificazione del tipo di scuola/istituto e del contenuto dell’attività lavorativa e precisazione
delle ore di impegno;
- carico assistenziale familiare e condizioni particolari di disagio;
- descrizione degli interventi assistenziali e sanitari ordinari, già erogati dal Comune, dalla ASL e
dal privato sociale, con l’indicazione del numero delle ore settimanali fruite;
- obiettivi e risultati attesi che si intendono perseguire per il miglioramento delle condizioni di vita
e dei livelli di integrazione e socializzazione del disabile e della sua famiglia;
- articolazione dell’intervento complessivo: contenuti e tempi dell’assistenza domiciliare,
dell’accoglienza temporanea presso strutture residenziali tutelari, dell’inserimento diurno in
Centri socio-riabilitativi con relativa distinzione delle prestazioni e servizi resi a titolo
professionale, da obiettori e quali a titolo gratuito offerti da volontari, e tenendo presenti le
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disposizioni di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14.2.2001 “Atto di
indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie”;
- modalità di gestione.
L’Allegato D dovrà essere compilato dal destinatario del piano o l’incaricato della tutela o titolare
della patria potestà o amministratore di sostegno.
I suddetti Allegati B, C e D rimangono agli atti degli uffici comunali. I dati di sintesi devono essere
riportati nella scheda riepilogativa del piano personalizzato su supporto informatico che dovrà
pervenire all’Assessorato Igiene e Sanità e dell’Assistenza sociale - Direzione generale delle
Politiche Sociali entro e non oltre il 15 dicembre 2010.
5. CRITERI PER L’ATTRIBUZIONE DEL PUNTEGGIO
Ai fini dell’assegnazione dei finanziamenti, al piano personalizzato è attribuito un punteggio
secondo i seguenti criteri:
5.1 Punteggio rilevato attraverso la scheda Salute: massimo 50 punti secondo i punteggi
riportati nella scheda Salute di cui all’Allegato B;
5.2 Punteggio rilevato attraverso la scheda Sociale: massimo: 50 punti secondo i seguenti
parametri di seguito riportati:
5.2.1 Età del disabile – punteggio massimo: 8
Età Punti
0 – 18 8
19 – 35 6
36 – 49 4
50 – 64 2
Oltre 65 1
Si attribuiscono 8 punti, indipendentemente dall’età quando la disabilità è congenita e la
patologia comporta una invalidità del 100% secondo la tabella di cui al Decreto Ministeriale -
Ministero della Sanità - 5 febbraio 1992 "Approvazione della nuova tabella indicativa delle
percentuali d'invalidità per le minorazioni e malattie invalidanti." (Pubblicato nella Gazz. Uff. 26
febbraio 1992, n. 47, S.O.)
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5.2.2 Servizi fruiti settimanalmente dal destinatario del piano – punteggio massimo: 12
Ore settimanali di servizi
fruiti punti
0 12
Da 1 a 7 8
Da 8 a 12 6
Da 13 a 18 4
Da 19 a 24 2
Da 25 a 30 1
Oltre 30 0
Il periodo di riferimento per il calcolo delle ore dei servizi fruiti è l’anno 2010.
Nei servizi fruiti non dovranno essere indicati i servizi erogati con i fondi della L. n. 162/1998,
l’assistenza scolastica di base stabilita e garantita per legge dalla L. n. 104/1992, né i servizi
pagati privatamente e interamente dalle famiglie.
Descrizione dei servizi (inserimenti lavorativi, riabilitativi, assistenziali, del tempo libero,
trasporto ecc.) di cui fruisce la persona con disabilità grave con specificazione:
- del soggetto erogatore
- del numero di ore settimanali del servizio fruito
- del numero di settimane annuali del servizio fruito
Sono da sommare come ore settimanali di servizi fruiti le ore di asilo nido, di scuola materna, di
corsi di formazione, di assistenza domiciliare erogati dal Comune o dal PLUS o da associazioni
di volontariato, le ore di assistenza domiciliare integrata, le ore di assistenza in centri diurni, le
ore di ricovero o soggiorno o accoglienza presso strutture pubbliche o private, le ore di
frequenza in centri di aggregazione sociale, le ore di sport terapia fruite e le ore di altri
eventuali altri servizi fruiti.
Nel caso in cui il disabile, interessato al finanziamento svolga attività lavorativa, le ore di lavoro
effettive verranno calcolate come servizi fruiti solo se fanno parte di un progetto di inserimento
socio lavorativo o lavori socialmente utili.
Servizio fruito Soggetto erogatore n. ore
settimanali
n. settimane
annuali
Inserimento socio lavorativo, servizio civile
Asilo nido
Scuola materna
10/14
Corsi di formazione
Fisioterapia
Assistenza domiciliare erogata dal Comune, da
Plus, da associazioni di volontariato
Assistenza domiciliare integrata
Frequenza centri diurni (ANFFAS, Alzheimer,
ecc.)
Ricovero, soggiorno e/o accoglienza in struttura
pubblica o privata
Frequenza centri di aggregazione sociale
Trasporto
Altri servizi fruiti (sport terapia, ecc.)
Numero ore settimanali di servizi fruiti _______ (media annua)
5.2.3 Carico assistenziale familiare (calcolando la media annuale delle ore giornaliere) –
punteggio massimo: 15
Il periodo di riferimento per il calcolo delle ore effettive di carico familiare è l’anno 2010.
Nei servizi fruiti non dovranno essere indicati i servizi erogati con i fondi della L. n. 162/1998,
l’assistenza scolastica di base stabilita e garantita per legge dalla L. n. 104/1992, né i servizi
pagati privatamente e interamente dalle famiglie.
Carico familiare (ore) Punti
24 15
Da 23 a 19 8
Da 18 a 15 4
Meno di 15 1
Dal carico assistenziale familiare, massimo 24 ore al giorno, dovranno essere detratte le ore di
frequenza scolastica, di asilo nido, di scuola materna, di corsi di formazione, di lavoro
effettuate (lavoro autonomo, lavoro dipendente o reinserimento socio lavorativo), di assistenza
domiciliare erogati dal Comune, dal PLUS o da associazioni di volontariato, le ore di assistenza
domiciliare integrata, le ore di assistenza in centri diurni, le ore di ricovero in strutture pubbliche
o private, le ore di frequenza in centri di aggregazione sociale, le ore si sport terapia e tutte le
altre ore in cui la persona con disabilità non è a carico della famiglia (es. colonia estiva, ecc.).
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Sono altresì da considerare le ore di permesso dal lavoro retribuito dei familiari che
usufruiscono dei benefici di cui alla legge n. 104/1992 per assistenza alla persona con
disabilità.
Carico Assistenziale Soggetto erogatore n. ore
settimanali
n. settimane
annuali
Lavoro
Frequenza scolastica
Asilo nido
Scuola materna
Corsi di formazione
Fisioterapia
Assistenza domiciliare erogata dal Comune, da Plus,
da associazioni di volontariato
Assistenza domiciliare integrata
Frequenza centri diurni (ANFFAS, Alzheimer, ecc.)
Permesso dal lavoro per L. n. 104/1992
Ricovero, soggiorno e/o accoglienza in struttura
pubblica o privata
Frequenza centri di aggregazione sociale
Trasporto
Altri servizi fruiti (sport terapia, ecc.)
Numero ore giornaliere effettive di carico familiare _______ (media annua)
5.2.4 Particolari situazioni di disagio: punteggio massimo:15
15 punti = compresenza di più persone con disabilità grave nello stesso nucleo familiare che
presentano il piano personalizzato;
4 punti = persone con disabilità grave che vivono sole o con i familiari di età superiore ai 75
anni o in gravi e documentate condizioni di salute da documentare con la
certificazione del riconoscimento dell’indennità di accompagnamento;
3 punti = famiglie con persona con disabilità grave a carico dove è presente un solo genitore
o, in assenza di genitori, un familiare convivente;
1 punto = presenza nel nucleo familiare di altri figli sotto i tre anni.
I punteggi relativi a particolari situazioni di disagio sono cumulabili fino ad un massimo di 15
punti.
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6. ENTITÁ DEL FINANZIAMENTO E MODALITA’ DI COMPARTECIPAZIONE
Dalla programmazione 2010 il finanziamento regionale dei Piani sarà strettamente correlato al
reddito ISEE del nucleo familiare.
La Legge regionale del 23 dicembre 2005, n. 23, all’art. 27 prevede a carico dei soggetti
destinatari dei servizi e degli interventi sociali la compartecipazione alla spesa determinata sulla
base della valutazione della situazione economica equivalente (ISEE). Tale modalità troverà piena
attuazione dal 2011 come indicato successivamente.
Dal 2010 la soglia ISEE del nucleo familiare al di sotto della quale i soggetti destinatari dei servizi e
degli interventi sociali erogati ai sensi della legge n. 162/1998 sono esentati da ogni forma di
compartecipazione è determinata in euro 8.000,00
Per questa categoria di soggetti beneficiari con reddito ISEE familiare fino a 8.000,00 euro i
finanziamenti massimi concedibili sono assegnati sulla base della tabella “A”.
Per i soggetti con reddito ISEE del nucleo familiare oltre gli 8.000,00 euro, esclusivamente per il
programma 2010, il finanziamento massimo concedibile verrà ridotto sulla base delle fasce di
reddito ISEE e delle relative percentuali di riduzione indicate nella Tabella “B” di seguito riportata.
Dal programma 2011 sarà applicato quanto previsto dalla L.R. n. 23/2005 sulla compartecipazione
al costo delle prestazioni da parte dei soggetti beneficiari e pertanto si individua una percentuale di
compartecipazione sul finanziamento massimo concedibile del piano calcolata sulla base della
seguente Tabella “C” di seguito riportata.
In presenza di più piani relativi a soggetti facenti parte dello stesso nucleo familiare il finanziamento
massimo complessivo non potrà superare i 20.000,00 euro.
TABELLA “A”
FASCIA DI PUNTEGGIO MENO SESSANTACINQUENNI
FINANZIAMENTO MASSIMO
CONCEDIBILE (€)
ULTRASESSANTACINQUENNI
FINANZIAMENTO MASSIMO
CONCEDIBILE (€)
DA 100 A 90 14.000,00 5.000,00
DA 89 A 80 12.500,00 4.750,00
DA 79 A 75 11.500,00 4.500,00
DA 74 A 70 9.000,00 3.750,00
DA 69 A 64 6.000,00 3.000,00
13/14
DA 63 A 55 4.500,00 2.250,00
DA 54 A 48 3.000,00 1.875,00
MENO 48 2.000,00 1.500,00
Per i redditi ISEE superiori alla soglia minima di euro 8.000,00, la quota di riduzione del
finanziamento dei soggetti destinatari verrà calcolata sulla base della seguente Tabella “B”
esclusivamente per il programma 2010.
TABELLA “B”
FASCE REDDITO ISEE PERCENTUALE DI
RIDUZIONE DEL
FINANZIAMENTO
1 Da 0 euro a 8.000,00 euro 0
2 Da 8.001,00 euro a 10.300,00 euro 5%
3 Da 10.301,00 euro a 12.600,00 euro 10%
4 Da 12.601,00 euro a 15.000,00 euro 15%
5 Da 15.001,00 euro a 19.000,00 euro 20%
6 Da 19.001,00 euro a 24.000,00 euro 25%
7 Da 24.001,00 euro a 29.000,00 euro 30%
8 Da 29.001,00 euro a 32.000,00 euro 40%
9 Da 32.001,00 euro a 50.000,00 euro 65%
10 Da 50.001,00 euro a 80.000,00 euro 75%
11 Oltre 80.001,00 euro 85%
Dal programma 2011 sarà applicato quanto previsto dalla L.R. n. 23/2005 sulla
compartecipazione al costo delle prestazioni da parte dei soggetti beneficiari e pertanto si
prevede una percentuale di compartecipazione sul finanziamento totale del piano calcolata
sulla base della seguente Tabella “C”.
TABELLA “C”
FASCE REDDITO ISEE PERCENTUALE
COMPARTECIPAZIONE
al costo delle prestazioni
1 Da 0 euro a 8.000,00 euro 0
2 Da 8.001,00 euro a 10.300,00 euro 5%
3 Da 10.301,00 euro a 12.600,00 euro 10%
4 Da 12.601,00 euro a 15.000,00 euro 15%
5 Da 15.001,00 euro a 19.000,00 euro 20%
6 Da 19.001,00 euro a 24.000,00 euro 25%
7 Da 24.001,00 euro a 29.000,00 euro 30%
8 Da 29.001,00 euro a 32.000,00 euro 40%
9 Da 32.001,00 euro a 50.000,00 euro 65%
10 Da 50.001,00 euro a 80.000,00 euro 75%
11 Oltre 80.001,00 euro 85%
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7. GESTIONE DEL PROGETTO
Le modalità di gestione del progetto restano invariate rispetto alle indicazioni contenute nella
deliberazione n. 28/16 del 2005, pertanto si potrà scegliere tra la gestione indiretta o la modalità
diretta.
Poiché l’obiettivo della legge n. 162/1998 è di alleggerire il carico assistenziale e sostenere le
responsabilità di cura familiare, la gestione del progetto non può essere affidata ai parenti
conviventi né a quelli indicati all’art. 433 del Codice Civile. Su valutazione dell’assistente sociale e
approvazione del Dirigente dei servizi sociali comunali, per situazioni particolari, può essere
ammessa deroga a tale disposizione esclusivamente in favore di familiari non conviventi la cui
qualifica professionale sia adeguata all’assistenza necessaria alla persona disabile.
La motivazione di detta deroga andrà a corredo del fascicolo documentale.
Tutte le pezze giustificative delle spese sostenute relative ai servizi usufruiti con il piano
personalizzato dovranno essere consegnate al Comune dal destinatario del piano o dall’incaricato
della tutela o titolare della patria potestà o amministratore di sostegno.
8. CONTROLLO DEI PROGETTI
Dal 2011 verranno effettuati una serie di controlli mirati per verificare la congruità dei punteggi
assegnati nelle Schede allegate al piano personalizzato e l’ammissibilità delle spese rendicontate.
Tutta la documentazione relativa all’assegnazione dei punteggi, oltre le pezze giustificative delle
spese sostenute, deve essere a corredo della pratica che rimane nel Comune a disposizione per i
controlli.